Amato: un programma per tutelare i pazienti e ridare fiducia ai medici e ruolo all'Ordine
Categoria : professione
Data : 02 marzo 2009
Autore : admin
Intestazione :
Il Presidente OMCeO di Palermo ha presentato una proposta di programma per le prossime elezioni della Federazione. Un programma articolato in 13 punti che si propone come "alternativo" ad un'ipotesi di continuità con l'attuale guida FNOMCeO.
Testo :
PROGRAMMA per la FNOMCeO del Presidente OMCeO di Palermo TOTI AMATO
Riteniamo che nessuno di noi abbia alcun dubbio sul fatto che la professione medica, isolata ed accerchiata, sia in una situazione di enorme difficoltà per cause in gran parte esterne ad essa.
La stragrande maggioranza dei medici italiani, date le frustranti condizioni in cui sono molto spesso costretti ad operare, pratica una medicina difensiva che, nella migliore delle ipotesi, produce danni economici ingenti per l’intera collettività e per i singoli cittadini.
Non ci sembra che, a fronte dell’eccessiva invadenza della politica, della scarsissima attenzione alla meritocrazia, dei media che spesso fanno sensazionalismo e scandalismo, delle facili denuncie, delle invadenze di campo di altri profili professionali etc. la Professione abbia saputo reagire, con orgoglio, in maniera appropriata, con terapie e strumenti adeguati a tali difficili situazioni.
Occorrerà pertanto
1) Tutelare l’autonomia e l’indipendenza della professione, comunque e dovunque esercitata, vigilando che il valore deontologico e l’appropriatezza nell’uso delle risorse venga realmente promosso ed esercitato solo a tutela del cittadino. L’attività professionale deve basarsi su principi irrinunciabili della difesa della vita umana e della libertà in scienza e coscienza.
2) Prevedere la presenza degli Ordini in tutti gli Organismi deputati alla promozione e tutela della salute dei Cittadini, se si vuole realmente considerarLi “organi ausiliari dello Stato e delle Regioni”. Per garantire la qualità dell’assistenza non si dovrà più sopportare, ad esempio, che su tematiche fondamentali quali l’ECM essi non vengano coinvolti, a tutti i livelli e su tematiche non esclusivamente deontologiche, come protagonisti primari. Infine la necessità del finanziamento da parte del Sistema pubblico per i liberi professionisti, dipendenti e convenzionati su tutto il territorio nazionale.
3) Richiedere con forza interventi legislativi che prevedono l’istituzionalizzazione e l’incremento delle attività di conciliazione tra pazienti e medici e/o strutture sanitarie con conseguente deflazione delle cause penali e civili nei casi di lesioni colpose ed omicidio colposo.
Sensibilizzare la magistratura ad una maggiore applicazione dell’istituto della lite temeraria nei casi di manifesta infondatezza del procedimento giudiziario.
4) Regolamentare l’affidamento di incarichi ai Responsabili di Dipartimenti o Unità Operative Complesse nelle strutture ospedaliere e/o territoriali. E’ dilagante al riguardo la pratica di affidare tali incarichi ad operatori non medici anche con sottoposti medici. Nel pieno rispetto di tutti gli operatori della Sanità va chiarito che, proprio a tutela della salute dei cittadini, per assicurare la migliore organizzazione sanitaria delle diverse strutture di diagnosi e cura, è indispensabile l’affidamento della responsabilità di vertice ad una elevata professionalità tecnico scientifica e terapeutica che solo il medico può assicurare, individuando ed utilizzando al meglio la collaborazione delle altre figure professionali presenti.
5) Pretendere una seria pianificazione delle scuole di specializzazione e del triennio di formazione in medicina generale commisurandole alle reali esigenze.
6) Istituire l’Autorità Garante della salute dei cittadini con potere di comminare sanzioni e che abbia compiti, da definire con legge, di verifica e garanzia dell’assistenza sanitaria pubblica e privata, e di vigilanza sulla corretta informazione da parte dei media .
7) Riaffermare le caratteristiche di atto medico delle medicine non convenzionali, favorendo anche per esse un’intensa attività di ricerca.
8) Riconoscere e normare, in una Sanità totalmente “governata” dalle Regioni, le Federazioni Regionali degli Ordini
9) Promuovere iniziative concrete e non semplici declaratorie, per una profonda riforma dell’Istituzione Ordinistica anche finalizzata alla più ampia rappresentatività dei professionisti.
10) Rilanciare l’immagine della professione medica attraverso una forte, concreta e strutturale campagna di comunicazione rivolta ai cittadini sull’importanza, soprattutto per loro, del Codice Deontologico, per averli alleati in battaglie comuni.
11) Programmare un concreto sostegno ai piccoli Ordini che, proprio per le dimensioni territoriali ridotte, sono più inseriti nel contesto sociale e quindi più in grado di “avvicinare” i cittadini e le Istituzioni alla Professione. Occorre mettere in campo tutte le iniziative per garantire una uniforme applicazione di livelli essenziali ordinistici a favore di tutti i medici ed odontoiatri italiani (servizi legali, informatici, previdenziali, aggiornamento etc.) e prevedere per i piccoli Ordini una minore contribuzione, visto anche il consistente avanzo di bilancio della Federazione.
Agire affinché il Comitato Centrale e il Consiglio Nazionale pongano più attenzione, nei confronti dell’Onaosi, che svolge assistenza in favore dei figli e delle famiglie dei sanitari coniugando, il valore irrinunciabile della solidarietà di categoria, con contributi estremamente contenuti rispetto ai benefici previsti.
13) Promuovere una riorganizzazione della scelta e della verifica dei consulenti tecnici di ufficio la cui speciale competenza dovrà essere certificata sulla base di una reale e comprovata esperienza professionale
Toti Amato Roma, 20 febbraio 2009
Fonte Ufficio Stampa FNOMCeO
Commento di Luca Puccetti
E' un bel programma che si prefigge di ridare fiducia ed autonomia ai medici ed un ruolo fattivo agli Ordini, al fine di tutelare veramente i cittadini, evitando strumentalizzazioni e distorsioni. Un programma che si promette di ridare un ruolo terzo ed indipendente all'Ordine nei confronti della Politica e dei Centri decisionali e di superare quelli che sono dei chiari limiti all'azione attuale della Federazione che si caratterizza per un'incapacità a rappresentare tutte le istanze provenienti dai vari comparti della professione e che ha portato a compimento solo nella gestione dell'immagine e della presenza mediatica quell'azione di rilancio del ruolo degli Ordini che è ineludibile e che trova oggi una grande chance per contrastare la deriva mercantilistica della concezione della professione. L'attuale crisi mondiale sembra infatti ridare fiato e gambe a concetti che apparivano solo pochi mesi or sono autentici residuati di un'ideologia apparentemente sconfitta dalla storia e dalla forza della finanza e dei commerci.
Secondo gli esponenti dei potentati economico finanziari ed i loro vessilliferi dell'informazione il sistema italiano degli Ordini contrasterebbe con i Trattati Cee che vietano ogni intesa tra le imprese che abbia effetti restrittivi della concorrenza e del mercato. Tutto questo, secondo il compatto fronte dei nemici degli Ordini, impedirebbe la formazione di un prezzo di mercato, l'informazione del consumatore con i consueti canali pubblicitari ed, infine, il libero esercizio della professione.
Occorre tuttavia riflettere sul fatto che le attività raccolte negli ordini (mediche, giudiziarie, ingegneristiche ecc.) si svolgono di regola in settori assai delicati dove le regole del mercato non possono essere l'unico criterio di giudizio. Appare evidente che nei settori regolati dagli ordini esiste una fortissima asimmetria di conoscenze tra il cliente ed il professionista che presta la sua opera. In settori come quello della salute e della giustizia, ad esempio, il cliente non ha affatto la capacità di giudicare, come quando sceglie una lavatrice, chi possa fornirgli servizi appropriati e neppure di valutare se le tariffe richieste possano valere la prestazione offerta.
Pertanto non possiamo concordare con chi auspica che dalla medicina si passi alla post-medicina ossia ad una sorta di medicina in cui i giudizi del cliente siano fatti assurgere al ruolo di indice principe delle performances, come si trattasse di un rapporto tra consumatore e produttore di beni di largo consumo.
Non può infatti essere inoltre sottaciuto il fatto che in molte attività professionali non vi è obbligo di risultato, ma di corretto impiego di mezzi secondo protocolli validati scientificamente. Il "cliente" non ha in sostanza, tranne casi particolari, il diritto ad essere guarito, ma ben curato secondo i migliori standard adottabili nella realtà del paese, non ha il diritto ad essere assolto, se sottoposto a giudizio, ma ad essere ben difeso. L'impossibilità a ricorrere al giudizio sull'esito positivo o meno del servizio richiesto rende ancor più difficile per il cliente comprendere se il servizio ricevuto sia stato adeguato all'obbligo del corretto impiego di mezzi oppure se ci siano state omissioni, manchevolezze od errori. E' solo tramite la mediazione culturale e professionale di organi ausiliari dello Stato, quali sono gli Ordini che si può evitare che siano offerti servizi apparentemente allettanti, ma in realtà tecnicamente e professionalmente scadenti.
Con la proposta Amato si intende proporre un sistema che limiti il ricorso alle liti temerarie, ossia a quelle richieste di risarcimento palesemente infondate che sono all'origine di un terribile costo per la collettività che limitatamente all'ambito sanitario, deve farsi carico degli ingenti oneri della cosiddetta "medicina difensiva".
Pur con tutti i loro limiti, gli Ordini rappresentano ancora uno degli ultimi ed apprezzabili residui di struttura corporativa della società dal momento che garantiscono la libera iniziativa e la concorrenza dei singoli professionisti assicurando nel contempo che il mercato non sia il sovrano assoluto.
Non è dunque un caso che gli Ordini professionali siano stati aboliti dalla Rivoluzione francese (come tutte le corporazioni di arti e mestieri): gli avvocati furono addirittura soppressi da chi, evidentemente, riteneva che i processi dovessero essere solo popolari. In Italia, essi seguirono più o meno la stessa sorte con l'avanzare delle armate napoleoniche e furono poi ripristinati solo nel 1874. Erano, del resto, gli anni in cui anche nel mondo cattolico, si assisteva ad una notevole ripresa di interesse per le vecchie corporazioni viste come valida alternativa sia al laissez faire liberale -che aveva causato fenomeni come la giornata lavorativa anche di 16 ore, il lavoro minorile e l'assenza di ogni tutela sociale- che al nascente sindacalismo socialista.
Chi sono gli avversari degli Ordini professionali?
- i tecnocrati per i quali non c'è posto che per l'homo oeconomicus. Essi detestano pertanto l'esistenza di corpi intermedi che, come la famiglia e le associazioni di categoria, si frappongono tra l'individuo e lo Stato difendendo l'esistenza di tutto ciò che non è mercificabile;
- il mondo che fa capo ai poteri forti economico, finanziari, assicurativi che vorrebbe lucrare anche sul lavoro di un milione e mezzo di persone (tanti sono i professionisti in Italia). Aboliti gli Ordini, gli avvocati, i commercialisti, gli architetti, gli ingegneri, i medici diverrebbero infatti facile preda di quelle società multifunzionali dove il professionista, oggi lavoratore autonomo, si trasformerebbe a poco a poco in un dipendente: né più né meno di come i supermercati hanno fatto sparire o fagocitato i piccoli commercianti;
- chi ha interesse a far confluire le ricche casse pensionistiche di molti ordini professionali (sostenute con il denaro degli iscritti e senza oneri per lo Stato) nel marasma dei fondi pensionistici pubblici.
Sparito infatti il mondo delle professioni, un altro non insignificante passo sarebbe compiuto verso uno stato di cose livellato, tecnocratico, globalizzato cui proporre i servizi in modo massificato e programmato come avviene oggi per le merci, che vengono propinate su scala di massa, con pochissime variazioni, da Pechino a New York. Si perderebbe tutta la tradizione e la peculiarità, sedimentata nei secoli nelle professioni, essenza della cultura e della storia dei popoli. La mercificazione dei servizi professionali trasformerà tanti intellettuali indipendenti in garzoni di catene dispensatrici di servizi standardizzati di massa che faranno lucrare gli azionisti ed i dirigenti. Il cittadino non avrebbe più davanti a sé un professionista indipendente con cui intrattenere un rapporto peculiare e per il quale egli è un significativo cliente, ma un funzionario fornito da una holding rispetto alla quale egli ha la stessa importanza di quando passa con il carrello della spesa davanti alla cassa del supermercato.
Per fortuna che il modello mercantilistico basato sulla totemizzazione della finanza, del guadagno, delle performances sta implodendo lasciando spazio al recupero degli antichi valori.
In tal senso va la proposta qualificante di Istituire un'Authority che vigili anche sull'informazione al pubblico. Attraverso le mentite spoglie dell'empowerment del cittadino si sta infatti celando il tentativo di introdurre la pubblicità diretta mediante un'azione diffusa e capillare di persuasione del pubblico sulla necessità di effettuare esami, di assumemre farmaci, di sottoporsi a screening "preventivi". Oltre all'informazione palesemente falsa od esagerata, che è la meno pericolosa, in quanto si rivela nella sua enormità e nella sua esagerazione anche agli spiriti semplici, esiste infatti un'informazione molto più pericolosa, giocata sui chiaroscuri, sull'enfasi di questo e non di quello, sui passaggi mediatici degli opinion leaders dagli enormi conflitti di ineteresse e dei loro accattivanti slogan: prevenire è meglio che curare" abbassare il colesterolo allunga la vita.... E' questa l'informazione più pericolosa e distorsiva, quella che induce al consumismo sanitario, che sta uccidendo i sistemi sanitari pubblici e che incita ad inseguire il raggiungimento ed il superamento di nuovi limiti, con una promessa faustiana di salute tanto sfacciata quanto impossibile.
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