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Quei peperoni assassini |
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pag 1
La paziente è un’ultrasettantenne senza patologie degne di nota salvo una modica ipertensione, chiama a casa Cretinetti per l’insorgere di una sindrome vertiginosa. Egli si reca al domicilio della paziente, la trova a letto, all’esame obiettivo rileva solo una pressione arteriosa sistolica di 170 millimetri di mercurio e nient’altro, la donna riferisce che le vertigini non erano posizionali e che comunque erano già cessate lasciando il posto ad una “testa confusa e a un po’ di nausea”; durante la visita si verificano alcune crisi prolungate di singhiozzo parossistico ma l’esame obiettivo addominale è completamente negativo . Tutta questa sindrome viene da lei addebitata ad un’indigestione causata da “una grossa mangiata di peperoni che proprio non dovevo fare, me li sento tutti sullo stomaco, purtroppo però mi piacciono da morire”. Cretinetti potenzia la terapia antipertensiva con un diuretico dicendole di telefonare il giorno successivo per aggiornamenti, sfortunatamente la frase detta dalla paziente diviene profetica e viene trovata morta nel suo letto. * ALL’AUTOPSIA : emorragia del tronco cerebrale; questo referto fu gentilmente comunicato a Cretinetti dal figlio della paziente il quale sottolineò il fatto che “una cosa così particolare potesse servire per l’esperienza futura”. La connessione diagnostica era: vertigini, confusione mentale, l’età avanzata, l’ipertensione arteriosa, un singhiozzo parossistico la cui origine non era periferica ma centrale.
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