LA LEGGE ARRIVA ANCHE IN BORGATA Parte 3
Categoria : professione
Data : 05 ottobre 2023
Autore : admin
Intestazione :
[Si conclude, in modo un po' umoristico, la conquista della borgata da parte degli Avvocati]
Testo :
Tigresecca era venuta, cosa abbastanza inusuale, a prendere un caffè da Bruno.
L’ evento era inusuale perché sapevamo che lo studio legale aperto da poco era abbondantemente fornito di caffettiera e di caffè di marca. L’ orario inoltre si avvicinava più al pranzo che al caffè di mezza mattina… Il Sachem aveva perciò fiutato che ci fosse qualche motivo recondito. Bisognava però scoprire il modo di superare i confini di riservatezza dell’ Avvocatessa.
“ Buongiorno, Avvocato, qual buon vento? Posso offrirle un caffè?” L’ avvocatessa mi guardò un po’ stralunata, poi mi scoppiò a ridere in faccia. Oddio, definire uno scoppio di risa quel rumorino sommesso che emise era un’ esagerazione, ma esprimeva bene l’ intenzione, ed era il massimo che finora eravamo riusciti a sentire emettere, un progresso… “ Lei è il Sachem, vero? Me ne hanno parlato” Annuii: “ Questo signore accanto a me è il dott. Casimiri, il medico condotto, l’ altro è Giulio, il terzo è Mandrago, ma credo che vi conosciate già” Li guardò poi si voltò nuovamente verso di me. “ Mi hanno detto che lei racconta storie divertenti e istruttive, è vero?” Annuii ancora. Ero perplesso, e visto ciò che i suoi clienti mi avevano raccontato, mi misi un po’ all’ erta. “ E dicono anche che qui a Collerotto siate molto riservati, che le cose raccontate a voi restano riservate” Annuii. “ Sa – continuò - anch’io ho qualche storia da raccontare. Vuole che ne racconti una fresca fresca, proprio di oggi? – e vedendo la mia aria guardinga mi si avvicinò sussurrando – Scusi la mia cautela, devo stare attenta, dopo tanta fatica per farmi fama di professionista seria e riservata non posso rischiare di rovinare tutto diffondendo in giro storie un po’ troppo… strane!” Stavolta a ridere fui io “ Addirittura! Guardi che a Collerotto sono abituati alle cose più strane…”. “ Facciamo così, facciamo una gara: raccontiamo una storia per uno, di quelle divertenti, ambientata in Tribunale o comunque collegata alle questioni legali. Chi perde paga il pranzo, va bene? La giuria… - si guardò intorno, vide Don Bartolo e Parrocchi al bancone – la faranno il nostro Parroco e il rappresentante dell’ autorità Giudiziaria, va bene?”. Annuii. Il fatto che avesse parlato del ‘nostro’ Parroco me la rese più simpatica, cominciava ad essere dei nostri. Cominciai io, con una storia un po’ tragicomica ma che faceva pensare.
IL RACCONTO DEL SACHEM Anche se avevo sempre cercato di tenermene alla larga, il fatto di essere il Sachem della borgata mi esponeva ogni tanto ad essere chiamato in Tribunale come “persona informata sui fatti”; in altre parole mi si chiedeva di testimoniare su un fatto o su un altro, a volte contro gli amici di Collerotto. Spesso si trattava di brave persone che, vivendo in un ambiente “selvatico” si esponevano ai rigori della legge per motivi futili o pretestuosi. E’ incredibile quante volte mi succedeva, in questi casi, di soffrire di annebbiamenti di memoria dovuti all’ età che mi rendevano del tutto inutile.
Quel giorno me ne stavo seduto nel corridoio aspettando, con santissima pazienza, di essere chiamato a testimoniare. Per passare il tempo mi divertivo a fare l’ aria distratta e mezza addormentata perché l’ esperienza mi aveva insegnato che fuori delle aule la gente tendeva a parlare più liberamente, e si sentivano un sacco di cose interessanti.
Stavo così quando vidi uscire di furia dall’ aula un avvocato con la faccia paonazza, l’ aria indiavolata e i capelli ritti. “ Non è possibile! – gridava – Non è possibile! “ e si mise a menare pugni alla parete.
Accorsero altri colleghi, evidentemente degli amici, per calmarlo e per chiedere cosa fosse successo. “ Ho perso una causa! – continuava a ringhiare l’ interessato – La causa più facile e più tranquilla della mia carriera, e l’ ho persa! E dovrò pure spiegarlo al cliente!”. “ Ma di che si trattava? “ Chiese uno degli intervenuti. Nel frattempo si stava radunando un piccolo crocchio di colleghi. “Un procedimento per guida senza patente”. Pugno sulla parete. “ Non può trattarsi di uno che guidava avendo dimenticato la patente a casa, quello non ricade nel codice penale – intervenne uno anziano, con l’ aria del professore – Si trattava di uno che non aveva proprio conseguito la patente, no?” “ No, l’ interessato l’ aveva regolarmente ottenuta”. Altro pugno alla parete. “ Era scaduta o aveva perso di validità per qualche motivo?” “ No, era valida e non era stata ritirata o simile. Solo che quando l’ hanno fermato non l’ aveva con sé e la polizia ha inoltrato il verbale di guida senza patente, come se non l’ avesse mai ottenuta. Un errore.” . L’ avvocato, che aveva smesso di dare pugni alla parete continuava ansimare per la rabbia. “ Ma allora che è successo? Non sei riuscito a dimostrarne il regolare possesso?”
L’ avvocato riprese il colorito paonazzo che aveva all’ inizio “ Macché! La patente – e qui ricominciò ad alzare la voce scandendo le parole – LA PATENTE E’ STATA DA ME ALLEGATA AGLI ATTI!!! E IN ORIGINALE!!!”.
Il brusio del corridoio si era interrotto di colpo.
“ Però il giudice aveva fretta, ha detto che aveva un invito a pranzo, ha letto i capi d’accusa e ha chiuso la causa con la condanna SENZA NEMMENO APRIRE IL FASCICOLO!!!”.
I presenti si guardavano allibiti: “ Non è possibile! “ E’ incredibile” “ Roba da esposto al CSM” “Roba da ricorso immediato” “ Fai appello, che vinci di sicuro!”
L’ avvocato ormai ansimava sottovoce: “ Sì, l’ appello! Intanto il cliente, visti i tempi, avrà per chissà quanti anni il carico pendente nella fedina penale, e poi dovrà pure spendere altri soldi… Mica lo so se gli conviene! E io intanto – concluse - dovrò evitare di farmi menare, è pure un ex-pugile!”. E se ne andò mogio mogio…
Lo rividi un paio di giorni dopo al bancone del bar di fronte al tribunale che, assieme ad un collega sbocconcellavano la classica colazione di mezza mattina, cappuccino e cornetto. Lui masticava con difficoltà perché, come notai, aveva la mandibola gonfia ed un occhio pesto. Non ho resistito: mi sono accostato e l’ ho salutato.
“ Buongiorno avvocato – e, come accorgendomi dei lividi – Oh, Ma cosa le è successo?” E lui, di malavoglia “ Un incidente…”. “ Un incidente stradale? Ma guarda che roba! – ho fatto io con aria dispiaciuta – Certa gente non dovrebbe nemmeno averla, la patente! ”
E mentre l’ altro avvocato preso da un parossismo di risate cercava di non spruzzare in giro cappuccino e cornetto, lui mi guardò imbambolato, poi fece per parlare ma io mi ero allontanato immediatamente, con aria innocente...
Bruno rideva: “Sachè, certe volte sei stronzo forte! Io t’ avrei menato!” “ Sì, ma prima bisognava prenderlo!” intervenne, ridendo pure lui, Casimiri - E il Sachem non è facile da acchiappare…”.
Ridacchiammo ancora per qualche istante, poi ci voltammo tutti a sentire Tigresecca. IL RACCONTO DI TIGRESECCA “ Ecco, proprio stamattina sono stata in Tribunale per seguire una causa. Non ne sapevo quasi niente perché ero lì come sostituta di un collega che si era sentito male durante la notte – pausa, poi guardò fissamente Giulio – Non mangiate le ostriche comprate per strada alle bancarelle, non hanno gli effetti sperati sulla virilità e possono invece indurre problemi inaspettati a livello digerente… - fece un’ altra pausa, poi scoppiò a ridere - Il collega ha dovuto trascorrere la notte, anziché con la bionda segretaria, abbracciato appassionatamente alla tazza del water.”
Anche i componenti della Giuria scoppiarono a ridere. Tigresecca riprese la narrazione.
“ Arrivo e trovo la stanza del Giudice piena di gente. Mi chiesi cosa fosse successo, e quante cause si dovessero discutere. Un collega mi rivelò, con mio stupore, che c’era un’ unica causa, quella per cui ero venuta anche io”. “Io sono il rappresentante della parte lesa ” mi spiegò “ Solo contro tutti” “ Un incidente stradale?” “ Bé, diciamo di sì”
Mi chiedevo cosa significasse quella strana risposta. Cercai di prendere il fascicolo di causa per capirci qualcosa, ma se lo stavano passando di mano in mano, ridacchiando. Io mi rassegnai a stare da una parte aspettando il mio turno e cercando qualche faccia conosciuta che mi spiegasse quello strano clima ridanciano.
Il giudice era un tizio abbastanza giovane, calvo e un po’ balbuziente, con la faccia severa un po’ cavallina. Prese il fascicolo e cominciò con voce monotona la solita tiritera:
“ È pre-presente la parte lesa signor X (e di ciascuno leggeva le generalità) rappresentato dall’ avvocato Y, è presente l’ avvocato Tizio ra-rappresentante della Regione, l’ avvocato Caio rappresentante della Croce Rossa, l’ avvocato Sempronio ra-rappresentante della Società assicurativa Z…” e continuò cosi leggendo un’ interminabile lista di nomi. Io mi inserii quando lesse il nome del collega che sostituivo. Alla fine sembrò terminare.
“ Ora – continuò il giudice - leggiamo i rapporti sull’ accaduto, e ce-cerchiamo di finirla in fretta! Dunque! Il giorno tale il signor X alla guida della propria ve-vettura veniva a collisione con la vettura guidata dalla controparte Z. Poiché riferiva di aver riportato traumi e contusioni in va-varie parti del corpo, veniva chiamata un’ ambulanza che caricò l’ in-in-infortunato procedendo ad alta velocità e a sirene spiegate verso il vicino Ospedale.
All’ altezza dell’ incrocio con via talaltra l’ ambulanza – e qui fece una brevissima pausa - ve-veniva a co-collisione con una vettura che traversava l’ incrocio. Va stabilito se il semaforo fosse ve-verde o rosso. L’urto fece ruotare su sé stessa l’ ambulanza e la mandò a sbattere contro un camioncino che proveniva da direzione opposta. L’ urto fece aprire la po-portiera posteriore dell’ ambulanza e – qui il giudice emise una specie di singhiozzo strozzato – la ba-barella munita di ruote su cui era adagiato il signor X veniva proiettata fuori e cominciava a percorrere la strada, che era in discesa, aumentando la velocità. All’ incrocio successivo – tutti già ridacchiavano coprendosi la faccia - la barella, naturalmente priva di sirena o altre segnalazioni, traversava l’ incrocio a tutta velocità venendo a co-collisione – e qui il giudice nascose la faccia cercando di soffocare una risata che venne fuori come una specie di nitrito – con un’ autovettura che, pur frenando, non era riuscito ad evitarla del tutto mandandola a terminare la sua corsa contro una vetrina. Il signor X, ancora legato sui resti della barella, veniva immediatamente prelevato da un’ altra ambulanza giunta subito dopo e trasportato, fo-fo-fortunatamente senza altri incidenti – e qui si interruppe, cercando di mascherare le risate con dei colpi di tosse nel fazzoletto - in Ospedale dove veniva ri-ricoverato…”.
“Scusatemi - aveva balbettato a questo punto il giudice posando il fascicolo e piegandosi in due in preda ad una irrefrenabile risata - lo so che non è educato, ma non riesco proprio a trattenermi” .
“ Ti dico la verità, Sachem, pure io non sono riuscita a trattenermi; tutta la stanza rideva. Credo che non si sia mai sentita una simile ilarità in un tribunale.
Poi avresti dovuto sentire i commenti degli avvocati: “ Aho, ma chi gliel’ avrà fatta la fattura, a questo? ” “ Speriamo che non faccia il tassista!” “ Ce l’ avrà la patente di iettatore?” “ Io sull’ autobus con questo qui non ci salgo mica” “Già che c’ era poteva fare una visitina in chiesa, no?” “ Ma magari l’ aveva fatta, visto che è ancora vivo!”
“ Sai, tra me e me ringraziavo Iddio di essere solo una sostituta: immaginavo già gli avvocati affilare le armi e poi tirare fuori tutti i cavilli possibili per decidere chi avrebbe pagato i danni: il primo automobilista? La Croce Rossa? Il secondo automobilista? E quali danni derivavano dal primo, quali dal secondo e quali dal terzo incidente? È stata la prima volta che sono stata contenta di non essere la titolare, anche se credo che magari mi sarei pure divertita ”.
Intorno all’ Avvocatessa si era radunato un piccolo capannello; tutti ridevano e commentavano “ Io sò de Napoli, gli regalo un cornetto portafortuna!” “ Donbà, gliela puoi fare una benedizione speciale?” Una Canarina scoppiò a ridere: “ Aho, se quello viene da me lo faccio pagà er doppio!”
Poi Tigresecca mi guardò, stavolta aveva un sorriso simpatico, e gli occhi ridevano,un po' sfottenti: “ Quindi ho perso l’ intera giornata e non ho guadagnato un soldo. Ora ho anche un po' di fame. Ma se il Sachem è galante come dicono, non potrebbe ritirarsi dalla gara e offrirmi il pranzo?”
Accentuò il sorriso; Parrocchi e Don Bartolo mi guardavano ridendo sotto i baffi aspettando la mia risposta, mentre Bruno non riuscì a trattenersi:
“ Paga, Sachè, fai meno l’ avaraccio, e paga bene! – poi sottovoce, chino verso di me – Faje mette su ‘n antro po' de ciccia!”
Mi guardai intorno cercando di non mettermi a ridere anch’ io e siccome so riconoscere quando è il momento di fare buon viso, con una certa aria di superiorità misi mano al portafogli.
Devo dire la verità, mi ero proprio divertito…
Daniele Zamperini "Noi, quelli del Bar dello Zozzo" Matite di Roberta Floreani
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