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LA DONNA DEL MARTEDI'

Categoria : professione
Data : 24 gennaio 2024
Autore : admin

Intestazione :

Quella sera al tavolo del Poker Don Bartolo (per gli amici Donbà) sembrava avere un rospo in gola, che non andava nè su ne giù. Si agitava continuamente e rendeva addirittura difficile leggere i lineamenti di quel faccione da prete che di solito era un libro aperto.



Testo :

“ Gli è entrata la scala o è rimasto con in mano una misera coppia?” mi chiedevo. Quando contrae il sopracciglio destro significa di solito che ha buon punto, ma che dire adesso, quando le sopracciglia si contraggono tutte insieme con gli zigomi, le labbra e la mascella, in un ritmo caotico e sincopato?
Alla fine buttò le carte sul tavolo “Lascio” disse. Ma dalla mia posizione mi parve di aver sbirciato nientemeno un tris. Cavolo! Lascia il tavolo con un tris!
Lasciai anch’ io. Era evidente che c’era qualcosa di importante. Lo capirono pure Bruno e Casimiri, che deposero anche loro le carte, coperte. Bruno aprì una birra, la versò nei bicchieri di tutti, poi ci mettemmo tutti a fissare Don Bartolo, in silenzio, protesi in avanti, concentrati su di lui.

Alla fine Donbà non resistette più e sbottò.
“ Amici, ditemi la verità, pensate che io sia un buon prete?”
Un coro di affermazioni positive “Certo, Donbà” “Bravo, bravissimo” “Il migliore che poteva capitarci” . Bruno tentò anche la spiritosaggine “ Donbà, con tutte le birre che hai perso a poker me ce sò rifatto i mobili nuovi!!!”

Ma non sembrava ci fosse stato un grande effetto: don Bartolo fissava il tavolo, come immerso nei pensieri. “Ma forse non è così…. Me ne sono reso conto solo adesso”.

“ Bè, vedete – cominciò – il fatto è che anche io sono stato giovane, e non avevo la minima idea che mi sarei fatto prete. A 16-17 anni guardavo le gambe delle ragazze, facevo sogni erotico-romantici su di loro, mi ero fatto pure la ragazza con la quale andavo al cinema a pomiciare un pò nell’ ultima fila. Nulla di serio, anche se ci davamo le arie di persone vissute.

Un giorno, un martedì pomeriggio, squilla il telefono di casa, rispondo, e sento una voce femminile giovane e calda che chiede di me. Io rispondo, interdetto, e lei mi fa tutta una storia, dice che mi ha incontrato per caso, che le sono piaciuto tanto, che intendeva rivedermi. Malgrado le mie insistenze, però, mi disse solo che si chiamava Chiara, e non volle dirmi altro, nemmeno il suo numero di telefono.
Io ero perplesso, francamente incredulo. Cercai di farla cadere in fallo ma era pure intelligente, non ci cascò. Mi stuzzicò un pò e poi mi salutò.
Dimenticai quasi subito la faccenda, c’era da preparare il compito in classe di latino. Non ci pensai più finchè il martedì successivo il telefono squillò e la stessa voce dell’ altra volta riprese come se niente fosse il discorso interrotto. Era davvero calda e simpatica, chiacchierammo del più e del meno per un’ oretta, sotto lo sguardo di disapprovazione dei miei.
Chiara mi face capire di sapere varie cose di me, ci scherzò sopra, rise di una risata aperta, allegra. Stavolta non fu facile far finta di niente come l’ altra volta.
Siccome però pensavo ancora ad uno scherzo, accennai alla cosa con la mia ragazzetta di allora, che negò con una smorfia di rimprovero di saperne qualcosa. Allora lasciai perdere accantonando la faccenda tra le cose inspiegabili della vita.

Solo che il martedì successivo Chiara telefonò ancora, e così il martedi dopo e quello dopo ancora.
È difficile da spiegare come mai una voce telefonica possa diventare così importante. Il martedì sbrigavo velocissimamente i compiti e mi piazzavo vicino al telefono, in attesa.
Era bellissimo, ridevamo, scherzavamo, ci facevamo la corte l’ uno con l’ altro, ci raccontavamo pensieri, speranze, sogni, ma io continuavo a non capire chi mai potesse essere quella fata. Così la chiamavo tra me (e poi glielo dissi): la Fata del Martedi. E lei ne rideva, di una risata allegra, contagiosa.

Durò più di un anno, quasi due. Poi sparì.
Nessuna più telefonata importante, di martedì.

La vita comunque andò avanti: il liceo arrivò alla fine, superai la maturità e, in occasione della festa di addio che si tenne la domenica sera a casa di un compagno di classe, la mia fidanzatina mi comunicò di aver conosciuto un universitario più grande con cui prevedeva di sposarsi a breve e mi lasciò.

Devo confessare che la cosa non mi addolorò più di tanto: pomiciare al cinema va bene, ma una vita insieme è un’ altra cosa. Feci una faccia contrita e dispiaciuta e me ne tornai a casa, molto molto più leggero.
Passai il lunedi a dormire tutto il giorno; il giorno dopo, mentre studiavo i depliant dell’ università, il telefono squillò alla solita ora.
“ Sono Chiara – mi disse la solita voce, ma stavolta esitante – Ti va ancora di parlarmi?”
“ Chiara, - balbettai, - ma perchè sei sparita così, senza una parola? Ho pensato di tutto, e ci sono rimasto male, davvero male…”.

E così venni a scoprire l’ arcano: lei, la mia Fata del Martedì, era in realtà Margherita, l’ amica del cuore della mia ex ragazza. Un’ amica che pochi conoscevano perchè la mia ex ne era gelosa e non la presentava a nessuno.
Ne avevo visto una volta una foto in bikini: era bellissima ed era famosa per questo. Lavorava, faceva la modella, girava l’ Europa.
Mi spiegò che avevano ideato insieme il gioco per testare la mia fedeltà e la mia affidabilità ma poi, quando la mia ex aveva voluto interrompere il gioco, Margherita aveva continuato senza dirle niente perchè - disse con imbarazzo – ne era rimasta interessata e molto coinvolta.
E quando Ex scoprì che continuavamo a sentirci ebbero una lite furibonda che la costrinse stavolta a interrompere davvero.
Però adesso aveva saputo che ci eravamo lasciati e si sentiva libera di ricominciare. “Stavolta vorrei conoscerti di persona, e magari vorrei provare a mettermi con te. Ti sembrerà strano, ma ormai ti conosco bene, meglio di tutti gli altri che mi girano intorno, sei una bella persona e il nostro gioco mi ha coinvolta troppo, mi piaci davvero tanto. Dammi ascolto - e c’era una nota strana in quella bellissima voce – tentiamo...”.

Io ero senza parole, cercai di schermirmi e lei riprese: “Devo andare a Londra per lavoro, parto domani. Torno dopo le ferie e allora ci mettiamo insieme. Voglio davvero che tu ti tenga libero per me, lo farò anch’io”.

Non so come spiegarvi l’ ansia, l’ aspettativa piena di calore che mi riempì per tutta l’ estate.
Le altre ragazze non le vedevo neanche, e contavo i giorni…
Il problema fu che dopo le ferie Margherita non si fece viva. Aspettai – continuò Bartolo - la cercai, chiesi di lei in giro, senza risultato.
Aspettai ed aspettai ancora poi, con amari pensieri sulla costanza delle donne, cercai di mettere un cerotto sul mio cuore ferito, lasciai perdere e rivolsi la mia attenzione su altri fini; con un lungo e tortuoso percorso, sono arrivato fino qui”.

Noi ascoltavamo senza nemmeno un fiato.

“Ieri al supermercato chi ti vado ad incontrare? La mia ex ragazza. Ci siamo salutati un pò freddamente, tanto non c’erano dei veri trascorsi tra noi. Poi non ho resistito, e le ho chiesto di Margherita.
“ Ma come, non hai saputo? È morta!” Io ero senza parole e lei continuò “ Ti ricordi la maturità? Lei partì per lavoro a Londra, dimenticò che lì tengono la sinistra e, traversando la strada venne investita. È morta in ospedale. - continuò pensierosa – Mi dispiacque tanto, le volevo davvero bene… doveva dirmi qualcosa di importante al suo ritorno, ma non ho mai saputo cosa fosse”.

“ Capite, amici? – disse don Bartolo rivolto a noi – se non fosse successo questo io forse mi sarei messo con una delle più belle ragazze dell’ epoca, probabilmente sarei entrato nel suo giro, della moda, della bella vita, forse saremmo rimasti insieme e forse no, ma io certamente non avrei fatto quel percorso che alla fine mi ha portato qui. Non sarei diventato il prete che sono. E a questo punto mi è venuto un pensiero terribile: che Dio ne fosse geloso? Che non gradisse la nostra unione? Che l’ abbia fatta morire per non perdere questo prete?
E un pensiero mi assilla, non ci dormo più: quale sarebbe stata la mia vita con lei? Perchè, perchè non ho potuto godere del suo amore? È valsa la pena essere prete? La mia Fata del Martedì…”.

Don Bartolo piangeva senza ritegno. Non sapevo cosa dire, e anche Bruno buttò da una parte le carte senza parole.

Solo Casimiri riusci a parlare, con aria piena di comprensione:

“ Donbà, non sei il solo ad aver perso una persona cara. Ma tu lo sai che ti voleva bene, e la cosa deve scaldarti il cuore, non farlo avvelenare dal rancore. Verso Dio, poi! Tu, il miglio prete che io conosca!
Da medico, ti faccio una prescrizione: tu, il prossimo martedì e tutti i martedi che verranno, fino alla fine dell’ anno, celebrerai una messa, una messa speciale, per Margherita, la donna del tuo cuore, e tutti i martedi fino alla fine dell’ anno i tuoi amici, quelli veri, quelli qui presenti, verranno a pregare per lei insieme a te. Vero, amici, che verrete tutti??? “

Lo sguardo che ci lanciò non ammetteva repliche, io annuii meccanicamente, come gli altri; Bruno con aria preoccupata contava sulle dita i martedì impegnati in questa incombenza ma annuì pure lui.

Devo dire, con orgoglio, che nessuno di noi mancò alla parola data, neanche una volta.

E Donbà ritrovò un pò di pace


Daniele Zamperini
Il Bar dello Zozzo –-2020 –
Matite di Roberta Floreani



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stampato il 23/11/2024 alle ore 18:26:57