Ressa: Dobbiamo dire chiaramente però che la malattia di Parkinson attualmente è incurabile.
Rossi: In effetti il trattamento può al massimo ridurre i sintomi nelle forme iniziali e in qualche modo rallentare la progressione della disabilità e migliorare la qualità di vita ma non riesce quasi mai a portare al controllo completo della malattia. E’ dubbio inoltre che il trattamento possa ridurre la mortalità . Ricordo a tal proposito che il Parkinson è associato ad un aumento della mortalità, rispetto alla popolazione generale, di circa 2-3 volte.
Ressa: Ma quali sono gli interventi che si sono dimostrati più efficaci, almeno sulla base della letteratura?
Rossi: Diventa difficile passare in rassegna tutti gli studi esistenti sui vari trattamenti. Può essere utile il giudizio sulle varie opzioni dato da Clinical Evidence, che come al solito ci viene sempre in aiuto:
1) Malattia iniziale Utile la L-dopa ad azione immediata associata a un inibitore della decarbossilasi periferica L-dopa a rilascio modificato non è più utile dell’equivalente a rilascio immediato Per altri farmaci (dopamino-agonisti con/senza L-dopa, selegilina) il rapporto rischi/benefici è critico
2) Malattia con complicanze motorie da L-dopa L’ aggiunta di un COMT inibitore o di un dopamino-agonista alla L-dopa probabilmente porta a rischi che si bilanciano con i benefici
3) Chirurgia Per la pallidotomia i rischi e i benefici sono probabilmente simili, mentre non è nota l’efficacia di altri interventi (stimolazione profonda del pallido e del nucleo subtalamico, talamotomia e subtalamotomia, stimolazione profonda del talamo).