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NAPOLI, CAPITALE MONDIALE DEL "RAGIONAMENTO ACROBATICO"

Categoria : psichiatria_psicologia
Data : 30 aprile 2000
Autore : admin

Intestazione :



Testo :

Puo’ capitare che una persona proveniente da Rotterdam, ottimo autista, rispettoso delle regole e dei regolamenti, si trovi a dover essere trasportato da un taxi a Napoli. Un' esperienza del genere viene descritta comunemente come un episodio allucinante. Il narratore non puo’ nascondere i suoi sentimenti: disagio, preoccupazione, momenti di puro terrore. Ad ogni incrocio, e' necessaria una preghiera; ad ogni semaforo l’angosciosa attesa di un urto che non avviene mai. Eppure questo passeggero arriva alla sua meta sano e salvo anzi, guardando qualche statistica, potrebbe accorgersi che gli incidenti gravi avvenuti nel napoletano sono percentualmente inferiori a quelli avvenuti nella sua ordinatissima citta’ del nord. E se il nostro passeggero e’ una persona dotata di capacita’ speculative non puo’ fare a meno di chiedersene il perche’. Viene spontaneo percio’ fare un parallelo tra gli autisti delle due diverse citta’.

L’autista del nord, tipicamente, e’ un autista rispettoso delle regole e per questo motivo, inconsciamente, convinto che ciascun altro autista abbia la sua stessa sensibilita’ al problema. Per questo motivo quando arriva a incrocio in cui sa di avere precedenza, esso tende ad applicare letteralmente il codice della strada e a pensare "Io so di avere la precedenza, chi viene dalle traverse sa di dovermi dare la precedenza, io passo tranquillo perche’ tutti mi daranno la precedenza". Questo e’ vero finche’ non si trova la persona che, non seguendo la stessa linea di ragionamento, omette la precedenza causando gravissimi danni.
L’autista napoletano opera una la strategia diversa: arrivato ad un incrocio sa che non puo’ dare per scontato un comportamento generale rispettoso delle norme del traffico. E’ per questo che sceglie di mettere sempre in discussione tutto, volta per volta. Cosa fa allora? Guarda negli occhi l’altro conducente e cerca di capire quali siano le sue intenzioni, indipendentemente dal fatto che il semaforo sia rosso o verde, dal fatto di venire da destra o da sinistra. Ha inizio cosi’ una sorta di dialogo visivo. Le due autovetture compiono piccoli movimenti in avanti e, attraverso successivi passi di una danza a loro ben conosciuta, i due autisti capiscono chi deve passare e chi deve aspettare. Si tratta insomma di una forma di negoziazione sociale che viene messa in atto ogni volta, il che vuol dire che l’autista non sara’ mai sicuro di avere o non avere la precedenza magari passando cento volte per lo stesso incrocio.

Questo episodio mette in evidenza due tipologie diverse di ragionamento. Il primo che segue una norma generale e la applica, l’altro che si orienta invece caso per caso. Il primo ragionamento prevede dei confini ben precisi, superati i quali si incorre nelle infrazioni che verranno senza dubbio sanzionate. Il secondo tipo di comportamento (quello dell’autista napoletano) e’ diverso: non che egli ignori il codice della strada, bensi’ egli viola una regola generale per cercare un accordo a livello locale cioe' in rapporto alle diverse situazioni. E’ come se dicesse: "Si, e' vero che bisogna dare la precedenza a chi viene da destra, ma in questo caso e' veramente necessario o si potrebbe fare diversamente?". Questo di modo differente di intendere una regola comporta una instancabile forma di negoziazione che fa del guidare una vera e propria attivita’ di comunicazione e di interscambio. Il codice della strada viene violato ma questa violazione assume un valore diverso a seconda delle circostanze in cui si verifica (che potrebbero, piu’ o meno, giustificarla).

Trasferendo il discorso a livello cognitivo, puo’ essere cosi’ schematizzato: l’automobilista di Rotterdam sembra seguire una forma di ragionamento che i logici chiamano sinteticamente "se P allora Q" tutte lo volte che compare "P" cioe’ (ad esempio un semaforo rosso) bisogna attenersi al comportamento "Q" (fermarsi). Gli elementi presi in considerazione da questo ragionamento sono solo due: il semaforo e il regolamento stradale. In tal modo questo ragionamento sembra dare per scontato che i contesti siano tutti uguali indipendentemente dalle circostanze particolari. La visione del mondo che tale argomentazione implica e’ abbastanza limpida, con un rapporto diadico tra cittadino e norma che sembra dire: "Se tutti si comportano come dice la legge, le cose funzionano bene". Questo ragionamento non fa una piega dal punto di vista formale.

Il secondo comportamento, quello napoletano, e’ meno perentorio e sembra seguire un ragionamento che dice: "Se trovo il verde io dovrei avere la precedenza, ma attenzione! Non e’ detto che l’altro me la dia. Quello che mi puo’ capitare e’ di dover incontrare qualcuno che pensa di averla lui e che quindi la prenda dove pure non gli spetta". Dato che non esiste la sicurezza del "Se P allora Q" l’unica cosa che rimane da fare e’ regolarsi in base al contesto. Cosi’ il modo in cui l’automobilista napoletano elabora la regola non e’ semplice e diadico, ma complesso perche’ dipende dalle circostanze contestuali tra cui, molto importanti sono le intenzioni anche dell’altro automobilista. E la decifrazione dei comportamenti deriva da un contesto di messaggi intrecciati e complessi che si lanciano gli automobilisti coinvolti nell’incrocio. La decisione viene presa non in base ad una regola precisa ma per tentativi ed errori. Il ragionamento "napoletano" utilizza quindi tre elementi: il semaforo, la regola, il contesto. Il rosso secondo la regola generale vuol dire stop, ma in base ad un contesto puo’ voler dire avanti ed in base a un altro contesto puo’ voler dire nuovamente rosso. Mentre il processo dell’automobilista di Rotterdam implica quindi un meccanismo di tipo deterministico e riflesso (somigliante ad esempio al riflesso rotuleo) il secondo tipo di ragionamento implica invece un processo interpretativo. Questi due tipi di concetti interagiscono tra loro ed esprimono due mondi culturali diversi ma in realta’ molto collegati.

E’ in effetti molto difficile poter vedere nella vita di tutti i giorni un legame diadico (tipico della prima forma di ragionamento) tra una definizione e un oggetto. Ad esempio si pensi alla parola libro: un libro viene definito in un certo modo nel dizionario, per cui su questa definizione viene costruita l’immagine di un libro a cui paragonare l’oggetto che noi vediamo in quel momento e che puo’ corrispondere o no a tale definizione. Pero’ noi sappiamo bene che ci sono forme di libri che possono non essere contenuti o pienamente rispondenti a tale definizione: puo' essere, ad esempio, mancante di alcune parti o di alcune caratteristiche specificate nel dizionario. Ecco allora che la nostra esperienza sovrappone al prototipo ricavato dal dizionario una serie di immagini sovrapposte che corrispondono comunque a "libro". Allorche’ si costruisce la nuova immagine di libro, questa si fonda su un ragionamento di tipo "acrobatico" che tiene soistanzialmente conto del contesto in cui noi osserviamo quell’immagine. E' per questo che, inconsciamente, tutti sappiamo che "ogni eccezione conferma la regola", vale a dire che ogni regola contiene delle violazioni con le quali occorre venire a patti. Noi quindi costruiamo una regola che e’ "quasi una regola" perche’ ammette che ci sono circostanze in cui puo’ essere contraddetta. E’ necessario percio’ che ci si renda conto che tutti noi abbiamo quotidianamente a che fare con delle "violazioni delle norme", anche quelle che sembrano assolutamente fisse, stabili, inamovibili ma che in realta’ ammettono interpretazioni, eccezioni, variazioni dipendenti dal contesto. Persino la norma principe che vieta di uccidere contempla l’eccezione della legittima difesa o della guerra di difesa della Patria. E’ molto utile percio’ imparare coscientemente la tecnica del ragionamento "napoletano" in quanto, allorche’ la classificazione della realta’ mediante le regole della tassonomia non risultano soddisfacenti si impari a discutere negoziando i punti di vista onde trovare una via d’uscita che tolleri i casi ambigui, conflittuali, dilemmatici.

(A. Smorti, "Psicologia contemporanea", 157, 2000)



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