Morte al Pronto Soccorso per rifiuto di accompagnare il paziente in ambulanza
Categoria : medicina_legale
Data : 14 settembre 2017
Autore : admin
Intestazione :
Si e' purtroppo ripetuto recentemente a Napoli un episodio che ogni tanto riaffiora nelle croniche: l' operatore sanitario (spesso il medico, ma in questo caso l' infermiere) viene meno ai suoi doveri assistenziali adducendo motivazioni burocratiche.
Testo :
Ne abbiamo gia' parlato anche su questa testata allorche' un medico vicino alla fine del turno rifiutava il servizio. (Cass. Pen., VI Sez., n. 27913 del 26 giugno 2013). http://www.scienzaeprofessione.it/public/nuke/modules.php?name=News&file=article&sid=955
Nel caso odierno un giovane di 23 anni, in condizioni critiche per lesioni multiple da incidente stradale, e' morto in sala rianimazione dopo una via crucis durata diverse ore in attesa di trasferimento in ospedale attrezzato. Da quanto riportato sui giornali, il trasferimento era stato ritardato di diverse ore per il rifiuto del personale paramendico di salire sull' ambulanza. Lo stesso primario del pronto soccorso ha presentato rapporto alla Direzione Sanitaria parlando di «comportamenti di irresponsabilitą nei confronti del paziente», chiedendo anche «ove mai si dovesse ravvisare una condotta omissiva e pericolosa, di intervenire per attivare eventuali sanzioni e se presenti omissioni perseguibili legalmente di denunciarle alle autoritą competenti». Il giovane aveva bisogno di indagini approfondite (e urgenti) da effettuarsi in altro Ospedale per individuare l' emorragia interna che lo stava dissanguando. Ma gli infermieri non trovano l'accordo tra chi debba accompagnare il ragazzo e rifiutano di accompagnarlo. «All'1,45 scrive il primario in una nota indirizzata alla direzione sanitaria sono venuto a conoscenza del fatto che il paziente era in attesa da circa due ore di essere trasferito al Pellegrini per l'angiotac. Ma non vi era accordo su quale infermiere dovesse accompagnare il paziente». Alla fine un infermiere viene inviato d' auorita' ad accompagnare il paziente che pero', dopo alcune ore, viene a mancare.
Commento: Si tratta ovviamente di una vicenda gravissima, che evidenzia come la tutela della vita delle persone venga messa in secondo piano rispetto a mere beghe burocratiche sul rispetto dei turni, degli orari, con disprezzo e indisponibilita' proprio di coloro che avrebbero come compito primario quello di salvaguardare i pazienti. Come abbiamo detto, non sono casi rarissimi e nel passato hanno coinvolto operatori sanitari di diverse categorie: ricordo quando in una provincia del Centro i medici della Continuita' Assistenziale avevano portato avanti come rivendicazione "sindacale" (per fortuna immediatamente rientrata) il rifiuto di accompagnare i malati in ambulanza, anche nei casi in cui cio' fosse necessario.
Ma cosa rischiano questi "operatori" napoletani e i loro emuli (che speriamo di non trovare mai sulla nostra strada)? - Se venisse accertato che il decesso e' stato causato dal ritardo del trasferimento potrebbe essere riconosciuto l' omicidio colposo. - Qualora si verificasse che il decesso si sarebbe ugualmente verificato, potrebbe essere comunque invocato il rifiuto di atti d' ufficio - Data la gravita' dei fatti sono ipotizzabili con elevata probabilita' delle pesanti sanzioni disciplinari che possono arrivare al licenziamento
In ogni caso, per banali questioni di puntiglio, diverse persone avranno probabilmente la vita rovinata.
La regola, come abbiamo sostenuto piu' volte, e' sempre la stessa: La protezione del paziente e' prioritaria di fronte a tutto. Ogni altra considerazione deve passare in secondo piano. Sull' ambulanza (e' capitato anche al sottoscritto) si DEVE salire anche se viene la tentazione di addurre scuse per evitare.
Sul caso specifico sara' la magistratura a fare luce.
Daniele Zamperini
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