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Morbo di Parkinson |
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Ressa: Proprio per questi motivi alcuni esperti consigliano di “risparmiare” nelle prime fasi la levodopa e stimolarne semplicemente la produzione residua, in questo modo si guadagna qualche anno di efficacia terapeutica
Rossi: La terapia di solito viene impostata dallo specialista. I farmaci usati sono la levodopa (associata alla carbidopa, un inibitore enzimatico della dopa-decarbossilasi che permette al farmaco di agire a livello cerebrale senza essere degradato subito a dopamina), i dopaminoagonisti, a loro volta suddivisi in ergolinici (bromocriptina, lisuride, pergolide, cabergolina), non ergolinici (apomorfina, ropinirolo, pramepixolo), e inibitori enzimatici (selegilina), gli anticolinergici (triesifendile, biperidene, orfenadrina),gli inibitori della catecol-O-metiltrasferasi periferica o COMT (tolcapone ed entacapone) e l'amantadina. La rivastigmina sembra portare un beneficio, comunque assai modesto, nelle forme non avanzate di demenza associata al Parkinson a scapito di un aumento degli effetti collaterali come nausea, vomito e tremori. (Emre M et al. Rivastigmine for Dementia Associated with Parkinson's Disease. N Engl J Med 2004 Dec 9; 351:2509-2518). Nel marzo 2007 la pergolide è stata ritirata dal commercio per i possibili effetti collaterali (valvulopatie cardiache). La scelta del farmaco o dei farmaci nelle fasi iniziali dipende da un serie di fattori come la gravità, l'età, gli effetti collaterali, ecc. ed è opportuno sia effettuata da medici specializzati nel trattamento di questa malattia perché richiede grande esperienza e competenza per minimizzare e ritardare la comparsa delle complicanze tardive della terapia come fluttuazioni e discinesie.
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