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IL DIPLOMATO

Categoria : professione
Data : 30 giugno 2023
Autore : admin

Intestazione :

[Le norme cambiano, il comune sentire anche; come e' facile interpretare male certi comportamenti magari solo un po' ...arcaici!]



Testo :

Camillo (detto “Camillone” per sottolinearne la stazza), se ne stava immerso, con aria preoccupata, nella lettura del giornale che aveva acquistato insieme al solito paio di settimanali di gossip che Bellini, l’ edicolante, gli metteva da parte.

Mi meravigliai che avesse preferito il quotidiano “normale” alle riviste ben più “saporite” appoggiate sul tavolinetto.

“Camì – feci, sedendomi al suo tavolo – come mai da queste parti? Non devi andare al lavoro?”

Camillone era uno dei pochi che pur avendo un ottimo lavoro al centro abitava ancora nella casa di famiglia, in borgata, per cui veniva a fare colazione da Bruno.
Non rispose, penso che non mi avesse nemmeno sentito, perciò insistetti “ C’è qualcosa di interessante sul giornale? Che stai leggendo? Tanto per curiosità…”.

Alzò finalmente gli occhi e finalmente sembrò riconoscermi “Ciao, Sachè, scusa ma non ti avevo sentito”.

“Che leggi?” insistetti io, ormai preso da una irresistibile curiosità. Lui posò il giornale aperto sul tavolinetto, e io riuscii a intravvedere la foto di un famoso personaggio al centro di uno scandalo sessuale.
“Stavo leggendo di questo tizio, denunciato perchè ha fatto sesso con una minorenne. Sta in mezzo ai casini perchè alla ragazza mancava qualche mese ai diciotto anni”.
“E allora?”
“Bè parlavo poco fa con la Tigresecca - Tigresecca è l’ avvocatessa di borgata, così detta per il carattere irruento (Tigre) e la linea un po' troppo “snella” (secca). A seguito dei succulenti omaggi alimentari dei borgatari difesi dalla galera si era un pò “rimpolpata” ma il soprannome era rimasto – “La conosci, no?”
Annuii, e lui riprese “ Mi ha spiegato che da un pò di tempo il sistema giudiziario è diventato severissimo verso i maggiorenni che abusano dei minorenni. Mi spiegava pure che il sesso non fa differenza, che per un certo periodo addirittura il sesso per i minorenni era vietato in modo assoluto, poi le leggi si sono ammorbidite ma i maggiorenni finiscono in galera se si interessano dei minorenni. Ti risulta pure a te, no?”

Annuii ancora senza parlare, aggrottando la fronte. Quando il discorso si fa difficile il Sachem ha imparato la virtù del silenzio, un silenzio gravido di significati inespressi che ciascuno può riempire come preferisce. Soprattutto se il Sachem non sa cosa dire…

“Bè – continuò Camillone – mi è venuto in mente che forse ho fatto del male a qualcuno senza volerlo e forse metterò nei guai qualcuno a cui voglio bene”.

“ Camillò – feci io, un pò inorridito – mica avrai violentato qualche ragazzina, no?”.

“Nooo! Che che vai a pensà, Sachè? Ma che nun me conosci? Che ce faccio io cò ‘na ragazzina? A me piacciono le donne vere, no le pupette…”.

Tirai un sospiro di sollievo “ Ma allora de che stiamo a parlà, Camì, fammi capire: sei venuto a conoscenza di qualcosa del genere?”.
Annuì, abbassando lo sguardo, quasi vergognoso “Sachè, io sono un uomo onesto, io ci tengo, mi sono sempre comportato bene, mò però non so cosa fare”.

Alzò lo sguardo, quasi disperato “ Vedi, il fatto è successo qualche anno fa, e la protagonista fu la Martini, la mia professoressa di italiano del liceo”.
“Ma che c’ avevi una professoressa minorenne? – Frugai nella memoria – Mi pare che non fosse permesso, nemmeno all’ epoca”.
“ Ma no, lei era maggiorenne però era molto giovane. Era venuta come supplente a sostituire la titolare che era caduta e si era rotta il bacino. Era timida, spaurita, alla prima esperienza di insegnamento in una classe di periferia, una di quelle periferie piene di delinquenti. Così almeno si diceva all’ epoca! – gli scappò una risata, immerso nei ricordi – Comunque immagina questa bellissima giovane donna, con un corpo splendido e due gambe lunghe e affusolate, che si presenta con un bel vestitino corto a far lezione ad una banda di scalmanati.

La metà di noi maschi ebbe un infarto, l’altra metà no, forse erano gay”.

Rise ancora
“ Le cose potevano mettersi male perchè un paio di bulletti cominciarono ad essere pesanti e arrivarono ad allungare le mani. Lei cercava di essere autoritaria, ma era chiaramente in difficoltà; a un certo punto non resistetti (mia madre dice che quando vedo una donna in pericolo mi viene la sindrome del cavaliere bianco) e intervenni in difesa. Sachè, pure allora ero grande e grosso e avevo pure degli amici che mi spalleggiavano, riuscivamo a difendere la professoressa ma la cosa non finì subito: appena allentavamo la sorveglianza i bulletti si facevano sotto.

Una volta qualcuno cercò di trascinarla nel buio di un vicolo: lei urlò e venne sentita da alcuni di noi che eravamo poco lontano. Se la cavò con una pesante tastata e un grosso spavento, però lo spavento sembrò farla diventare più dura. “Ho riconosciuto quel farabutto – diceva, sconvolta, tra sè – domani lo denuncio”.

Lo conoscevo anch’ io, e lo conoscevano anche gli altri. Un bulletto, è vero, con una famiglia disastrata che lui riusciva a mantenere a malapena con lavoretti più o meno legali fatti dopo la scuola. Non proprio cattivo, piuttosto cresciuto senza regole. Una denuncia avrebbe distrutto non solo lui, ma anche le persone che da lui dipendevano. Perciò la pregammo di perdonarlo, di lasciar perdere, per questa volta.
L’ assicurammo che ci avremmo parlato noi, che avremmo fatto sapere in giro (e soprattutto all’ interessato) che lui era stato riconosciuto, e si salvava dalla galera ma che doveva esserle grato, e lasciarla tranquilla.

In più, per tranquillizzarla ulteriormente, l’ accompagnai a casa e le promettemmo che anche in futuro l’ avremmo accompagnata, a turno, fino al portone.

Le cose andarono bene, in quella borgata esisteva ancora il senso del rispetto. Non ebbe più grossi fastidi a parte qualche battuta un pò spinta, ma questo è un prezzo che bisognava pagare.

Io l’accompagnavo fino al portone, poi me ne andavo.

Una volta che ero andato particolarmente male al compito in classe, lei mi face una proposta: in cambio della protezione che le offrivo, mi avrebbe dato delle ripetizioni gratis, a casa sua.
Insistette “Se riesco a farti ottenere buoni voti potrai trovare un lavoro migliore, che ti faccia uscire da questo ghetto. Te lo meriti”.
Così cominciammo”.

Io lanciai un’occhiataccia storta, pensavo di intuire come andava avanti la storia, ma lui mi chiarì subito la cosa:
“ Sai, Sachè, ero tentato di allungare pure io le mani, le gonne corte che lei indossava mi eccitavano in un modo che non avrei immaginato, ma anche se grande e grosso ero pure timido e non volevo rovinare il rapporto che si era creato.”

Fece una pausa, con una faccia sognante che mi rese alquanto perplesso. Non ero sicuro di credergli.

“ Così mi fermavo un paio d’ore a casa sua e lei mi spiegava quello che in classe non ero riuscito a capire, mi incoraggiava, mi insegnava pure, per quanto possibile, materie diverse dalla sua.

Funzionava Sachè, funzionava! I miei voti miglioravano, gli insegnanti mi apprezzavano, le ragazze mi guardavano con occhi diversi. Arrivai alla fine dell’ anno pieno di energia e di ottimismo, carico di nozioni e con la sensazione di essere finalmente pronto per il mondo.
E superai l’ esame con dei voti che, magari non altissimi, strabiliarono i miei familiari. Erano tutti felicissimi e facemmo una gran festa in cui si festeggiò la mia promozione.”.

Mi chiedevo dove fosse il nocciolo del problema.

“Il fatto fu che, dopo aver controllato i quadri con i risultati dell’ esame, trovai la professoressa che mi stava aspettando fuori della scuola.
“ Professoressa, ce l’ ho fatta! Forse potrò ottenere pure una borsa di studio! Magari mi laureo! E tutto questo lo devo a lei! Devo ringraziarla, devo proprio ringraziarla”.
“Ciao, Camillò – e detto da lei il soprannome aveva un sapore dolce, diverso dal solito – sono io che ti devo ringraziare per tutto l’ aiuto e la protezione che mi hai dato così affettuosamente. Non so se ce l’ avrei fatta senza di te. Ora – e prese un’ aria un pò triste - dovremo salutarci, però vorrei davvero ringraziarti. Festeggiamo, ho comprato dello spumante al supermercato, niente di speciale, ma vogliamo brindare insieme alla tua promozione e alla vita che ti si apre davanti?”

L’ accompagnai per l’ ultima volta a casa, e lì, quel giorno, quasi in silenzio, in un’ atmosfera da sogno, facemmo l’ amore, a lungo, appassionatamente, senza trattenerci. Fu bellissimo, Sachè, mi ha segnato la vita, anche adesso dopo tanti anni non riesco a dimenticare quella giornata. È impossibile da dimenticare, Sachè”.
E la voce si ruppe in un singhiozzo.

“ E allora?” Doveva essere colpa dell’ età, proprio non capivo.
“ Bè, io ero minorenne, lei era maggiorenne. Sarebbe da denunciare, secondo la legge. A casa mia sono tutti molto rigidi, mio zio era un carabiniere e non farebbe mai passare una cosa del genere! È vero che tutti gli scolari fantasticano di relazioni con le insegnanti più carine, ma questo non cambia la legge: lei ha commesso un reato! Ha violentato un minorenne!”

Rimasi in silenzio basito, riflettendo preoccupato. lui mi guardava un pò spaventato, un pò speranzoso.

“ Camillò, non è che hai confuso un pò le date!” riuscii a dire.
Mi guardò, non capiva.
“Non dubito che a scuola tu fossi ancora minorenne, ma quando arrivasti agli esami non eri già maggiorenne?”
“No, compii i diciotto anni subito dopo l’ esame, ma non ho festeggiato, ero troppo preoccupato”
“ Ma dopo quanto? Sei sicuro che la fantastica notte non fosse dopo il compleanno? Hai fatto l’ esame prima, ma l’ esposizione dei quadri con i voti e il famoso incontro, non sono successi alcuni giorni dopo? Non eri già diventato maggiorenne? Io sono certo che ormai tu fossi maggiorenne!! E da quello che mi dici, prima di allora non era successo niente!”

Una scintilla di comprensione nello sguardo…

“ Mah, non sono sicuro, i ricordi sono vividi ma in quel periodo tutti i fatti si accavallavano, le date sono un pò confuse… “.

Continuammo a parlare. Non sono un esperto e non ricordavo se le norme dell’epoca fossero analoghe a quelle attuali. Certo, eventi normali alla loro epoca adesso erano, per legge, inconcepibili.

Ricordavo i film dell’ epoca, pieni di Pierini assatanati e di professoresse, dottoresse e infermiere “Bbbone e Disponibili”. Ricordavo Pasolini, e i suoi ragazzi di borgata. Ricordavo “Il Laureato” con Msr. Robinson e Dustin Hoffman che, mi avevano spiegato, non era veramente laureato ma solo diplomato, come Camillone. Mi sembrava anche di ricordare che Giulietta (quella della tragedia con Romeo) avesse solo 13 anni.

Mi sembrava assurdo che quelle stesse storie, magari per pochi giorni, ora fossero diventate addirittura reato penale punibile con il carcere… Ma le persone, pensavo, non sono quelle teoriche, tutte uguali per legge anche nello sviluppo. Ma il mondo gira così!

Però mi tormentavano certi sguardi strani che Camillone mi lanciava quando credeva che non lo guardassi. Era ovvio che mi stava nascondendo qualcosa, ma cosa?

“ Vedi, Camillò, a te sembra che le cose potrebbero essere andate fuori dei limiti, ma poi non ne sei sicuro, hai la memoria confusa, non puoi mica mettere nei guai, cosi’, una persona che ti ha voluto bene, una persona che hai sognato e desiderato… Poi – aggiunsi - chissà dove è finita la professoressa, dopo tutti questi anni!”.

Lo sguardo di Camillone divenne più attento, guardingo “Vedi, Sachè, il problema è proprio questo, io lo so dove è finita la professoressa!”
Lo guardavo fisso, in silenzio, e dovevo avere un enorme punto interrogativo sulla faccia. Lui resistette un po’, poi sbottò
“Sta a casa mia, Sachè, da allora sta a casa mia…”.

Il mio punto interrogativo doveva essere diventato gigantesco.

“ Non ci siamo più lasciati, Sachè, mi sono appena sistemato con un buon lavoro e stiamo per sposarci. È più vecchia di me di qualche anno però siamo felici insieme, davvero felici! Ma abbiamo cominciato che ero ancora minorenne, ora cosa faccio se qualcuno la denuncia? O la dovrei addirittura denunciare io? E i miei principi morali?”

Ero basito, senza parole. Poi ripresi fiato e cominciai ad enunciare a raffica tutti i motivi che mi venivano in mente perchè lui non dovesse fare assolutamente niente, non parlarne, non pensarci neppure. Non so neppure se fossero effettivamente tutti validi, ma non importava.
Feci una lunghissima tiritera: insistetti, insistetti, insistetti ancora, mescolando legge, etica, dubbi e scusanti, inventandomi pure qualcosa, confusi apposta tutte le date, parlai di matrimonio riparatore, poi conclusi con l’ argomento decisivo che mi nacque dal profondo del cuore:
“E tanto per concludere, Camillò, se a qualcuno, te compreso, venisse in mente di insinuare il peggio o dire qualcosa di stupido sappi che lo vengo a cercare e gli faccio sparare alle gambe”.
Se ne andò fingendosi spaventato, ma in realtà sollevato.

Lo guardai, pensieroso, mentre si allontanava.
Anch’io avevo avuto una professoressa così: bella, intelligente, affettuosa. Una Msr. Robinson che aveva occupato i miei pensieri per lungo tempo.
Però purtroppo non mi aveva “violentato”, se non nei miei sogni.

Come avrei voluto essere “violentato”! Come avrei fatto volentieri a cambio…

Daniele Zamperini – 2022 – “Ricordando il Bar dello Zozzo”
Matite di Roberta Floreani



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