Sorgenti di toxoplasmosi in donne gravide
Categoria : infettivologia
Data : 30 luglio 2000
Autore : admin
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In Europa, la toxoplasmosi congenita colpisce da 1 a 10 su 10000 neonati, dei quali tra l'1% e il 2% sviluppano difficoltà di apprendimento o muoiono, e tra il 4% e il 27% sviluppano lesioni oculari che portano a riduzione unilaterale permanente della vista. Una prevenzione efficace della toxoplasmosi congenita dipende dall'evitare l'infezione durante la gravidanza. L'infezione si acquisisce ingerendo cisti tissutali vitali contenute nella carne o oocisti eliminate dai gatti che contaminano l'ambiente. Obiettivo di questo studio caso-controllo è l'identificazione delle principali sorgenti di toxoplasmosi nelle donne in gravidanza. Materiali e metodi. Sono stati esaminati i casi di toxoplasmosi acuta in donne gravide diagnosticati tra gennaio 1994 e giugno 1995 in sei centri europei (Napoli, Losanna, Copenaghen, Oslo, Bruxelles, Milano). Le donne sono state indagate mediante un questionario riguardo età, parità, scolarità, viaggi all'estero, occupazioni a rischio elevato, esposizioni ambientali, contatto con gatti, consumo di acque non trattate, consumo di carni crude o poco cotte, verdure crude, carni stagionate, salumi, assaggio di carne cruda durante la cottura, lavoro nei campi o nel giardino con le mani nel terreno. Risultati. Sono state arruolate 252 donne infette e 858 controlli. I fattori di rischio più fortemente predittivi di infezione acuta nelle donne gravide sono stati il consumo di agnello, manzo o selvaggina poco cotti, il contatto col terreno, e i viaggi all'estero al di fuori di Europa, Stati Uniti o Canada. Il contatto con gatti non era un fattore di rischio. Per il 30 - 63% le infezioni nei diversi centri sono state attribuite al consumo di carne poco cotta o affumicata, per il 6 - 17% al contatto col terreno. Conclusioni. La carne poco cotta o affumicata è il principale fattore di rischio per l'infezione da toxoplasma in tutti i centri. Le strategie preventive dovrebbero cercare di ridurre la prevalenza di infezione nella carne, migliorare l'etichettatura della carne con l'indicazione dei metodi di allevamento e produzione, e migliorare la qualità e la quantità delle informazioni sanitarie date alle donne in gravidanza. A. Schipani, da British medical Journal, 15 luglio 2000
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