Approccio invasivo nelle sindromi coronariche acute: lo studio RITA 3
Categoria : cardiovascolare
Data : 20 dicembre 2005
Autore : admin
Intestazione :
A 5 anni rivascolarizzazione superiore rispetto a terapia conservativa in sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento S-T.
Testo :
Lo studio RITA 3 è un trial multicentrico, randomizzato in cui sono stati arruolati 1810 pazienti con sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST. I pazienti sono stati assegnati a terapia conservativa oppure ad una strategia di intervento che prevedeva l'esecuzione di una coronarografia entro 72 ore dall'episodio anginoso ed il successivo trattamento guidato dai risultati angiografici. L'analisi dei risultati è stata eseguita secondo l'intenzione a trattare e l'end-point primario era costituito da infarto non fatale e morte. A distanza di un anno l'end-point primario era simile tra i due gruppi, ma a distanza di 5 anni si è osservata una riduzione statisticamente significativa nel braccio randomizzato a strategia invasiva rispetto al trattamento conservativo (142 vs 178; OR 0,78; IC95% 0,61-0,99). Durante il follow-up si ebbero 102 decessi nel gruppo intervento (12%) e 132 nel gruppo di controllo (15%). I benefici della strategia invasiva furono evidenti anche nei pazienti ritenuti ad alto rischio.
Fonte: Lancet 2005; 366:914-920
Commento di Renato Rossi Nelle sindromi coronariche acute l'approccio si è fatto sempre più aggressivo: alla terapia con antiaggreganti e antitrombotici variamente associati si è fatta strada una strategia che prevede l'esecuzione precoce di una coronarografia con successiva rivascolarizzazione tramite angioplastica + stent o by-pass. I risultati dello studio RITA 3 mostrano che questa modalità è vincente rispetto alla terapia conservativa anche nei pazienti con sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST. Come sottolineano gli autori, ulteriori studi potranno identificare i pazienti ad alto rischio da avviare precocemente alla coronarografia. Vi sono però alcuni problemi legati da una parte alla mancanza di reparti di emodinamica e cardiochirurgia in molti ospedali e dall'altro all' effettiva trasferibilità di questi risultati nella pratica, come dimostra l'analisi dei dati del registro GRACE (BMJ 2005 Feb 26; 330:441), riferiti in una pillola precedente a cui rimandiamo.
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