Psicologia clinica solo agli psicologi, psicoterapia anche ai medici
Categoria : professione
Data : 13 ottobre 2007
Autore : admin
Intestazione :
Con la sentenza n. 4483 del 23 agosto 2007 la Sezione VI del Consiglio di Stato ha stabilito che la specializzazione in Psicologia Clinica è accessibile esclusivamente agli psicologi.
Testo :
Con la sentenza n. 4483 del 23 agosto 2007 la Sezione VI del Consiglio ha asserito che la specializzazione in Psicologia Clinica è accessibile esclusivamente agli psicologi. I medici dunque non vi possono accedere.
Alcuni stralci della Sentenza:
"... L'accesso all'esercizio della professione di psicologo è regolato dall'art. 2 della richiamata legge 18 febbraio 1989, n. 56. La norma riserva l'esercizio della professione di psicologo ai laureati in psicologia i quali abbiano conseguito la necessaria abilitazione superando l'esame di Stato e siano iscritti al relativo albo professionale. Solo la specializzazione in psicoterapia è aperta, congiuntamente, ai laureati in psicologia ed ai laureati in medicina (art. 3 della medesima legge). Il dato normativo è, in realtà univoco, e su tale base questa Sezione ha già affermato l'illegittimità dell'istituzione di scuole di specializzazione in psicologia clinica nell'ambito della facoltà di medicina, in vista della loro apertura ai medici (decisione 2 marzo 2004, n. 981) sostenendo, in particolare che "ai laureati in medicina non è consentito acquisire specialità psicologiche diverse dalla psicoterapia". La Sezione ha aggiunto, in quella occasione, che la psicologia clinica rappresenta una specializzazione della psicologia e consente anche, ma non solo, l'esercizio della psicoterapia. Essa, in quanto specializzazione della psicologia, non può che essere riservata ai soli psicologi. (...) La legge 18 febbraio 1989, n. 56, individua il contenuto dell'attività professionale dello psicologo, lo attribuisce agli psicologi, delinea il percorso formativo che consente di ottenere detta qualificazione professionale, ed individua una sola area afferente a tale ambito professionale nella quale è possibile esercitare sulla base della formazione propria dello psicologo e sulla base della formazione del medico. Solo tale area, la psicoterapia, è aperta ai laureati in entrambe le discipline. (...) Alla luce di tali considerazioni, il collegio ribadisce l'orientamento già manifestato dalla Sezione con la richiamata pronuncia 2 marzo 2004, n. 981, secondo il quale solo la dimostrata riconducibilità della psicologia clinica all'ambito della psicoterapia consentirebbe di aprire tale ambito professionale ai medici. Tale dimostrazione è peraltro, nel caso di specie, totalmente mancata, ed anzi tale assimilazione può essere esclusa sulla base del fatto, non contestato, che la specializzazione in psicologia clinica consente l'accesso alla professione di psicoterapeuta, ma consente anche l'accesso a differenti aree dell'intervento psicologico...".
Commento di Maurizio Mottola
Nel documento finale approntato nel marzo 2006 dalla Commissione per i problemi della psicologia e psicoterapia della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) ed approvato dal Comitato Centrale della FNOMCeO nel giugno 2006, per quanto attiene la psicologia clinica si è comunque affermato: "Obiettivo a medio/lungo termine della FNOMCeO, riguardo alla problematica "psicologia clinica", secondo la Commissione dovrà essere quello di giungere alla istituzione di una nuova specializzazione denominata "medicina psicologica", riservata ai medici, con programma formativo di indirizzo psicologico, psicodiagnostico e psicosomatico e di una ulteriore, diversa specializzazione denominata "psicologia clinica", riservata agli psicologi, con programma formativo congruo alle loro competenze; entrambe le specializzazioni preparatorie ad un inserimento nel SSN. L'istituzione di una specializzazione in linea con altre esistenti in Europa potrebbe portare ad un suo riconoscimento comunitario".
Dunque da parte dei medici è stato scelto il percorso della proposta e del confronto. Certamente come professionisti gli psicologi possono essere contenti del consolidarsi delle prerogative della loro professione e però come cittadini hanno da riflettere su quanto l'essersi adoperati per l'esclusione dei medici dalla psicologia clinica contribuisca culturalmente a voler rinchiudere la medicina nello specialismo tecnologico, il che sancirebbe ulteriormente la scissione tra corpo e psiche, proprio in un momento in cui un filone consistente della medicina mira al recupero dell'unitarietà dell'individuo nell'ambito dell'approccio alla malattia ed alla salute.
La psicologia clinica è l'anello di congiunzione tra la medicina e la psicologia, in quanto affronta la possibile integrazione tra corpo e mente. Le malattie esprimono una concorrenza di fattori organici, ambientali e psichici ed il trattamento deve per questo essere integrato ed olistico. L'intervento dello psicologo clinico agisce in modo virtuoso anche sull'ambiente e sul luogo della cura per rendere l'ambito terapeutico sempre più funzionale. Gli ambiti di intervento dello specialista in psicologia clinica sono molteplici: nella medicina ospedaliera e territoriale; nella medicina di base e nella medicina psicosomatica e nell'ambito dei dipartimenti di salute mentale e tutti questi ambiti prescindono e sono indipendenti dalla psicoterapia.
Nel 1949 nasceva la prima scuola di formazione in Psicologia presso l'Università Cattolica di Milano per iniziativa di padre Gemelli, a cui poi doveva seguire, dopo qualche anno, quella che Marcello Cesa Bianchi insieme a Cesare Musatti aveva organizzato presso l'Università degli Studi di Milano.
Questa scuola nasceva sulle ceneri dell'Istituto di Psicologia sperimentale del Comune di Milano, che era stato diretto per molti anni dal medico fisiologo Casimiro Doniselli e che a seguito delle vicende belliche era stato chiuso.
La Scuola di Specializzazione in Psicologia aveva vari indirizzi, di cui uno era appunto l'indirizzo medico (anno 1956); questa specialità rappresentava nei primi anni in Italia l'unico strumento di formazione accademica per gli psicologi, che allora venivano in parte dalla Facoltà di Medicina, in parte soprattutto dalla Facoltà di Lettere e Filosofia.
Dunque in Italia la psicologia clinica ha un antico e solido sviluppo e radicamento in figure di medici che hanno contribuito e contribuiscono validamente in tale ambito, con un'impostazione che ritiene che la medicina non sia scindibile dal trattare - con competenza professionale- gli aspetti emozionali e le caratteristiche personologiche dell'individuo.
Vuol dire che i medici approfondiranno la materia, ad integrazione della loro preparazione, al di fuori dell'iter formale di conseguimento della specializzazione in psicologia clinica, a loro precluso dalla sentenza della sezione sesta del Consiglio di Stato: la libertà di apprendimento rimarrà per loro la possibile maniera per mantenere un livello formativo basato su di un approccio unitario della medicina.
Maurizio Mottola rappresentante della FNOMCeO nella Commissione del Ministero dell'Università e della Ricerca per la valutazione dell'idoneità delle scuole di formazione in psicoterapia Fonte: Ufficio stampa della FNOMCeO
Commento di Luca Puccetti
Se si vuole giocare con le parole possiamo pure divertirci. Clinica è un concetto apparentato indissolubilmente con malattia che si estrinseca appunto con segni e sintomi che costituiscono la clinica. Se un soggetto non è ammalato allora mi pare che possa esserci spazio per gli psicologi, ma se è malato allora l'unico intervento possibile è quello del medico che può utilmente giovarsi dell'opera di tecnici o di altri professionisti sotto la propria responsabilità, così come imposta un percorso riabilitativo che poi sarà realizzato da fisioterapisti.
Se si tratta di clinica non si comprende come si possa prescindere da una valutazione medica, non vorremmo mica scambiare una moria per disasgio esistenziale o un ipotiroidismo per inibizione?
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