Contraccettivi orali e tromboembolismo venoso: meglio il levonorgestrelCategoria : ginecologia Data : 15 luglio 2010 Autore : admin Intestazione : Per la stessa dose di estrogeni e per la stessa durata d’uso, i CO contenenti desogestrel, gestodene o drospirenone si associano ad un rischio significativamente più alto di trombosi venosa, rispetto alle associazioni contenenti levonorgestrel. Testo : Più di 100 milioni di donne in tutto il mondo utilizzano contraccettivi orali (CO). Ne esistono diversi tipi, tutti quanti efficaci nel prevenire eventuali gravidanze. Di conseguenza la scelta di una formulazione rispetto ad un’altra dovrebbe basarsi più sul profilo di sicurezza che sull’efficacia. La novità di questo studio consiste nell’aver riscontrato che, per la stessa dose di estrogeni e per la stessa durata d’uso, i CO contenenti desogestrel, gestodene o drospirenone si associano ad un rischio significativamente più alto di trombosi venosa, rispetto alle associazioni contenenti levonorgestrel. Commento Uno dei punti di forza di questo studio consiste nella elevata validità esterna, perché ha coinvolto tutte le donne danesi di 15-49 anni che soddisfacevano i criteri di inclusione. L’aver utilizzato i registri nazionali di prescrizione (in cui sono contenute informazioni dettagliate in merito all’uso dei contraccettivi), ha permesso di evitare eventuali recall bias; inoltre, questo approccio metodologico ha anche conferito all’analisi effettuata un elevato potere statistico. Tuttavia, tra i limiti dello studio si annovera la mancanza di 2 importanti fattori di confondimento: la predisposizione familiare e l’indice di massa corporea, che influenzano la scelta dell’estroprogestinico da prescrivere, anche se dati empirici suggeriscono che il bias legato all’omissione di questi 2 fattori sia di piccola entità. Inoltre, questo approccio metodologico ha utilizzato solo la diagnosi di dimissione e non ha permesso di ottenere informazioni sullo stile di vita, quali sedentarietà, abitudine ad effettuare voli a lunga percorrenza, ridotta mobilità in ambiente domestico, e quindi non è stato possibile confrontare l’uso di contraccettivi con questi parametri. Per le donne normopeso e senza predisposizioni genetiche note, si raccomanda l’utilizzo di contraccettivi combinati a basse dosi come prima scelta. Per le donne con predisposizione genetica alla trombosi venosa sarebbe appropriato come prima scelta prescrivere una formulazione progestinica o un dispositivo intrauterino (anche se, prima di dare delle raccomandazioni definitive, sarebbe opportuno avere ulteriori dati sugli esiti arteriosi dei progestinici, specie del drospirenone). Per le donne con un indice di massa corporea aumentato la prima scelta dovrebbe cadere su una formulazione a basso dosaggio contenente levonorgestrel. Conflitto di interesse Lo studio è stato finanziato dalla Gynaecological Clinic, Rigshospitalet; uno degli autori ha ricevuto grant da parte di ditte farmaceutiche. Risultati simili dallo studio caso-controllo MEGA (Multiple Environmental And Genetic Assessment) che ha esaminato l'effetto sul rischio tromboembolico della dose di estrogeni e del tipo di progestinico impiegato. I contraccettivi orali (CO) sono stati associati al rischio di tromboembolismo venoso e tale rischio è differente tra le molecole di seconda generazione e quelle di terza. Infatti, molti sono stati i riscontri di aumento del rischio di trombosi venosa associato ai più nuovi CO di terza generazione; tuttavia, non tutti sono d’accordo su questa differenza e ritengono che sia sovrastimata. Per stabilire il rischio trombotico associato all’uso corrente di CO, con particolare attenzione alla dose di estrogeni ed al tipo di progestinico, è stata condotta un’analisi sui dati del MEGA, un ampio studio caso-controllo olandese. In questo studio sono stati inseriti i dati relativi a pazienti <70 anni che avevano avuto (nel periodo marzo 1999-settembre 2004) un primo episodio di trombosi venosa profonda (a carico degli arti inferiori o superiori) o embolia polmonare, ricoverati presso 6 cliniche specializzate olandesi. In particolare, nell’analisi relativa ai CO, sono state inserite solo le donne di 18-50 anni (n=1524), con esclusione delle donne in post-menopausa, gravide o puerpere al momento dell’evento trombotico e di quelle che utilizzavano contraccettivo ormonali diversi dai CO. Il gruppo di controllo era costituito da 1760 donne. Tutte le partecipanti hanno compilato un questionario standardizzato sui fattori di rischio per trombosi venosa come familiarità, gravidanza ed uso di CO nell’anno precedente la data indice (data dell’evento trombotico o della compilazione del questionario). Dopo almeno 3 mesi dall’interruzione della terapia anticoagulante, le pazienti ed i rispettivi controlli sono stati sottoposti ad un prelievo ematico e ad un’intervista per raccogliere dati sull’uso corrente di contraccettivi orali. Su 1524 pazienti, 859 (56,4%) avevano avuto una trombosi venosa profonda della gamba, 495 (32,5%) un’embolia polmonare, 111 (7,3%) entrambe e 59 (3,9%) una trombosi venosa profonda del braccio. L’età media delle pazienti era 37,1 anni (range:18-49), pressoché sovrapponibile con quella dei controlli (37,4 anni; range:18-49). Su 1524 pazienti, 1103 (72,4%; la maggior parte rappresentata dalle donne più giovani) stavano assumendo CO al momento della trombosi, rispetto a 658/1760 (37,4%) controlli. L’uso corrente di CO è stato associato ad un rischio 5 volte maggiore di trombosi venosa (OR 5,0; IC 95% 4,2-5,8). Il rischio relativo, a seguito di aggiustamento per abitudine al fumo ed indice di massa corporea, è risultato di 5,4 (IC 95% 4,5- 6,4), mentre la restrizione ai soli soggetti senza familiarità positiva per trombosi venosa ha portato ad un rischio relativo di 5,8 (4,7-7,2) per tutte le utilizzatrici di CO rispetto alle non utilizzatrici. Il rischio si diversifica chiaramente in base al tipo di progestinico ed alla dose di estrogeni. L’uso di contraccettivi contenenti levonorgestrel è stato associato ad un aumento quasi 4 volte superiore del rischio di trombosi venosa (OR 3,6; 2,9- 4,6) rispetto al non uso, mentre il rischio di trombosi venosa, sempre rispetto al non uso, aumentava di 5,6 volte per gestodene (3,7-8,4), 7,3 per desogestrel (5,3-10,0), 6,8 per ciproterone acetato (4,7-10,0) e 6,3 per drospirenone (2,9-13,7). Il rischio di trombosi è stato associato positivamente alla dose di estrogeni ed il rischio più alto riguardava il primo mese di utilizzo, indipendentemente dal tipo di CO. I risultati ottenuti confermano sostanzialmente quelli di precedenti studi. Tuttavia, un ampio studio di coorte (Contraception 2007; 75: 344-54) ha riscontrato un uguale rischio di trombosi associato ai CO contenenti drospirenone e levonorgestrel, mentre nell’analisi dello studio MEGA è stato attribuito un rischio maggiore al drospirenone. Il rischio di trombosi venosa profonda con i CO contenenti desogestrel è risultata leggermente più alta rispetto ai CO contenenti gestodene (OR 1,3; IC 95% 0,8-2,2), confermando quanto già riportato da un precedente studio caso-controllo (Contraception 2002;65:187-96). Inoltre, i CO contenenti desogestrel sono stati associati ad una resistenza più marcata alla proteina C attivata e a livelli più elevati di globulina legante gli ormoni sessuali rispetto ai CO contenenti gestodene, elementi maggiormente indicativi di rischio trombotico. Basandosi su dati raccolti mediante la compilazione di un questionario da parte delle pazienti, l’analisi potrebbe essere stata inficiata da un recall bias; tuttavia gli autori ritengono che questa eventualità sia improbabile, in quanto il questionario è stato compilato dopo poche settimane dall’evento trombotico ed è stato inviato a casa, dove le pazienti potevano tranquillamente controllare sulla confezione dei CO le informazioni richieste. L’analisi dello studio MEGA dimostra che l’opzione più sicura, per quanto concerne il rischio di trombosi venosa, è rappresentata da un CO contenente levonorgestrel associato a basse dosi di estrogeni. Conflitto di interesse lo studio è stato finanziato da Netherlands Heart Foundation, Dutch Cancer Foundation e Netherlands Organisation for Scientific Research. Dottoressa Maria Antonietta Catania Riferimenti bibliografici 1) Dunn N. Oral contraceptives and venous thromboembolism. BMJ 2009; 339: 521-2. Lidegaard Ø et al. Hormonal contraception and risk of venous thromboembolism: national follow-up study. BMJ 2009; 339:b2890 doi:10.1136/bmj.b2890. 2) van Hylckama Vlieg A et al. The venous thrombotic risk of oral contraceptives, effects of oestrogen dose and progestogen type: results of the MEGA case-control study. BMJ 2009; 339: b2921 doi:10.1136/bmj.b2921. Contributo gentilmente concesso dal Centro di Informazione sul Farmaco della Società Italiana di Farmacologia - http://www.sifweb.org/farmaci/info_farmaci.php/ |