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Psicosi |
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Ressa: Argomento poco piacevole.
Rossi: Per fortuna dividiamo l’onere della cura con altri. Il paziente psicotico, infatti, è di regola seguito dallo psichiatra perché l’inquadramento diagnostico e la gestione terapeutica di queste forme morbose sono impegnativi e richiedono spesso competenze specialistiche.
Ressa: Potresti definire questo gruppo di malattie?
Rossi: Da un punto di vista generale si può dire che le psicosi sono caratterizzate da alterazioni del pensiero (deliri), alterazioni dell’affettività (blocchi psicomotori, catatonia, difficoltà a stabilire rapporti con gli altri, depressioni, agitazione psico-fisica), della percezione (allucinazioni), disturbi dell'eloquio (discorsi irrazionali o incomprensibili), confusione mentale. Questi sintomi, combinandosi in vario modo tra loro, portano ad un comportamento patologico più o meno grave con limitazione della vita di relazione. Mentre i nevrotici riescono a condurre una vita sociale buona nelle psicosi viene alterata a tal punto la capacità di pensiero e di giudizio che il malato perde il contatto con la realtà e con le persone che lo circondano. Insomma, per capirci, la psicosi è quella che un tempo veniva comunemente chiamata “pazzia”.
Ressa: Quali sono i sintomi delle psicosi?
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