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L'esercito italiano è una sicurezza per Kabul

Data : 13 gennaio 2005
Autore : admin

Pagina: 1 - un aiuto prezioso

Gli Stati Uniti vorrebbero una diversa utilizzazione del contingente italiano in Afghanistan, una proposta questa che se venisse resa operativa potrebbe modificare l’organizzazione degli aiuti umanitari in questo territorio. A Kabul come nei villaggi più remoti del deserto afgano i nostri soldati infatti sono conosciuti e rispettati ed ottengono con umanità ospitalità e collaborazione. E proprio grazie a questo rapporto di fiducia, costruito passo dopo passo con abile diplomazia, il portare al petto la bandiera italiana è diventato il simbolo di un lasciapassare universale.

«Qualche vostro mezzo potrebbe passare nei pressi di Parwan?», «Potreste venire insieme a noi verso Allahuddin?». Sono le domande che soldati di diverse nazioni di stanza in Afghanistan fanno spesso ai militari italiani per uscire dalla base dell’ISAF di Kabul. Non sono missioni coordinate da più nazioni ma una semplice sicurezza per i soldati non italiani. Benché quasi ogni afghano circoli armato dal proprio Kalashnikov e l’aggressività e la durezza di questo popolo siano temperate da anni di guerra e sofferenze, con la bandiera italiana a Kabul si circola senza grandi pericoli e spesso i militari di altre nazioni si sentono più sicuri uscendo dalla base insieme a mezzi italiani.

Il gruppo militare predisposto ad ottimizzare i rapporti fra il nostro esercito e la popolazione locale è il CIMIC (cooperazione civile-militare), il suo operato è determinante per integrare fra loro il personale dell’ ISAF, la popolazione Afgana e le varie Onlus, Organizzazioni Governative e Non Governative presenti nel territorio (GVC, SPES).

Una delle maggiori piaghe di questo paese è la leishmaniosi, una malattia provocata da un parassita inoculato durante la puntura di un insetto simile ad una zanzara. Molti forse sanno che migliaia di bambini sono ammalati da questa parassitosi, alcuni in forma grave altri solo sulla pelle, ma quello che pochi sanno è che il nostro Esercito direttamente si adopera per il trattamento di questa malattia altrimenti mortale. Settimanalmente vengono seguiti, regolarmente, 15/20 bambini con la cute deturpata e gli organi invasi dalla leshmania e mediamente altri 30/40 bambini alla settimana ricevono visite e cure per altre patologie. A questa attività si affianca quella coordinata con il Servizio Veterinario che sta promovendo in scala sempre maggiore la profilassi dei capi di bestiame nella regione di Kabul. Mediamente viene effettuata la profilassi da 100 a 200 capi ogni settimana. Operazioni queste importanti anche per la salute della popolazione perché garantire mandrie di bestiame sane vuole dire prevenire le numerose malattie che le carni infette possono trasmettere all’uomo.

Chiunque sia stato a Kabul si è reso conto di quanto grave sia la mancanza di qualsiasi forma di igiene. Le fogne sono a cielo aperto con il vento che spesso porta i liquami organici all’interno delle abitazioni, l’acqua spesso scarseggia e ristagna nei pozzi colonizzati da ogni tipo di insetto. Ma dall’agosto scorso è stata attivato dal CIMIC il progetto di sanificazione delle acque stagnanti della città con trattamenti che si ripetono a cadenze regolari ogni 15 giorni. Il risultato è stata una diminuzione del 30-40% degli insetti che infestavano il territorio.

Altrettanto impegnativa è l’attività rivolta al miglioramento delle infrastrutture che viene realizzata dal CIMIC attraverso l’utilizzo dei soldi italiani ed impiegando aziende locali per stimolare l’attività imprenditoriale. Solo nell’ultimo mese sono stati inaugurati, un ponte e due pozzi d’acqua e sono stati effettuati i sopraluoghi tecnici per realizzare altri quattro pozzi in aree geografiche impervie e difficilmente raggiungibili.

Ma ancora non è tutto, l’inverno a Kabul è un inferno gelido, la temperatura nella citta che è posta a 1900 metri sopra il livello del mare può raggiungere i 40° sotto zero. Per fortuna i nostri militari distribuiscono ai bambini di strada, grazie alle donazioni di privati, della Croce Rossa e della Caritas, i capi di vestiario adatti ad un clima così rigido.

In accordo con le decisioni prese a Bonn l’Esercito Italiano ha avuto il compito di creare le condizioni adatte a consentire la reintegrazione dell’Afghanistan quale nazione autonoma nella Comunità Internazionale. Grazie all’umanità che ci contraddistingue il nostro Esercito sta svolgendo a pieno tale funzione, probabilmente alcuni compiti cambieranno in funzione di modifiche dello scenario internazionale ma importante è che l’Italia possa ancora portare con il suo Esercito di pace aiuti e speranza alla popolazione di questo territorio.
Massimiliano Fanni Canelles




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