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Metà degli americani soffrono di disturbi mentali?

Categoria : psichiatria_psicologia
Data : 25 luglio 2006
Autore : admin

Intestazione :

Metà degli americani soffrirebbe di una qualche malattia mentale nel corso della vita. Un altro esempio di disease - mongering?



Testo :

Secondo una ricerca pubblicata da Archives of General Psychiatry circa metà degli americani soffe di una qualche forma di malattia mentale nel corso della vita e i sintomi spesso iniziano durante l'adolescenza.
Usando i criteri diagnostici del DMS-IV, tra il febbraio 2001 e l'aprile 2003, sono stati esaminati 9.282 soggetti (età >= 18 anni) di lingua inglese. L'outcome primario che si voleva determinare era la prevalenza, durante la vita, di disturbi ansiosi, dell'umore, dell'impulsività e l'uso di sostanze. Per ogni tipo di disordine valutato la prevalenza nel corso della vita era del 46,4% , del 28,8% per i disordini ansiosi, del 20,8% per i disturbi dell'umore, del 24,8% per i disturbi che riguardano il controllo dell'impulsività e del 14,6% per i disturbi legati all'abuso di sostanze.
L'età media di insorgenza era di 11 anni per l'ansia e i disturbi dell'impulsività, di 20 anni per l'abuso di sostanze e di 30 anni per i disturbi dell'umore. Gli autori dello studio concludono che circa metà degli americani nel corso della loro vita vanno incontro a un qualche tipo di disordine mentale che soddisfa i criteri diagnostici del DMS-IV. Un possibile bias dello studio è la sottostima dei disturbi psichiatrici perchè pazienti con storia di malattia mentale probabilmente hanno avuto meno probabilità di altri soggetti di partecipare all'intervista. Inoltre molti soggetti intervistati potrebbero non aver riferito correttamente i sintomi a causa di un possibile imbarazzo; infine l'età d'inizio dei sintomi può essere stata ricordata in modo errato.
In uno studio parallelo è stato valutato quando il paziente si rivolge al medico dopo l'inizio dei sintomi. La maggior parte dei pazienti si rivolge al medico: nei disordini dell'umore nell'88,1%-94,2% dei casi, nell'ansia nel 27,3%-95,3%, nei disturbi dell'impulsività nel 33,9%-51,8%, nei disturbi da abuso di sostanze nel 52,7-76,9% dei casi. Tuttavia il contatto con il medico avviene in ritardo: da 6 a 8 anni per i disordini dell'umore, fino a 23 anni per l'ansia.Gli autori auspicano che una maggior tempestività possa ridurre i pericoli legati a malattie mentali non trattate.


Fonte:
Arch Gen Psychiatry. 2005;62:593-602, 603-613



Commento di Renato Rossi

Se prendiamo per buoni i dati di questi studi, e cioè che circa metà della popolazione americana soffre, ha sofferto o soffrirà, nel corso della vita, di sintomi o disturbi mentali che il DMS-IV classifica come patologici, dobbiamo concludere che è un quadro a nere tinte quello che viene dipinto. Non sappiamo se questo sia vero anche per la popolazione italiana, comunque prima di farci prendere da un motivato disturbo depressivo ed andare ad incrementare la schiera dei malati mentali penso sia opportuna una pausa di riflessione. In fin dei conti la tipizzazione in categorie dei vari disturbi mentali è cambiata spesso nel corso degli anni e non vorrei che domani venisse considerato non patologico quello che oggi lo è.
In ogni caso mi viene da pensare che se circa metà della popolazione è ammalata può essere che ci sia qualcosa che non quadra nelle nostre classificazioni nosografiche di malattia. Non sarà che si tende a far diventare disturbi abbisognevoli di terapie farmacologiche una serie di situazioni e di stati d'animo che sono solo espressione delle difficoltà e dei problemi della vita?
Siamo sicuri che quelle che cataloghiamo come patologie non siano altro che reazioni normali o forse un po' più accentuate alle varie e mutevoli circostanze del vivere quotidiano e come tali vadano in qualche modo considerate e vissute?
Siamo sicuri che farle diventare patologia e cercare di curarle con la pallottola magica "di una pastiglia per ogni cosa" sia la strada giusta? Non sarà un altro esempio di quello che in gergo tecnico viene definito "disease mongering"?
L'alternativa è che sia tutto vero, che effettivamente metà della popolazione americana soffra di patologie mentali, ma allora ci deve essere qualcosa di sbagliato nel modo di vivere che ci siamo dati.



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