Secondo uno studio caso-controllo i FANS risultano associati ad una riduzione del rischio di sviluppare una malattia di Parkinson, ma questi risultati possono essere considerati al più a livello di ipotesi da confermare con studi ad hoc.

Nei pazienti con malattia di Parkinson sono stati osservati markers neuroinfiammatori che potrebbero contribuire alla morte delle cellule nervose che caratterizza questa patologia.
In uno studio di tipo caso-controllo si è voluto verificare l'ipotesi se l'uso di farmaci antinfiammatori fosse o meno associato ad un ridotto rischio di sviluppare una malattia di Parkinson. Sono stati selezionati 293 pazienti con Parkinson e 286 controlli senza Parkinson, paragonabili per età, razza e sesso. Si è così potuto rilevare che l'uso regolare (2 compresse alla settimana per almeno un mese) di FANS o ASA era associato ad una riduzione del rischio di malattia. In particolare i FANS diversi dall'ASA sembrano ridurre il rischio del 48% (OR 0,52; 0,35-0,79), effetto evidente soprattutto in chi riferiva un uso regolare di 2 o più anni. L'ASA, al contrario, mostrava un effetto protettivo solo nelle donne, specialmente per un uso regolare di almeno 24 mesi (OR 0,51; 0,26-1,02).
Gli autori concludono però che, nonostante la plausibilità biologica dei loro risultati, sono necessari ulteriori studi per chiarire l'eventuale ruolo protettivo dei FANS verso il Parkinson.


Fonte:

Wahner AD et al. Nonsteroidal anti-inflammatory drugs may protect against Parkinson disease
Neurology 2007;69:1836-1842



Commento di Renato Rossi

Si tratta dell'ennesimo studio osservazionale di tipo caso-controllo i cui risultati sono al più un'ipotesi che dovrebbe essere confermata da studi clinici randomizzati e controllati, con casistica adeguata e follow-up prolungato, disegnati appositamente per valutare se i FANS siano o meno in grado di proteggere dalla malattia di Parkinson. Al momento l'uso di tali farmaci per questo scopo non può nemmeno essere preso in considerazione.