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Telmisartan nei pazienti a rischio: lo studio TRANSCEND


Categoria : cardiovascolare
Data : 03 settembre 2008
Autore : admin

Intestazione :

Il telmisartan non ha ridotto l'end-point primario, rispetto al placebo, in pazienti ad alto rischio cardiovascolare.



Testo :

Nello studio TRANSCEND 5926 pazienti con malattia cardiovascolare oppure con diabete ad alto rischio (ma senza segni di scompenso cardiaco) che erano intolleranti agli aceinibitori sono stati randomizzati a telmisartan 80 mg/die (n = 2954) oppure placebo (n = 2972). Inoltre i pazienti assumevano le usuali terapie adatte alla loro condizione clinica. L'end-point primario dello studio era composto da morte cardiovascolare, infarto miocardico, ictus o ricovero per scompenso cardiaco. Dopo un follow-up durato in media 56 mesi, nonostante i pazienti trattati con l'antagonista dell'angiotensina II avessero una riduzione della pressione di circa 4 mmHg rispetto al gruppo controllo, non si registrarono differenze tra i due gruppi: 15,7% nel gruppo telmisartan e 17,0% nel gruppo placebo ( HR 0,92; p = 0,216). L'end-point secondario era composto da morte cardiovascolare, infarto e stroke e si verificò nel 13% del gruppo telmisartan e nel 14,8% del gruppo placebo (HR 0,87; p = 0,048). Però questa differenza diventava non più significativa dopo aggiustamento per vari fattori.
Lo studio, pubblicato online dal Lancet e contemporaneamente presentato al Congresso Europeo di Cardiologia a Monaco, aveva un obiettivo ambizioso. Gli autori hanno spiegato che era stato disegnato per dimostrare una riduzione dell'end-point primario del 19%, riduzione maggiore di quanto si era visto nello studio HOPE in cui ramipril era stato usato in una vasta gamma di pazienti a rischio cardiovascolare. Tuttavia gli autori hanno ricordato anche lo studio EUROPA in cui il perindopril ridusse del 20% il rischio di morte cardiovascolare, infato miocardico, arresto cardiaco.
Un dato interessante derivante dallo studio è la sicurezza del telmisartan: il farmaco si è potuto usare anche in 377 pazienti che avevano avuto gravi reazioni agli aceinibitori.
Gli autori del TRANSCEND hanno assemblato i risultati del loro studio con quelli dello studio PRoFESS, recentemente pubblicato. Si è visto così che l'end-point composto da morte cardiovascolare, infarto e stroke non era ridotto nei primi sei mesi di trattamento, rispetto al placebo, ma una riduzione statisticamente significativa si aveva dopo questo periodo iniziale: 10,3% vs 11,7% (OR 0,86; P < 0,001).


Fonte:

The TRANSCEND investigators. Effects of the angiotensin-receptor blocker telmisartan on cardiovascular events in high-risk patients intolerant to angiotensin-converting enzyme inhibitors: a randomized controlled trial. Lancet 2008 Sept 27; 372: 1174-1183.


Commento di Renato Rossi

Analizzando i risultati dello studio TRANSCEND viene spontaneo paragonarli a quelli di tre studi in cui un aceinibitore era stato usato in pazienti a rischio cardiovascolare: HOPE, EUROPA, PEACE. Nello studio HOPE era stato usato il ramipril, nell'EUROPA il perindopril e nel PEACE il trandolapril. Come si disse a suo tempo [1] gli aceinibitori si dimostrarono utili in pazienti ad alto rischio cardiovascolare. Perchè invece il telmisartan ha fallito sia nello studio TRANSCEND che nel PRoFESS [2]? La spiegazione più semplice è che il telmisartan è meno efficace. Ma probabilmente è una spiegazione troppo semplicistica. In effetti, la causa potrebbe risiedere nel fatto che le popolazioni arruolate nei vari studi erano diverse e quindi a rischio più o meno elevato: nello studio TRANSCEND, per esempio, erano arruolate più donne, erano più rappresentati gli ipertesi e i pazienti con pregresso ictus, rispetto ad altri studi analoghi. Come si spiega per esempio che quando il telmisartan è stato paragonato direttamente al ramipril, nello studio ONTARGET, si è dimostrato non inferiore [3]? E' sempre difficile paragonare in maniera indiretta due o più farmaci e, senza dubbio, i dati derivanti dai paragoni diretti sono più affidabili.
Un'altra spiegazione potrebbe essere quella che, per apprezzare appieno i benefici del telmisartan, è necessario aspettare del tempo. L'analisi combinata dei dati di TRANSCEND e PRoFESS mostrano infatti che la riduzione di morte cardiovascolare, infarto e stroke diventa statisticamente significativa solo dopo i primi sei mesi di trattamento. In altri termini, aumentando il numero dei pazienti e stratificando i dati per il tempo di esposizione al farmaco il beneficio del trattamento sembra comunque esserci.
Si tratta, come si può vedere, di problematiche complesse anche dal punto di vista tecnico e ci vorrà del tempo, altri studi e altre analisi per meglio comprendere le molte domande che gli studi TRANSCEND e PRoFESS hanno posto sul tavolo.
Un altro punto su cui riflettere è la mancata efficacia del telmisartan nel ridurre le ospedalizzazioni per scompenso cardiaco. Si tratta di un dato che andrà meglio analizzato, anche alla luce dei risultati di altri trials: per esempio nello studio CHARM-Added l'aggiunta di candesartan ad un aceinibitore aveva ridotto gli eventi nei pazienti con insufficienza cardiaca [4].
Un elemento positivo viene invece dal riscontro della sicurezza di telmisartan anche in pazienti che avevano avuto una reazione avversa grave alla somminstrazione di un aceinibitore.
Qual è il messaggio "take away" di tutti questi dati, sicuramente complessi e in parte tra loro contraddittori? Gli aspetti che richiedono ancora delle risposte sono molti, ma, per il momento, ci sembra ancora valido quanto dicemmo a proposito dello studio ONTARGET: gli aceinibitori rimangono i farmaci di prima scelta; in caso di intolleranza gli antagonisti dell'angiotensina II (ARB) sono farmaci alternativi sicuri.


Referenze

1. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=2665
2. http://www.pillole.org/public/aspnuke/newsall.asp?id=4218
3. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=3922
4. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=235





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