Metadone non annulla attivazione corticale da eroinaCategoria : psichiatria_psicologia Data : 29 novembre 2008 Autore : admin Intestazione : Nonostante il mantenimento con metadone, i soggetti che fanno uso di eroina continuano a presentare attivazione della corteccia mediale prefrontale e del sistema limbico in seguito a stimoli correlati all’eroina. Testo : Il mantenimento con metadone è la terapia standard per il trattamento farmacologico della dipendenza da eroina. Nonostante il metadone riduca efficacemente i sintomi da astinenza, la ricaduta nell’uso di oppioidi illeciti resta un problema rilevante. Stimoli di diversa natura (eventi, immagini, ambienti) correlati all’eroina hanno un ruolo chiave nelle ricadute. A questo proposito, l’esperienza clinica dimostra che il metadone riduce il comportamento di ricerca compulsiva, tuttavia questa capacità è ridotta verso il termine dell’intervallo di 24 ore normalmente utilizzato in terapia (singola somministrazione giornaliera, al mattino). La prima conclusione tratta dagli autori è che, nonostante il mantenimento con metadone, i soggetti che facevano uso di eroina continuavano a presentare attivazione della corteccia mediale prefrontale e del sistema limbico in seguito a stimoli correlati all’eroina. Infine, gli autori auspicano nuove ricerche atte a sviluppare l’ipotesi che la riduzione dell’attivazione delle aree prefrontali dopo la somministrazione di metadone quale indice di ridotto rischio di ricaduta nell’uso di eroina. Sarà inoltre interessante stabilire se l’applicazione della fMRI potrà essere utilizzata per l’ottimizzazione del trattamento con metadone o del trattamento con altri oppioidi a più lunga durata d’azione come la buprenorfina. Commento Questo lavoro è accompagnato da un editoriale nel quale più che l’aspetto scientifico si commenta quello socio-politico del trattamento con metadone e dei possibili risvolti che la ricerca potrebbe avere. In particolare, si riprende il concetto che la terapia di mantenimento con metadone o con buprenorfina viene applicata a un discreto numero di soggetti che comunque tornano all’uso illecito di oppioidi. A questo fenomeno, per un ristretto numero di pazienti, può essere data una spiegazione di tipo farmacocinetico cioè la presenza di un polimorfismo dei CYP che metabolizzano il metadone, con una riduzione della sua emivita, la politerapia con altri farmaci che determinano induzione degli enzimi epatici o la gravidanza. Questi pazienti richiederebbero quindi la somministrazione di metadone in dosi refratte, due volte al giorno, mentre di solito si procede all’aumento del dosaggio della singola somministrazione. L’editoriale sottolinea ancora come l’attivazione dell’amigdala e del complesso ippocampale prima della somministrazione di metadone dimostri che l’attivazione della memoria legata agli stimoli eroina-dipendenti è maggiore quando la concentrazione plasmatica di metadone è bassa. Il lavoro presenta tuttavia dei limiti: non è noto infatti se i pazienti in studio presentassero alterazioni del metabolismo del metadone, inoltre mancano i controlli con placebo, infine almeno un paziente ha utilizzato eroina poco prima di essere inserito nello studio. Ciò che emerge è comunque l’utilità di mantenere la concentrazione plasmatica di metadone a livelli abbastanza stabili, senza grosse fluttuazioni, per ridurre le possibilità di ricaduta dei pazienti. Una possibilità sarebbe quindi somministrare metadone due volte al giorno, che porterebbe tuttavia a degli impegnativi problemi di gestione di questi pazienti, dato che il farmaco viene fornito in singola dose al paziente che spesso non è ricoverato, ma va in clinica ogni mattina; ci sarebbero quindi sia problemi organizzativi che di compliance, che comporterebbero un aumento di ricadute e quindi un aumento dei costi. La buprenorfina (a più lunga emivita) potrebbe essere un valido sostituto del metadone, anche se è stato già osservato che in alcuni casi anche per la buprenorfina è necessaria una somministrazione due volte/die. I pazienti in mantenimento con metadone presentano un’aumentata risposta a stimoli visivi eroina-correlati in diverse aree del sistema limbico. Questa aumentata responsività è presente prima della somministrazione giornaliera di metadone e drasticamente ridotta nell’ora successiva. Tali osservazioni indicano che, anche se in trattamento con metadone, i pazienti presentano comunque una vulnerabilità agli stimoli legati all’eroina e questa vulnerabilità è maggiore nella fase precedente la somministrazione giornaliera di metadone, quando la concentrazione plasmatica del farmaco scende al di sotto della concentrazione terapeutica. Dottoressa Sandra Sigala Riferimento bibliografico Langleben DD et al. Acute effect of methadone maintenance dose of brain fMRI response to heroin-related. Am J Pschiatry 2008; 165: 390-4. Contributo gentilmente concesso dal Centro di Informazione sul Farmaco della Società Italiana di Farmacologia - http://www.sifweb.org/farmaci/info_farmaci.php/ |