Una cura per la mucca pazza?
Categoria : scienze_varie
Data : 30 aprile 2000
Autore : admin
Intestazione :
Sperimentato con successo sui topi un composto chimico che rallenta lo sviluppo dell'encefalopatia.
Testo :
I tetrapirroli ciclici, composti chimici finora utilizzati nella cura dei tumori, sono efficaci anche nel ritardare lo sviluppo nei topi dell'encefalopatia spongiforme, malattia molto simile alla sindrome della mucca pazza, diffusasi negli anni passati tra il bestiame inglese. È quanto affermano in un articolo apparso sulla rivista Science i ricercatori del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) statunitense, sulla base dei risultati di una ricerca effettuata nello stesso istituto. L'encefalopatia spongiforme è un gruppo di malattie degenerative dell'encefalo, a incubazione molto lunga, causate probabilmente da prioni, agenti infettanti costituiti da proteine con una struttura alterata che non permette loro una corretta funzionalità e che ne provoca l'aggregazione nel sistema nervoso centrale. I tetrapirroli ciclici, secondo i ricercatori, impedirebbero questa aggregazione tossica, tipica di tutte le forme del morbo, sia di quelle animali, sia di quelle che colpiscono l'uomo. Precedenti studi effettuati in vitro avevano dimostrato l'efficacia del composto nell'inibire la trasformazione delle normali proteine del prione nella forma alterata che causa la malattia - ha spiegato Suzette Priola, del NIAID - perciò abbiamo avviato la sperimentazione in vivo su topi nei quali era stata indotta la scrapie, una forma di encefalopatia che colpisce gli ovini. Somministrati nella fase precoce della malattia, i composti hanno allungato la sopravvivenza degli animali anche del trecento per cento. Il farmaco, tuttavia, non ha dimostrato la stessa efficacia in una somministrazione più tardiva: tale circostanza potrebbe costituire una difficoltà nella futura sperimentazione umana. La diagnosi della malattia di Kreutzfeld-Jacob, la forma di encefalopatia che colpisce l'uomo, può essere fatta solo dopo l'insorgenza dei primi sintomi - ha continuato Suzette Priola - L'estrema varietà dei composti ancora da testare fanno comunque ben sperare di arrivare in futuro a una terapia efficace. Le Scienze www.lescienze.it
|