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Scienza e Vita contesta le basi del fantomatico documento etico FNOMCeo

Categoria : professione
Data : 26 febbraio 2008
Autore : admin

Intestazione :

L'Associazione Scienza e Vita scrive una lettera aperta al Presidente FNOMCeo in cui contesta i presupposti scientifici ed etici del docuemnto FNOMCeo su aborto, RU486, pillola del giorno dopo e cure ai prematuri.



Testo :

Le scriviamo per manifestarle in quanto medici – prima ancora che presidenti dell’Associazione Scienza & Vita – la nostra profonda amarezza per quanto accade in queste ore. Innanzitutto ci sembra sorprendente che sia stato diffuso alla stampa un
documento della Fnomceo che non è stato sottoposto al voto di tutti i presidenti provinciali degli Ordini dei medici dei quali pertanto non si conosce, al momento, l’effettiva volontà.
In secondo luogo e in riferimento al testo fatto da Lei circolare, traspaiono il tradimento del nostro “essere medici” da parte della Fnomceo, oltre che la mancata considerazione dei dati scientifici e delle evidenze cliniche in materia di aborto chimico, pillola del giorno dopo (Pgd) e diagnosi genetica preimpianto (Dgp).
Anche se è vero che non in tutte le Università si recita il Giuramento di Ippocrate che impegnava il medico a non eseguire aborti (“a nessuna donna io darò un medicinale abortivo”); anche se è vero che già dal 1978 il Codice deontologico prevede che il medico possa effettuare aborti (“l’interruzione di gravidanza è regolamentata con legge dello Stato”) lasciando comunque la possibilità di sollevare obiezione di coscienza, affermare oggi che la Legge 194/78 “resta una buona legge sotto il profilo tecnico, professionale, civile e morale”, è un vero affronto ai principi ispiratori e alle finalità della professione medica. Se il dovere del medico è secondo l’art. 3 dell’attuale Codice deontologico “la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo […] senza distinzione di età […]”, non si può giudicare “buona” una legge che legittima che un essere umano in età embrionale venga privato della vita. Si può - al limite - prendere atto dell’esistenza di una tale ingiustizia, che va in molti casi anche oltre il reale sentire della donna, e si deve lavorare in modo strenuo affinché vengano rimosse tutte le cause che spingono verso la scelta dell’aborto: ma non esprimere un giudizio di valore!
Un’ingiustizia che il testo diffuso dalla Fnomceo perpetra anche ai danni della donna. In primo luogo, con la richiesta che anche in Italia venga introdotta l’associazione RU486/prostaglandina in quanto - secondo il documento in riferimento all’art. 15 della Legge 194/78 - “tecnica moderna, rispettosa dell’integrità psicofisica e meno rischiosa per l’aborto”. Perché la Fnomceo trascura i rischi del ricorso all’aborto chimico? Può non sapere che il rischio di morte per la donna è 10 volte superiore rispetto all’aborto chirurgico nella stessa epoca gestazionale?
In secondo luogo, con una cattiva informazione sul meccanismo d’azione della pillola del giorno dopo (Pgd) che - sempre secondo il contestato testo diffuso - servirebbe a “prevenire una gravidanza indesiderata e un probabile successivo ricorso all’aborto”. Perché la Fnomceo ignora l’ampio dibattito su questo punto? Anche i più strenui sostenitori della sua azione contraccettiva sono stati costretti ad arrendersi di fronte all’impossibilità di imputare l’effetto della Pgd al solo meccanismo antiovulatorio e devono ammettere anche gli effetti post-fertilizzazione. O la Fnomceo ha fatto propria la moderna definizione di “gravidanza” per cui questa inizierebbe solo dopo l’impianto dell’embrione in utero e, quindi, un prodotto contro l’annidamento non sarebbe abortivo?
E’ consapevole la Fnomceo del fatto che, comunque, dalla fecondazione inizia lo sviluppo di un essere umano e che questo potrebbe essere interrotto dalla Pgd? E tale atto, se non è un aborto, come deve essere definito? Forse con un termine
politicamente scorretto come “embrionicidio”?
Le nostre perplessità non finiscono qui. La Fnomceo avrebbe (anche qui il condizionale è d’obbligo) espresso parere positivo anche sulla diagnosi genetica preimpianto (Dgp). Ma questa linea non è in netta contraddizione con l’art. 44 del Codice
deontologico che vieta “ogni pratica di fecondazione assistita ispirata […] a fini eugenetici”? Forse la Fnomceo dovrebbe
chiarire - dal momento che a noi non risulta - se questa indagine diagnostica ha finalità diverse dalla selezione degli embrioni e,
quindi, “eugenetiche”. Inoltre, la Fnomceo è consapevole dell’invasività delle tecniche di Dgp, i cui danni si possono
assommare a quelli causati dalla fecondazione in vitro, con un aumento delle patologie da “alterato imprinting genetico”? E che
dire dell’elevata possibilità di errore con l’eliminazione anche di embrioni sani e di embrioni solo in apparenza malati? Ed ancora: è chiaro a tutti che gli embrioni sottoposti a diagnosi preimpianto hanno un’alta possibilità di essere danneggiati?
Allo stato delle cose ci sembra innanzitutto necessario che la Fnomceo chiarisca cosa è davvero accaduto nel corso del Consiglio nazionale e se il testo diffuso non è stato votato, come ci ha rivelato “Avvenire”, tutti ne traggano le inevitabili conseguenze dinanzi all’opinione pubblica italiana.

Maria Luisa Di Pietro - Bruno Dallapiccola

Roma, 25 febbraio 2008

Fonte: Scienza e Vita



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