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Quella strana trombosi |
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pag 1
La paziente è una signora ultraottantenne logorroica, ipertesa da molti anni, affetta da cardiopatia ischemica, litiasi biliare e urinaria, insufficienza venosa degli arti inferiori; a un controllo ecografico periodico dell’apparato urinario viene casualmente rilevata, oltre alla solita microlitiasi, una massa solida di 2,5 cm di diametro massimo. La signora chiama Falchetto a casa perché improvvisamente ha accusato dolenzia alla coscia destra; all’esame obiettivo il medico rileva un edema della stessa e un aumento della temperatura della cute sovrastante. Fa diagnosi di probabile tromboflebite profonda consigliando un ecodoppler di conferma. La paziente afferma di avere un carissimo amico angiologo e lo consulta: la diagnosi viene confermata; il trattamento prevede inizialmente eparina e anticoagulanti embricati, poi per sei mesi solo cumarinici. Il vaso si ricanalizza; dopo pochi mesi la sindrome si ripresenta e viene seguita la terapia precedente. Dopo tutte queste vicissitudini, Falchetto viene chiamato, d’inverno, al domicilio dalla paziente per una febbre di 37,5 gradi; egli tenta di spiegarle che, essendo vaccinata, il decorso potrebbe essere benigno ma, date le insistenze, si reca dalla stessa. La paziente si scusa per il disturbo affermando di “sentirsi uno straccio”, Falchetto l’accompagna in camera e, visitandola, nota solo un intenso pallore della cute e delle mucose, fa presente questo rilievo alla paziente che però non ammette discussioni, addebitandolo al semidigiuno degli ultimi giorni e all’influenza che l’ha molto debilitata.
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