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Dislipidemie |
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Bolognesi:
La dislipidemia, ripeto, è uno dei maggiori fattori di rischio per la malattia coronarica (in inglese Coronary Heart Disease o CHD), e la sua gestione è importante per la prevenzione degli eventi cardiovascolari. La terapia con farmaci ipolipemizzanti rivolta a pazienti ad alto rischio di malattie cardiovascolari, ha dimostrato, in esperimenti clinici, di poter ridurre l’incidenza del primo e dei successivi episodi di CHD.
Rossi:
Hai citato prima le statine. Suppongo però che siano disponibili anche altre classi farmacologiche.
Bolognesi:
I farmaci usati appartengono a classi chimiche differenti [inibitori dell’HMG-CoA reduttasi o statine], derivati dell’acido fibrico [fibrati], dell’acido nicotinico [niacina] e i sequestranti degli acidi biliari [resine]) che modificano i livelli di lipoproteine nel plasma attraverso differenti meccanismi d’azione. La monoterapia con statine, che inibisce l’enzima intracellulare della biosintesi del colesterolo, e con sequestranti degli acidi biliari, che riduce l’assorbimento degli acidi biliari nella parte terminante dell’ileo, abbassa dapprima le lipoproteine a bassa densità (colesterolo LDL) aumentando l’attività epatica dei recettori LDL. La monoterapia con fibrati, i quali fungono da leganti del PPARalfa (recettore perissosomico), un fattore trascrizionale che influenza l’espressione genetica del metabolismo dei lipidi, riduce le lipoproteine a bassissima densità (VLDL) e i trigliceridi, e aumenta le lipoproteine ad alta densità (HDL). La monoterapia con niacina riduce i trigliceridi epatici e gli inibitori del catabolismo dell’HDL-colesterolo.
Rossi:
Puoi riassumerci le controindicazioni e gli effetti collaterali di questi farmaci?
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