Rossi: In maniera sconsolata. In definitiva questi malati potrebbero trarre più beneficio dalla pratica di attività ricreative e intellettuali in strutture adeguate, che però attualmente sono poco diffuse, e che dovrebbero essere gestite da personale specializzato a seguire questo tipo di malati. Uno studio ha dimostrato per esempio l'utilità della terapia occupazionale [24]. Un altro aspetto importante è l'assistenza che le istituzioni (comuni, ASL) dovrebbero dare alle famiglie che scelgono di tenere a casa il malato. Si tratta di malati molto difficili che assorbono tempo, risorse ed energie e che spesso vengono istituzionalizzati perché la struttura odierna della famiglia non è più in grado di prendersi cura di loro. L'assistenza ad un malato demente mette a dura prova la resistenza fisica e psicologica del caregiver e può portare ad una vera e propria sindrome da burn-out. Più che di farmaci questi pazienti e i loro familiari hanno quindi bisogno di servizi efficienti di assistenza sociale. Aiutare il paziente a rimanere inserito nel suo contesto relazionale e familiare con attività occupazionali manuali e intellettuali (lavori di giardinaggio per esempio o ascoltare musica o letture o giocare a carte), di blanda attività fisica, con una terapia di gruppo che faciliti la socializzazione ed eviti al paziente di sentirsi e di trovarsi isolato ed emarginato sono sicuramente risposte da migliorare, mentre va evitata l'enfatizzazione dei farmaci che per ora, purtroppo, sembrano costituire solo una soluzione parziale.