Tenofovir disoproxil fumarato vs adefovir dipivoxil per l’epatite B cronicaCategoria : epatologia Data : 04 settembre 2009 Autore : admin Intestazione : Il tenofovir DF è risultato una terapia efficace per il trattamento dell’HBV cronica, sia per i pazienti HBeAg-positivi che HBeAg-negativi. Testo : Il tenofovir disoproxil fumarato (tenofovir DF), profarmaco del tenofovir somministrato per os, è un analogo nucleotidico che inibisce la polimerasi virale sia attraverso un legame diretto che, dopo incorporazione nel DNA, causando l’interruzione della catena di DNA per la mancanza di un gruppo idrossilico in 3’ sulla molecola del tenofovir. Questo farmaco è attualmente approvato per il trattamento dell’HIV-1 dell’HBV cronica (*). In questi due studi di fase III, della durata di 48 settimane, il tenofovir DF è risultato una terapia efficace per il trattamento dell’HBV cronica, sia per i pazienti HBeAg-positivi che HBeAg-negativi. Il tenofovir si è dimostrato efficace nel ridurre i livelli del DNA HBV in pazienti che non sono stati sottoposti a precedenti trattamenti farmacologici come in quelli già trattati con lamivudina. (*) In Italia tenofovir DF è indicato per il trattamento dell’infezione da HIV-1, in associazione con altre specialità medicinali antiretrovirali, in pazienti di età >18 anni e dell’infezione da epatite B cronica in adulti con malattia epatica compensata, con evidenza di replicazione virale attiva, livelli sierici di alanina aminotransferasi persistentemente elevati ed evidenza istologica di infiammazione attiva e/o di fibrosi. (**) In Italia adefovir dipivoxil, analogo nucleotidico orale, è indicato per il trattamento dell'epatite cronica B negli adulti con epatopatia compensata con evidenza di replicazione virale attiva, livelli persistentemente elevati di alanina aminotransferasi ed evidenza istologica di infiammazione attiva e fibrosi epatica; epatopatia scompensata. Commento L’editoriale di accompagnamento affronta il problema della rivalutazione dei criteri e degli end point per il trattamento dell’infezione cronica da HBV. Infatti, più del 70% di pazienti con complicazioni quali, cirrosi e carcinoma epatocellulare, sono HBeAg-negativi. Quindi, sebbene la malattia possa diventare quiescente dopo seroconversione dell’antigene, può progredire fino alla morte. Anche in seguito alla perdita dell’antigene, il rischio di carcinoma epatocellulare in pazienti >50 anni non è ridotto. Inoltre, livelli di DNA HBV >10^4 copie/mL (2000 IU/mL) è un forte fattore predittivo del rischio di complicazioni, quali cirrosi e carcinoma epatocellulare. Una prolungata soppressione del DNA HBV ha dimostrato di ridurre il rischio per lo sviluppo di cirrosi e carcinoma epatocellulare. Infine, come per l’infezione da HCV, pazienti infetti da HBV cronica con livelli di alanina aminotransferarsi vicini al limite superiore del normale sono a più alto rischio di complicazioni rispetto a quelli in cui i livelli dell’alanina aminotransferarsi sono meno della metà del limite superiore del normale. L’insieme di queste osservazioni implica che, rispetto al tradizionale end point della seroconversione da sola, è più importante lo scopo di ottenere una sostenuta soppressione del DNA HBV, preferibilmente al di sotto dei limiti di detezione. Inoltre, i livelli di alanina aminotransferarsi dovrebbero idealmente essere meno della metà del limite superiore del normale. Rispetto al limite stabilito nello studio di 400 copie/mL di DNA HBV, quello prefissato in altri studi pari a 169 copie/mL sarebbe una scelta migliore, poiché livelli di misura del DNA HBV più bassi potrebbero portare ad un più precoce rilevamento del rebound virale. Gli editorialisti affermano che due dei più incoraggianti aspetti del tenofovir DF, evidenziati da Marcellin P et al. sono l’efficacia in pazienti resistenti alla lamivudina e il mancato sviluppo di mutazioni resistenti dopo 48 settimane di trattamento. Tuttavia sono necessari studi a più lungo termine per determinare l’incidenza di resistenza a tenofovir DF. L’editoriale conclude ponendo l’accento sulla possibilità, che deve essere ulteriormente indagata, di utilizzare il tenofovir DF come trattamento di prima linea, da solo o in associazione. Conflito di interesse Lo studio è stato sponsorizzato da Gilead Sciences. Dottoresse Arianna Carolina Rosa ed Elisa Benetti Riferimenti bibliografici Marcellin P et al. Tenofovir disoproxil fumarato versus adefovir dipivoxil for chronic hepatitis B. N Engl J Med 2008; 359: 2442-55. Lai CL, Yuen MF. Chronic hepatitis B – new goals, new treatment. N Engl J Med 2008; 359: 2488-91. Contributo gentilmente concesso dal Centro di Informazione sul Farmaco della Società Italiana di Farmacologia - http://www.sifweb.org/farmaci/info_farmaci.php/ |