La United States Preventive Services Task Force (USPSTF) consiglia di eseguire lo screening in tutti i soggetti (sia adolescenti che adulti) ad alto rischio di aver contratto l'HIV e a tutte le donne in gravidanza.

La United States Preventive Services Task Force (USPSTF) consiglia di eseguire lo screening in tutti i soggetti (sia adolescenti che adulti) ad alto rischio di aver contratto l'HIV e a tutte le donne in gravidanza. La task force non fornisce invece raccomandazioni a favore oppure contro lo screening nei soggetti non ad alto rischio.
La trasmissione da madre a figlio dell'HIV è una causa di AIDS che si può prevenire identificando e trattando in tempo l'infezione nella madre. Le gravide positive devono sottoporsi alla terapia antiretrovirale in modo da ridurre la probabilità di trasmissione verticale. Con gli attuali regimi di terapia usati non ci sono evidenze di danni al feto (escluso l'efavirenz) e anche gli effetti collaterali gravi o fatali a danno della madre sono rari.
La diagnosi precoce permette anche di discutere con la donna e programmare per tempo il taglio cesareo e di convincerla a non allattare al seno (altra pratica che riduce ulteriormente la probabilità di contagio).
Gli effetti negativi dello screening sono minimi perchè i falsi positivi sono rari; gli eventuali effetti negativi si limitano all'ansia, all'effetto etichetta e alla interferenza sulle relazioni interpersonali; in ogni caso la USPSTF ritiene che i benefici siano di gran lunga superiori.
I fattori di rischio per possibile infezione da HIV sono i seguenti:
1) maschi che hanno avuto relazioni omosessuali dopo il 1975
2) soggetti di entrambi i sessi che hanno avuto relazioni sessuali non protette con molti partners
3) storia passata o presente di uso di droghe per via iniettiva
4) soggetti che si prostituiscono o si sono prostituiti o che hanno un partner sessuale che lo fa o l'ha fatto
5) aver avuto o avere un partner sessuale infetto per HIV o che usava o usa droga per via iniettiva
6) essere stato trattato per una malattia sessualmente trasmessa
7) aver ricevuto trasfusioni di sangue tra il 1978 e il 1985
Per quanto riguarda gli individui che non sono a rischio di aver contratto l'HIV non ci sono raccomandazioni specifiche e il panel di esperti della task force americana ammette di non potere, in questi casi, fornire raccomandazioni specifiche.


Fonte: Ann Intern Med. 2005;143:32-37, 38-54, 55-73

Commento di Renato Rossi

L'infezione da HIV, nei paesi occidentali, è rimasta sostanzialmente stabile negli ultimi anni, ma le donne sono diventate sempre più un bersaglio del virus rispetto agli inizi dell'epidemia. Con queste raccomandazioni la USPSTF ha aggiornato le sue linee guida sullo screening dell'HIV risalenti al 1996. Ora viene fortemente consigliato di screenare tutte le gravide (nelle linee guida precedenti si consigliava di screenare solo le donne ritenute a rischio). Inoltre la task force consiglia lo screening ai soggetti ritenuti a rischio elevato di infezione per aver richiesto cure sanitarie in aree ad alta prevalenza per l'HIV oppure coloro che presentano uno o più fattori di rischio. I fattori considerati sono quelli noti da tempo: determinati comportamenti sessuali, uso di droghe per via iniettiva, trasfusioni in periodi in cui non si screenava il sangue per l'HIV. Non ci sono sono invece consigli specifici per le persone non a rischio elevato perchè non ci sono evidenze al riguardo: in questi casi sarà il medico a decidere, di comune accordo con il paziente, se eseguire o meno lo screening. Infine un' annotazione che ci riguarda: per una volta tanto l'Italia arriva prima dei tanto magnificati Stati Uniti perchè è da anni ormai che le gravide vengono screenate per HIV nel primo trimestre, secondo il protocollo di esami previsto dall' ex DMS 10.09.1998.