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Le analisi non fanno le diagnosi, il cervello si' |
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pag 2
Considerazioni: “Se un esame diagnostico contrasta con una diagnosi clinica ben strutturata bisogna avere il coraggio di dire che è sbagliato”. All’epoca Cretinetti era giovane e si NASCONDEVA dietro gli esami diagnostici illudendosi che facessero loro la diagnosi: ERRORE. Negli anni la lezione però è servita, tutti gli esami diagnostici hanno una percentuale di falsi positivi o negativi che possono arrivare a un 10-15 percento, quindi il cerchio si chiude. Fatta questa premessa esaminiamo gli ERRORI METODOLOGICI di Cretinetti riesaminando il caso: Cretinetti non si chiede perché ad Agosto, con 35 gradi, una paziente sempre normotesa abbia una sistolica elevata ed una minima bassa, pensa che possano essere i corticosteroidi (già assunti in passato innumerevoli volte senza problemi) e addebita la tachicardia ai beta 2 stimolanti che, peraltro, la signora pratica da anni ciclicamente per la sua BPCO e che mai avevano dato questo effetto collaterale, il sovraccarico all’ECG viene liquidato con una scrollata di spalle. Al ricovero gli ormoni tiroidei erano il TRIPLO dei valori massimi, il TSH indosabile, la paziente aveva uno scompenso cardiaco ad alta gittata con grave cardiomegalia. Cretinetti ci rimase molto male perché la paziente poteva morire, i precedenti due dosaggi erano stati eseguiti da un CARISSIMO AMICO della paziente, “persona molto accurata”, ma non è questo il punto. La diagnosi era lì a portata di mano ma SICCOME i dosaggi erano NORMALI Cretinetti aveva cassato l’ipotesi, un errore che non fu fatale solo per un caso. La paziente, dopo che il Basedow fu raffreddato con la terapia medica, fu tiroidectomizzata ma la cardiomegalia è persistita. A distanza di tempo si viene a conoscenza che l’amico della signora non esegue più gli esami tiroidei.
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