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Piastrinopenie e trombocitosi |
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Rossi: In un paziente con riduzione delle piastrine senza storia di emorragia per prima cosa va esclusa una pseudo-piastrinopenia. Questa condizione è un semplice artefatto di laboratorio causato dalla presenza sulla superficie delle piastrine di agglutinine che provocano, in presenza di EDTA, la formazione di aggregati piastrinici. Bisogna quindi ripetere la conta piastrinica usando altri tipi di anticoagulanti (per esempio sodio-citrato ed eparina) e se l'esame risulta normale si può tranquillamente diagnosticare una pseudo-piastrinopenia. A tal fine è utile anche richiedere un esame al microscopio ottico dello striscio periferico che permette di contare manualmente le piastrine e controllare se il numero corrisponde a quello trovato con il calcolatore automatico.
Ressa: La tua è una precisazione importante anche perché la conta manuale spesso non viene più fatta. Una volta confermato che si tratta di una vera piastrinopenia qual è il primo passo?
Rossi: Anzitutto già dall'esame dello striscio periferico si possono evidenziare anomalie varie che causano una trombocitopenia come per esempio linfociti atipici o anomali (mononucleosi, leucemie), eritrociti frammentati (anemie emolitiche), sferociti, blasti (leucemie), ecc. Inoltre l'emocromocitometrico permette di valutare se coesiste una anemia, una leucopenia o al contrario una leucocitosi, la presenza di forme immature ecc così da orientarsi verso una carenza di B12 o folati o di ferro, una leucemia linfatica cronica, una possibile malattia mielodisplastica, ecc.
Ressa: Cioè, in prima battuta, bisogna escludere che la piastrinopenia faccia parte di una sindrome più complessa nella quale sono coinvolte altre linee midollari. E se l'emocromo e l'esame dello striscio periferico non permettono di indirizzare la diagnosi?
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