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Ovaio policistico |
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Rossi: Mi sembra di aver letto che la prima descrizione dell'ovaio policistico risale ad alcuni secoli fa.
Dalla Via: Infatti. La prima descrizione della PCOS (polycystic ovary syndrome) risale al 1721, quando Antonio Vallisneri, un allievo di Marcello Malpighi, descrisse una “giovane rustica maritata, moderatamente pingue ed infeconda, con due ovaie più grandi del normale, bernoccolute, lucenti e biancastre”.
Rossi: Qual è la causa della sindrome?
Dalla Via: Dal 1935, data dello storico articolo di Stein e Leventhal (Amenorrea associated with bilateral polycystic ovaries, Am.J.Obt.Gyn., 1935, 29: 181-91), sono state pubblicate numerosissime ricerche sull’eziologia e la patogenesi della malattia, ma nonostante la mole di dati presentati, nel 1991 un Editoriale di Lancet titolava: “Polycystic ovaries, disorder or sign?” (Lancet, 8723, 1099, 1991). Nel corso degli anni sono stati indicati come possibili cause l’aumento dell’LH, l’iperandrogenismo, la resistenza periferica all’insulina e l’apoptosi dei follicoli ovarici.
Attualmente la PCOS viene ritenuta una patologia eterogenea e a patogenesi multifattoriale, in cui l’insulino-resistenza, con iperinsulinemia associata, e l’eccesso di androgeni giocano verosimilmente un ruolo patogenetico fondamentale (L’Endocrinologo, volume 4, numero 3, settembre 2003, pagg. 102-161, Milano)
Rossi: Si tratta di una patologia frequente?
Dalla Via: Recenti dati epidemiologici indicano un aumento di prevalenza ed incidenza della PCOS, e, in effetti, si ha l’impressione che negli ultimi anni nei nostri ambulatori siano passate sempre più spesso adolescenti, con importanti turbe mestruali, talora in soprappeso e con qualche pelo di troppo, le stesse che, diventate giovani donne, non riuscendo ad avere una gravidanza, ricorreranno a tecniche di fecondazione assistita.
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