Viale: l'aborto non è una tragedia!
Categoria : professione
Data : 29 settembre 2005
Autore : admin
Intestazione :
Il ginecologo Silvio Viale ha dichiarato a Matrix che l'aborto per la donna non è una tragedia.
Testo :
Secondo il Dott. Silvio Viale, medico che opera presso il S. Anna di Torino, sede della contestata sperimentazione sulla Ru486, l'aborto per la donna non è una tragedia. Trattasi, secondo Viale, di 3-5 minuti al massimo di anestesia ed il gioco sarebbe fatto. Sempre secondo Viale sarebbe scandaloso che i medici esercitino il diritto all'obiezione di coscienza sulla prescrizione della pillola a base di levonorgestrel, cosiddetta pillola del giorno dopo.
Commento di Luca Puccetti
Su cosa significhi per una donna l'esperienza dell'aborto e quale sia il significato di quest'atto per la società il giudizio del Dottor Viale non credo sia meritevole di commento. Per quanto concerne il levonorgestrel come contraccezione cosiddetta d'emergenza vale la pena ricordare la posizione del comitato nazionale di bioetica che ha riconosciuto, come già aveva fatto il Tar del Lazio, che la pillola del giorno dopo può avere effetti abortivi. Di conseguenza il medico, in scienza e coscienza, può rifiutarne la prescrizione. Il documento è stato approvato all’unanimità dai componenti, alcuni dei quali hanno sottolineato che tuttavia questa decisione non deve limitare il diritto delle donne ad utilizzare il prodotto. Ancora una volta il Dottor Viale a Matrix ha ribadito la sua proposta: "Se si vuole togliere i medici obiettori dall’imbarazzo, basta abolire la ricetta medica per la pillola del giorno dopo". E' evidente dunque che, vicariando dalla normativa sull'interruzione di gravidanza volontaria, è lo Stato che deve assicurare al cittadino l'accesso al farmaco attraverso l'organizzazione di una reperibilità o la turnazione di medici non obiettori. Ricordiamo che tecnicamente il levonorgestrel utilizzato nella pillola del giorno dopo esercita sia un effetto anticoncezionale in sensu strictiori, ossia antiovulatorio, che antiannidatorio. La comunità scientifica internazionale fa prevalentemente risalire l'inizio della gravidanza all'atto dell'impianto dell'ovulo fecondato in utero. Ma la legge 194 italiana parla invece di concepimento ossia fa risalire l'inizio della gravidanza alla fase preannidamento. Il Consiglio d’Europa ed il parlamento europeo in varie raccomandazioni e risoluzioni hanno respinto il concetto di considerare come entità distinte il "pre-embrione" dall'embrione (annidato). La Convenzione di bioetica del Consiglio d’Europa, siglata ad Oviedo nel 1997, all’articolo 18, non distingue più l’embrione dal pre-embrione e non fa alcun riferimento al quattordicesimo giorno come limite tra le due fasi. In Italia, il Comitato nazionale di bioetica, che nel giugno 1996 ha dichiarato il dovere di trattare l’embrione umano come una persona “fin dalla fecondazione” e la nostra Corte Costituzionale nel 1997, ha parlato di un diritto alla vita del “concepito” non di un embrione “impiantato”. Per dirla con Aristotele: "quel che ogni cosa viene ad essere al termine del suo sviluppo, noi lo diciamo essere la sua natura, sia essa uomo, cavallo o cosa".
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