Schizofrenia: una malattia virale?
Categoria : psichiatria_psicologia
Data : 30 dicembre 1999
Autore : admin
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2.12.1999 Si aprono nuove prospettive di terapia Ricercatori della Johns Hopkins University hanno recentemente annunciato una scoperta che farà discutere. Si tratta di un marker per la schizofrenia, una delle più gravi malattie psichiatriche conosciute, che potrebbe consentire una diagnosi precoce della malattia. I risultati delle ricerche sono stati esposti in occasione del Symposium of Neurovirology and Neuroimmunology of Schizophrenia and Bipolar Disorders tenutosi a Bethesda (USA), qualche setttimana fa. I ricercatori hanno analizzato il liquido cerebrospinale di pazienti schizofrenici riuscendo a evidenziare una consistente attività della proteina virale detta transcrittasi inversa (RT) caratteristica della famiglia dei retrovirus. Da molti anni ormai vari gruppi di ricerca hanno trovato evidenze sperimentali che legano l’attività di questi particolari virus a numerosi casi di schizofrenia, ma fino a oggi la loro presenza era stata evidenziata solo nei tessuti cerebrali analizzati post-mortem. I retrovirus sono agenti ben conosciuti tra le malattie infettive, e costituiscono una vasta famiglia alla quale appartiene anche il virus HIV responsabile dell’AIDS. La caratteristica che li accomuna consiste nel fatto che il loro genoma non è costituito da DNA, ma da una molecola di RNA, che negli altri organismi rappresenta invece il “tramite” tra l’informazione codificata nel genoma e le proteine che vengono prodotte. Per potersi replicare, questi virus hanno bisogno quindi di fare il percorso inverso, passando dall’RNA al DNA. Questa è la funzione svolta dalla proteina RT (reverse transcriptase), che aumenta dunque la sua attività ogni volta che il retrovirus è in fase di replicazione. Se si riesce a trovare un marker specifico e si sa dove cercarlo, si può anche prevedere, ogni volta che si osserva un aumento dell’attività, che il soggetto sta per essere colpito da un episodio psicotico, afferma Frances Yees, ricercatore allo Stanley Neurovirology Laboratory misurare l’attività di RT nel liquido cerebrospinale dei pazienti potrebbe fornire il primo vero strumento di diagnosi precoce della schizofrenia e potrebbe anche consentire di affrontare la malattia con un diverso approccio terapeutico. Adesso il team di Frances Yee sta pensando di estendere gli esperimenti ad un gruppo più vasto di pazienti, allo scopo di confermare la veridicità delle affermazioni. La comunità scientifica sembra avere accolto con favore la notizia, ma lancia un generale invito alla cautela almeno fino a quando I ricercatori non avranno formalizzato la loro scoperta in una pubblicazione scientifica. Le Scienze www.lescienze.it
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