Aborto in giovani donne associato ad aumento problemi psichici
Categoria : psichiatria_psicologia
Data : 06 gennaio 2006
Autore : admin
Intestazione :
Nelle giovani donne l'interruzione volontaria della gravidanza è associata ad un aumento del rischio di insorgenza di depressione, ansia e dipendenze.
Testo :
Lo studio prevede la valutazione periodica di 1265 bambini nati dalla metà del 1977 a Christchurch (Nuova Zelanda). Sono state valutate le donne di età compresa tra 15 e 25 anni. Controlli sulla condizione psichcica delle donne sono stati effettuati nei seguenti intervalli 15–18 anni, 18–21 anni e 21–25 anni. Il 41% delle donne considerate era divenuta gravida almeno una volta prima dei 25 anni e tra queste il 14.6% aveva avuto una IVG. I risultati indicano che le 90 donne che prima dei 25 anni di età avevano avuto un’esperienza di aborto avevano poi sofferto di un episodio depressivo maggiore nel 42% dei casi. Tale valore è risultato essere quasi doppio rispetto a quante non avevano avuto nessuna gravidanza e maggiore del 35% rispetto a coloro che avevano scelto di portare a termine la gravidanza. Le donne che avevano avuto una IVG presentavano ansia e condotte di abuso significativamente maggiori rispetto a quelle che avevano portato avanti la gravidanza . i risultati sono stati controllati per i confounding factors rilevanti nel caso.
Fonte: Journal of Child Psychology and Psychiatry 2006; 47: 16 -24 doi:10.1111/j.1469-7610.2005.01538.x
Commento di Luca Puccetti
Questo studio fornisce risultati interessanti. Prima di tutto notiamo che in Nuova Zelanda il tasso di gravidanze in età medio-giovanile della donna è più elevato che nelle società europee "avanzate" visto che ben il 41% delle donne prima di 25 anni è rimasta gravida. Ma quello che è ancor più interessante è il retroscena che ha caratterizzato la pubblicazione dell'articolo. Stranamente lo studio non ha trovato una facile accoglienza da parte delle riviste scientifiche "Abbiamo inviato l’articolo a 4 riviste, il che è molto insolito per noi. Normalmente veniamo accettati subito” ha detto il prof. Fergusson D, uno degli Autori. Il Comitato di Supervisione sull’Aborto, che controlla tutti gli aspetti legali e di compliance delle interruzioni di gravidanza, secondo Fergusson, avrebbe concluso che sarebbe stato indesiderabile pubblicare i risultati nella loro forma “non chiarificata”, dato che sarebbero stati usati come una “partita di calcio politica”. In una lettera al comitato del Giugno 2004 il prof. Fergusson comunicò di rendersi conto del possibile clamore suscitato dalla pubblicazione, ma aggiunse che sarebbe stato “scientificamente irresponsabile” non pubblicare i risultati a causa delle controversie”. Per fare un paragone, se trovassimo evidenze di una reazione avversa ad un medicamento, saremmo obbligati eticamente a pubblicare il fatto”, ha aggiunto Fergusson. Secondo il ricercatore neozelandese gli scienziati che lavorano su questi argomenti provengono in maggioranza da una prospettiva “pro-life” e spesso sono stati accusati di fare conclusioni basandosi su “deboli evidenze e forte fede”. Ma “nessuno può accusare me di questo”, ha ribattuto il professor Fergusson. “Personalmente sono a favore della scelta della donna ed è ovvio che non sto seguendo nessun intento che non sia fare una scienza ragionevole su un problema difficile”. Lo studio è già stato criticato per non essere completamente conclusivo, ma Fergusson ha in merito replicato: “Dato che non è completamente conclusivo, allora possono dire che non ne sappiamo niente. Nessuna scienza è completamente conclusiva, è cumulativa. Il nostro studio è fortemente suggestivo per un legame tra aborto e sviluppo di malattia mentale. Quello che le persone dovrebbero dire è che questo dato è interessante…c’è bisogno di ulteriori ricerche per rispondere a questa importante domanda”. Secondo il professor Fergusson i risultati non possono dipendere dal fatto che le donne coinvolte avessero preesistenti problemi mentali, o una predisposizione ad essi: “Sappiamo come erano le persone prima di rimanere incinte. Abbiamo tenuto conto del retroterra sociale, della scolarità, dell’etnia, della salute mentale precedente, dell’esperienze di abuso sessuale e di un complesso di fattori”. Le partecipanti allo studio saranno intervistate nuovamente il prossimo anno, all’età di 30 anni. Le implicazioni per l’intera impalcatura legale dell’aborto sono enormi. Dei 18211 aborti effettuati nel 2004 in Nuova Zelanda, il 98% sono stati effettuati certificando che la prosecuzione della gravidanza avrebbe messo a rischio la salute mentale della donna. Il professor Fergusson ha detto che il razionale che sostiene l’aborto argomentando che si tratterebbe di una questione di salute mentale “è basata su una congettura”. Nessuno ha esaminato gli effettivi costi e benefici. “Se la legislazione è basata su presupposti di salute, sarebbe logico attendersi un monitoraggio delle persone che hanno abortito, ma l’aspetto della salute è stato sempre sottomesso alla scelta personale”. In una diversa intervista, Judi Clements, capo esecutivo della Mental Health Foundation, dopo aver messo in guardia dal giungere a conclusioni affrettate, ha comunque ammesso che "C’è una forte necessità di educazione e di accesso alle informazioni, per assicurare che le donne possano fare una scelta pienamente informata”. In base ai risultati di questo e di altri studi la valutazione medica della salute psichica della donna che chiede di abortire dovrebbe tener conto non solo dei rischi correlati con la prosecuzione della gravidanza, ma anche di quelli correlati all'interruzione e la donna dovrebbe esprimere il proprio consenso solo dopo essere stata correttamente informata in merito.
Fonte: The New Zealand Herald 05/01/06
Fonte: The New Zealand Herald 05/01/06
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