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Quella strana trombosi |
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pag 3
CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE Faccio alcune considerazioni sulla vicenda. La lesione renale è di 2,5 cm con contorni regolari, non infiltra e non comprime, è al polo inferiore del rene destro. Il radiologo consiglia controlli seriati nel tempo. Quando la tromboflebite recidiva dopo pochi mesi, nessuno si chiede perché. Falchetto è stato espropriato del caso dell’amico angiologo, ma in nessuno dei due si accende la lampadina. L’errore diagnostico diventa pericoloso quando interviene Cretinetti, il luminare si fida solo dei marker tumorali: sono negativi, QUINDI non c’è tumore. Per fortuna Falchetto unisce i due elementi importanti: TVP recidivanti e anemia sideropenica. Egli non pensa al rene perché nei suoi ricordi la sindrome paraneoplastica da carcinoma renale dà policitemia, pensa subito al colon e fa eseguire la colonscopia. Da notare che la paziente ha fatto quasi un anno di terapia anticoagulante, è stata allertata sul fatto di guardare sempre feci e urine e non ha mai notato nulla di anomalo; un anno di anticoagulanti non è bastato a far sanguinare questa paziente, pur portatrice di un cancro colico. Sottoposta ad emicolectomia destra, si è ripresa, fa la terapia marziale e l’anemia guarisce, la TVP non si presenta più, ma la masserella renale è sempre lì. Dopo pochi mesi presenta alcuni episodi di fibrillazione atriale parossistica per cui si decide di metterla sotto terapia anticoagulante cronica, ritorna in studio dopo qualche tempo con 8,8 g di emoglobina, cioè punto e a capo. Falchetto è in crisi: rifare la colonscopia? la biopsia del rene? Con quale risvolto pratico dato che la signora ha 84 anni? La paziente ha le idee chiare: “Se mi opero di nuovo ci rimango”. Esce dallo studio con la sua ricetta per la terapia marziale e promette di farsi rivedere. Falchetto arrossisce e prova MOLTA vergogna.
EPILOGO Falchetto fa eseguire una colonscopia ed una gastroscopia che non rilevano cause di sanguinamento, il PT INR è però 4.1; il collega endoscopista consiglia una capsuloscopia preceduta da un clisma opaco a d.c. perché la colonscopia non è riuscita a vedere tutto il viscere, causa presenza di feci, e teme che la telecamera si blocchi da qualche parte. La paziente rifiuta, allora Falchetto prende la decisione di sospendere gli anticoagulanti pur in presenza di F.A., contemporaneamente ha dovuto anche sostenere un contenzioso col collega angiologo Cretinetti che continua a fare ecodoppler venosi agli aa. inferiori (perché probabilmente non crede che sia stata una s. paraneoplastica) e insiste che senza anticoagulanti la TVP tornerà sicuramente con possibile gravi conseguenze. La paziente è spaventata ma alla fine segue i consigli di Falchetto inimicandosi per sempre Cretinetti; dopo quaranta giorni di terapia marziale l’emoglobina è risalita a 11 g, la paziente è rosea; l’ennesimo ecodoppler è negativo. Non è la prima volta che si vedono anemie da perdita di ferro sotto anticoagulanti in cui non si riesce a dimostrare la sede del sanguinamento; ricordo una cardiopatica fibrillante che venne in studio con 5 g di emoglobina alla quale vennero eseguite le due endoscopie (gastrica e colica) senza rilevare nulla (forse sanguinava l’ileo?); a distanza di tempo furono riprescritti gli anticoagulanti (la paziente aveva avuto in passato un TIA carotideo ed era comunque fibrillante) e ci fu una recidiva con esami endoscopici di nuovo negativi, a quel punto furono sospesi per sempre.
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