Un nuovo farmaco spegne la "fame" di cocaina
Categoria : scienze_varie
Data : 30 ottobre 1999
Autore : admin
Intestazione :
Le prove sulle cavie di laboratorio saranno presto seguite dai test sull'uomo
Testo :
23.7.1999 È riportato nel numero di "Nature" di questa settimana il risultato dello studio condotto all'Unité de Neurobiologie et Pharmacologie Moléculaire di Parigi, secondo il quale sarebbe stato identificato un nuovo farmaco in grado di ridurre la richiesta fisiologica di cocaina, una delle cause principali della tossicodipendenza. Il fenomeno della dipendenza sembra correlato in gran parte alla stimolazione di specifici recettori localizzati sulle cellule cerebrali. Sostanze come la cocaina determinano l'accumulo nel cervello di dopammina, un messaggero chimico importante per diverse funzioni vitali. Tra le altre attività, la dopammina stimola i recettori D3 sulla superficie delle cellule nervose: si pensa che proprio questa stimolazione sia responsabile dell'esigenza di cocaina da parte dell'organismo. Ed è sui recettori D3 che agisce il BP 897, il nuovo farmaco identificato dai ricercatori francesi. L'efficacia del farmaco è stata testata su ratti resi "cocaina-dipendenti" e addestrati ad associare la disponibilità di cocaina all'accensione della luce. La dipendenza è stata resa così forte che gli animali non richiedevano cocaina in assenza di luce, anche se veniva loro messa a disposizione. Se questi ratti venivano trattati con il BP 897 prima dell'accensione della luce, la loro "esigenza" di cocaina in presenza dello stimolo luminoso risultava nettamente diminuita. Questa azione inibente risultava inoltre dipendente dalla dose di farmaco somministrato, dimostrandone in tal modo l'azione diretta. Come hanno dichiarato Gary Aston-Johnes e Jonathan Druhan dell'Università della Pennsylvania in un commento riportato nella rivista: "Il BP 897 potrebbe rappresentare un nuovo potente strumento nella lotta alla dipendenza da cocaina", anche se occorrerà verificarne la reale efficacia nell'uomo, dato che " i neuroni umani, a differenza di quelli dei ratti, sembrano contenere pochi recettori D3." Le Scienze www.lescienze.it
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