Diabetici: un popolo alla ricerca della cura ideale?
Categoria : metabolismo
Data : 04 dicembre 2004
Autore : admin
Intestazione :
Il trattamento reale dei diabetici sembrebbe ben lungi da quello ideale indicato nelle linee-guida con un notevole sottotrattamento con farmaci di riconosciuta efficacia.
Testo :
E' noto che i pazienti diabetici hanno una frequenza molto elevata di complicanze vascolari di tipo cardiaco, neurologico e periferico. Questo studio si proponeva di valutare il trattamento di una coorte di oltre 12.000 soggetti affetti da diabete tipo 2. L'età media degli arruolti era di 64 anni, circa per il 45% erano donne e il follow-up è durato 5 anni. Purtroppo i risultati non sono entusiasmanti: meno di un quarto dei pazienti era trattato con asa (o con un altro antiaggregante) o con statine e poco meno della metà riceveva un aceinibitore. Nei soggetti riconosciuti affetti da malattia coronarica la percentuale aumentava, ma di poco (il 37% riceveva aspirina, il 29% una statina e il 60% un aceinibitore) per cui anche in questo caso non si può dire che il trattamento fosse ideale. Addirittura gli autori hanno dimostrato che i pazienti che erano stati sottoposti ad una qualche forma di amputazione agli arti inferiori per una grave arteriopatia periferica non avevano più probabilità di essere trattati con antiaggreganti o statine di quelli non amputati.
Fonte: CMAJ 2004; 171:1189-1192
Commento: Già lo storico studio UKPDS aveva dimostrato che i diabetici ottengono più beneficio dal trattamento aggressivo dell'ipertensione che della glicemia. Tutta la comunità scientifica ha ormai riconosciuto che nel diabete l'equilibrio glicemico è importante ma da solo non basta a scongiurare le temibili complicanze cardiovascolari della malattia. I diabetici vanno considerati soggetti a rischio cardiovascolare molto elevato, praticamente paragonabili a degli infartuati, e, nella maggior parte dei casi, vanno trattati aggressivamente con farmaci che hanno dimostrato efficacia in questo senso, come le statine, l'aspirina e gli aceinibitori. Purtroppo. come in molti altri campi della medicina, si assite ad un gap di trasferimento di conoscenze nella pratica di tutti i giorni e questo pone dei grossi punti interrogativi sulla efficacia delle moltissime linee guida nel cambiare i comportanti prescrittivi dei medici e nell'adeguarli alle nuove conoscenze. Rimane da stabilire quanto di questi dati, riferiti alla realtà canadese, siano attuali in Italia. Renato Rossi
|