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Nuovo test per il virus Hiv |
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Inserito il 30 gennaio 2000 da admin. - infettivologia - segnala a:
Permetterà di rilevare la replicazione del virus in organi non accessibili direttamente
31.12.1999 Un nuovo strumento diagnostico sarà presto a disposizione per sieropositivi e malati di AIDS. La buona notizia arriva da Nature Medicine, che pubblica i risultati ottenuti in un lavoro pionieristico condotto da ricercatori dell’Imperial College School of Medicine di Londra, presso l’Hammersmith Hospital NHS Trust. Con l'introduzione dei nuovi farmaci anti-retrovirali, avvenuta nel 1997, anche i test a disposizione per verificare l’andamento dell’infezione si sono affinati. Per molti anni ci si è affidati solo al conteggio dei linfociti CD4 e al rapporto tra CD4 e CD8. Le terapie, per lo più limitate alla somministrazione di AZT, venivano generalmente prescritte al di sotto di una certa soglia dei CD4. Nuovi test hanno permesso di conoscere la carica virale nel sangue, ossia la velocità di riproduzione del virus. Si assisteva però a una apparente contraddizione. Anche quando tramite PCR non si riuscivano a individuare copie di virus nel sangue, dopo una sospensione delle terapie l’infezione riprendeva. Si cominciò così a parlare di santuari, o organi del corpo in cui il virus si nasconde e risulta più difficile da colpire: per esempio il cervello o gli occhi, raggiungibili solo tramite biopsia. Il nuovo test misura i circoli di DNA virale; considerati a lungo come prodotti di scarto della replicazione dell’HIV, possono servire per stabilire se il virus è attivo in qualunque parte del corpo, anche quando non è rilevabile nel sangue. Ciò è reso possibile dalla loro persistenza per diversi giorni dopo che il globulo bianco è entrato in contatto con una cellula infetta. Il circle test è stato sperimentato su 63 pazienti in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, in cura con farmaci anti-retrovirali, nel cui sangue il virus non risultava presente. L’esame ha evidenziato una attività virale nel 75 per cento dei casi. Sunil Shaunak, uno dei ricercatori che hanno scoperto questo nuovo marcatore nei globuli bianchi, ritiene che l’azione dei medicinali, spesso tossici, potrà essere controllata in modo più efficace e condurre così a decisioni migliori e a terapie personalizzate per ogni paziente. Le Scienze www.lescienze.it
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