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Un vestito a misura d'uomo |
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pag 8
STAVOLTA DECIDO IO
Roberto è un mio paziente settantenne affetto da una modesta forma di ipertensione, compensata dal trattamento. E' stato un operaio di una grossa fabbrica e ora si gode la meritata pensione. E' in buona salute ma ogni tanto, soprattutto perché spinto dalla moglie, un tipo molto apprensivo, esegue degli esami di laboratorio. Nel corso di uno di questi controlli riscontro valori lievemente elevati di creatinina e faccio perciò eseguire un'ecografia renale. Roberto mi porta in visione il referto molto allarmato: in effetti l'ecografista descrive la presenza di numerose cisti a contenuto liquido in entrambi i reni, alcune di 4-5 cm. Inoltre una delle formazioni cistiche presenta un aspetto sepimentato che consiglia ulteriori indagini. Scatta naturalmente tutto l'iter (TAC, RMN, visite urologiche, nefroscintigrafia) che confermano il sospetto ecografico di malignità. Viene prenotato il ricovero per eseguire l'intervento. Roberto è molto spaventato, arriva in ambulatorio qualche giorno prima della data fatidica dicendo che non ha nessuna intenzione di operarsi, lui sta bene e non vede perché deve togliersi un rene, con il rischio di finire in dialisi perché la funzionalità dell'altro rene sembra abbastanza compromessa. Sono preso alla sprovvista, non so cosa dire. L'ambulatorio preme per cui faccio venire Roberto alla sera, in modo da poterne parlare con calma. Roberto mi chiede cosa farei io al suo posto. Io tergiverso, gli spiego i vantaggi dell'operazione, se la formazione sospetta è una neoplasia va tolta; Roberto vuol conoscere i rischi, che gli illustro (rischi di complicanze legate all'intervento, rischio di insufficienza renale tale da richiedere la dialisi). Roberto mi chiede brutale. "Ma siete sicuri che sia un tumore? Io sto benissimo". Non posso non rispondere che la sicurezza potrà venire solo dall'esame istologico ma che il sospetto è comunque molto forte. Ritorna la domanda: "Lei dottore che farebbe? Io ho più di settant'anni, non sono mai stato in ospedale". Sono costretto ad ammettere che non so cosa farei io... Non me la sento però di dirgli che al suo posto e alla sua età io non mi opererei ma che, essendo medico, comprendo benissimo i rischi che corro e me ne assumo la responsabilità. "Ho capito", mi stringe la mano ed esce. Il giorno dopo telefona in ospedale e disdice il ricovero. Sono passati quattro anni e Roberto continua a venire in ambulatorio periodicamente a misurarsi la pressione e a farsi le sue passeggiate in mezzo ai vigneti. Una volta gli ho chiesto che cosa l'ha fatto decidere. "Quando le ho chiesto che cosa avrebbe fatto lei, ha fatto finta di non capire, ma io l'ho guardata negli occhi ed ho compreso" è stata la sua risposta. Ogni tanto la moglie mi chiede se ha fatto bene o ha fatto male a non operarsi. Io non lo so, ma stavolta ha deciso lui.
Renato Rossi
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