Stress test dopo angioplastica: è utile?
Categoria : cardiovascolare
Data : 25 settembre 2022
Autore : admin
Intestazione :
Lo studio POST-PCI non ha dimostrato un beneficio dall’eseguire uno stress test dopo 12 mesi da un intervento di angioplastica coronarica.
Testo :
Spesso dopo 12 mesi da un intervento di rivascolarizzazione coronarica il paziente viene sottoposto a stress test (quasi sempre un elettrocardiogramma da sforzo) nonostante l’ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) non lo consigli a meno che non vi siano sintomi indicativi di ischemia cardiaca [1]. Questa raccomandazione è basata sul fatto che non esistono al momento prove a sostegno della pratica.
Lo studio POST-PCI (presentato al meeting annuale dell’European Society of Cardiology, svoltosi a Barcellona dal 26 al 29 agosto 2022 e pubblicato contemporaneamente dal New England Journal of Medicine) ha valutato se effettivamente richiedere uno stress test dopo un intervento di PCI sia utile rispetto a una strategia più conservativa [2]. Sono stati reclutati 1706 pazienti ad alto rischio cardiovascolare sottoposti a PCI, sottoposti, dopo 12 mesi dall’intervento, a un follow-up standard oppure a stress test (ECG da sforzo, stress test nucleare o ecocardiografico). L’endpoint primario era di tipo composto: morte da tutte le cause, infarto miocardico o ospedalizzazione per angina instabile a 2 anni. Questo endpoint si è verificato nel 5,5% dei casi nel gruppo sottoposto a stress test e nel 6,0% dei casi nel gruppo di controllo (differenza statisticamente non significativa, p = 0,62). Sempre a 2 anni una coronarografia venne eseguita rispettivamente nel 12,3% e nel 9,3%, mentre una rivascolarizzazione coronarica fu effettuata nell’8,1% e nel 5,8%.
In conclusione lo studio suggerisce che non sempre fare di più è meglio: nel caso di pazienti sottoposti a rivascolarizzazione coronarica che siano asintomatici prevedere uno stress test a distanza di 1 anno dall’intervento non solo non migliora gli esiti a 2 anni, ma aumenta il rischio di essere sottoposti a coronarografia o nuovo intervento. Lo studio è tanto più significativo in quanto ha riguardato pazienti che erano ritenuti a rischio elevato o per la complessità delle lesioni coronariche oppure per le caratteristiche cliniche. Un editoriale di commento [3] nota che la percentuale di eventi è stata bassa in entrambi i gruppi e questo probabilmente dipende dal fatto che ormai questa tipologia di pazienti è trattata con le migliori terapie suggerite dalle linee guida (antidislipidemici, antiaggreganti, antipertensivi). Insomma conta di più trattare bene i pazienti che seguirli con un follow-up troppo aggressivo. Diverso ovviamente nel caso di pazienti sintomatici che devono essere studiati sia con stress test che eventualmente con coronarografia.
Renato Rossi
Bibliografia
1. http://tinyurl.com/mry4px9z
2. Park D-K et al. for the POST-PCI Investigators. Routine Functional Testing or Standard Care in High-Risk Patients after PCI. N Engl J Med. Pubblicato online il 28 agosto 2022. DOI: 10.1056/NEJMoa2208335
3. Tamis-Hollande JE. Surveillance Stress Testing “POST-PCI” — A Future Class III Recommendation? N Engl J Med. Pubblicato online il 28 agosto 2022. DOI: 10.1056/NEJMe2210021
|