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Quel cuore che non c'entrava |
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pag 1
Paziente ottantenne, ipertesa da lungo tempo, affetta da stenosi valvolare aortica, insufficienza valvolare mitralica ed insufficienza cardiaca, bpco in ossigenoterapia discontinua, ipertensione arteriosa, f.a.; ipotiroidismo, obesità di grado severo. D’estate il dottor Cretinetti le consiglia un soggiorno in collina per evitare lo stress termico della città, la paziente accetta ma, dopo poco, telefona un paio di volte lamentando un dispnea ingravescente che le limita molto l’attività. Il dottor Cretinetti chiede se la terapia con ace inibitori, digitale, anticoagulanti, diuretici e tiroxina è stata eseguita, la paziente conferma; gli dice di aumentare le ore di ossigeno terapia e di farsi risentire. Non chiama più e dopo due mesi rientra a casa perché i sintomi peggiorano e fa fatica anche a fare pochi passi; il dottor Cretinetti che sperava la paziente si ricoverasse all’ospedale del paese, cosa che egli aveva consigliato se le cose fossero ulteriormente peggiorate, si reca, molto seccato, vista la calura, a casa della stessa. La visita: è pallida, i soffi sistolici cardiaci sono molto aumentati di intensità, ci sono rantoli basali polmonari a piccole e medie bolle, edemi declivi di grado severo, la pressione arteriosa è bassa, la dispnea è severa, l’alvo è normale, la diuresi è intensa. “È CHIARAMENTE un peggioramento dell’insufficienza cardiaca” sentenzia Cretinetti e verga la richiesta di ricovero ma dopo 24 ore una telefonata lo avverte che il collega ospedaliero APPENA vista la paziente, senza visitarla, ha intuito la scorciatoia diagnostica bellamente lisciata da Cretinetti.
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