I chinolonici possono causare ipoglicemie in diabetici trattati con ipoglicemizzanti oraliCategoria : metabolismo Data : 29 agosto 2010 Autore : admin Intestazione : La somministrazione concomitante di chinolonici e antidiabetici orali in pazienti anziani, diabetici e/o malnutriti può causare ipoglicemia e, più raramente, iperglicemia. Testo : Sono stati riportati numerosi casi di ipoglicemia associata a fluorochinoloni, in particolare a gatifloxacina e a levofloxacina. La maggior parte dei report, ma non tutti, avvengono in coincidenza con ridotta clearance della creatinina ed uso di sulfanilurea orale in pazienti diabetici anziani. Anche se i case reports costituiscono la maggior parte della letteratura relativa ad ipoglicemia associata a fluorochinoloni, ma sono stati pubblicati anche studi caso-controllo. L’ipoglicemia si verifica in maniera tipica entro 72 ore dal’inizio della terapia con fluorchinolone. E’ stato riportato un caso di morte di un paziente da ipoglicemia associata a fluorchinolone. Sebbene sembra che si verifichino sia ipoglicemia che iperglicemia con tutti i fluorochinoloni, il peso dell’evidenza sembra mostrare un più alto tasso di ipoglicemia con gatifloxaina rispetto a levofloxacina o a ciprofloxacina. La gatifloxacina è stata sospesa volontariamente dal mercato dai suoi produttori nel 2006, così come erano state sospese temafloxacina e clinafloxacina nel 1990, per numerosi eventi avversi, compresa l’ipoglicemia. Un recente studio caso-controllo di pazienti ospedalizzati ha trovato una frequenza dell’1.1% di ipoglicemia (definita come concentrazioni sieriche di glucosio < 51 mg/dL) con levofloxacina e una frequenza del 2.1% con gatifloxacina. E’ stato trovato che la gatifloxacina aveva un tasso più elevato di anormalità dell’omeostasi glicidica (GHAs) rispetto ad altri popolari fluorochinoloni ed era associata con l’80% d tutte le GHAs in una revisione del Food and Drug Administration's (FDA's) Spontaneous Reporting System's adverse-event reports dal Novembre 1997 al Settembre 2003. Soltanto l’1.6% dei report di eventi avversi per levofloxacina erano dovuti a GHAs rispetto al 24% dei report per gatifloxacina (p = 0.0001). Un recente studio caso-controllo Canadese che ha coinvolto 788 pazienti ha trovato un aumentato rischio di ipoglicemia con gatifloxacina (odds ratio aggiustata, 4.3; 95% intervallo di confidenza [CI], 2.9–6.3) ed un lieve incremento del rischio con levofloxacina (odds ratio aggiustata, 1.5; 95% CI, 1.2–2.0) rispetto a terapia con macrolidi. Sebbene il rischio di ipoglicemia sembra essere minore con levofloxacina che con gatifloxacina, continuano ad essere riportati casi di ipoglicemia significativa e prolungata con terapia con levofloxacina. In condizioni normali, l’organismo può compensare la riduzione dei livelli di glucosio attraverso meccanismi fisiologici. Normalmente, una riduzione dei livelli di glucosio causa la riduzione da parte del pancreas della sua secrezione insulinica e un aumento della glicogenolisi nel fegato. Il glucosio è prodotto in maniera endogena da lattato, glicerolo, e aminoacidi. Pazienti malnutriti, come gli anziani, possono non avere sufficienti riserve di glicogeno da mobilizzare in risposta all’ipoglicemia causata da fluorochinoloni. Questa incapacità a compensare in maniera appropriata, insieme alla ridotta funzionalità renale nei pazienti anziani, può causare più alti livelli di farmaco o riduzione della sua clearance. Questo può spiegare perché la ipoglicemia indotta-da-fluorochinoloni è descritta più frequentemente in pazienti anziani. Sebbene il paziente in questo caso non fosse anziano, appariva clinicamente malnutrito, con un’altezza e un peso di 160 cm e 52 kg, rispettivamente. Le sue concentrazioni di albumina sierica erano di 2.1 mg/dL (range normale, 3.5–4.8 mg/dL). Il che supporta la teoria che la combinazione di rilascio di insulina indotto-da-chinolonici ed una ridotta capacità dell’organismo di impiegare meccanismi compensatori per correggere la ipoglicemia possono portare ad ipoglicemia persistente. Sia la glipizide che la glimepiride sono altamente legate alle proteine plasmatiche. A causa della malnutrizione di questo paziente, l’uso durante il ricovero della glipizide avrebbe potuto essere associato con ipoglicemia attribuibile ad una riduzione della quota del farmaco legata alle proteine. Poiché la glimepiride è in maniera più elevata legata alle proteine (99%) della glipizide (97%) ed il paziente non aveva avuto episodi di ipoglicemia a casa, la possibilità che il ridotto legame alle proteine della glipizide fosse l’unica causa della ipoglicemia del paziente viene ad essere ridotta. Gli autori concludono sostenendo che: “E’ difficile determinare il meccanismo più probabile della ipoglicemia osservata in questo paziente; tuttavia la cosa più probabile è che la sua ipoglicemia fosse dovuta all’uso concomitante di levofloxacina e glipizide, al suo diabete e alla sua malnutrizione”. Fonte Hypoglycemia Associated with the Use of Levofloxacin. Seth M. Garber; Melanie W. Pound; Susan M. Miller. American Journal of Health-System Pharmacy. 2009;66(11):1014-1019. Riferimenti http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=3654 http://www.pillole.org/public/aspnuke/print.asp?print=news&pID=4461 http://www.pillole.org/public/aspnuke/pdf.asp?print=news&pID=2581 Commento di Patrizia Iaccarino Spesso la Farmacovigilanza, dopo la commercializzazione di un farmaco, inizia il suo vero lavoro nella “medicina reale”, partendo proprio dalle segnalazioni di eventi avversi e dai case report, i quali possono successivamente generare un “segnale” di allerta che viene monitorato dagli organismi competenti, Questi, a loro volta, possono chiedere verifiche attraverso studi per fare maggior luce e successivamente prendere decisioni sul rapporto beneficio/danno delle terapie, fino alla loro eventuale sospensione dal commercio. In quest’ottica, si sottolinea il ruolo fondamentale del medico di medicina generale sia nella segnalazione di eventi avversi, sia nella attenzione alle interazioni farmacologiche, sempre più possibili e frequenti, dato l’incremento dell’età media della popolazione e l’aumento delle patologie croniche che necessitano di polifarmacoterapia. In tale ottica, il presente lavoro sottolinea l’attenzione al paziente anziano fragile con comorbilità, e alle possibili conseguenze delle interazioni farmacologiche, nel caso specifico chinolonici-antidiabetici orali. Nel suo lavoro quotidiano, il medico che lavora secondo le indicazioni terapeutiche derivanti dalle “migliori evidenze” si può trovare a dover somministrare ad un paziente complesso (basti pensare ad un comune paziente anziano con ridotta clearance renale, diabetico, iperteso o con altre patologie cardiovascolari, magari anche “malnutrito”) una rischiosa polifarmacoterapia, i cui esiti di salute possono essere discutibili, ma, purtroppo, sono poco studiati e valutati. Il medico di medicina generale, unico coordinatore di tali problematiche talvolta può vivere una complessa sensazione di “paralisi” di fronte ai rischi legati a scelte di sotto ma anche di sovra trattamento, rispetto alle quali non è neppure sostenuto da chiare evidenze. Questa è la sua “ars medica, competenza difficile, maturata nel tempo, purtroppo spesso sottostimata quando si giudica il suo operato. |