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Cretinetti e il lifting della diva |
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pag 2
Non segue nessuna nuova prescrizione; l’incontro si chiude con un “dottore ho capito, lei è una persona squisita e non me lo vuole dire, ma QUI ci vuole una chirurgia plastica al viso, anche se sono ancora GIOVANISSIMA”. Ella si reca da un notissimo specialista del ramo che gli propone senz’altro una blefaroplastica e lifting del viso, viene effettuata una routine completa prechirurgica con: ECG, Rx torace ed analisi ematochimiche, tutti nella norma. Dopo l’intervento il volto è fortemente tumefatto ed ecchimotico, il collega spiega che questo è normalissimo, però dopo quindici giorni di terapia con bromelina non c’è miglioramento e il collega consiglia “un po’ di cortisone”: nulla cambia, anzi il quadro peggiora, si gonfia anche il collo; il chirurgo afferma essere un caso a lenta risoluzione e che naturalmente “il gonfiore per la forza di gravità tende a scendere in basso”. La paziente si reca da Cretinetti e con voce flebile, ma concitata, afferma che “quel cretino del suo collega, al quale ho lasciato **milioni, ha fatto un lavoraccio e in più il cortisone mi ha fatto gonfiare anche le mani, mi sento uno straccio, non ce la faccio a fare le cose di prima, NON MI POTRÒ PIÙ FARE VEDERE IN GIRO!! “[si dispera]. Cretinetti cerca di rabbonire la paziente e consiglia questa volta dei “diuretici forti perché a mali estremi, estremi rimedi e vedrà che tornerà BELLISSIMA come è sempre stata prima”; purtroppo le parole della paziente furono profetiche e dopo pochi giorni la diva fu trovata morta nel suo letto.
* Cretinetti ha commesso una serie di errori, a mio modo di vedere GRAVI. Sottostima le informazioni date dalla paziente, considerata come il solito rappresentante fatuo del mondo dello spettacolo, tutto quello che ella dice è interpretato come una esagerazione da Cretinetti, che lo addebita alla sua percezione maniacale di un corpo oramai non più giovane. Anche quando al dotto medico pare di vedere una succulenza delle palpebre e del volto, con un incarnato non più di color porcellana come prima, egli non si scompone e quando la paziente propone la soluzione estetica non batte ciglio. Il chirurgo fa la sua parte ma non lo considererei particolarmente colpevole, Cretinetti chiude la sua brillante prestazione con una bella prescizione di furosemide che a suo parere poteva risolvere un “EDEMA A MANTELLINA” che egli si ostinava a NON vedere. Come recita l’Harrison “La diagnosi di sindrome della vena cava superiore è essenzialmente CLINICA (omissis) una radiografia del torace negativa è ancora compatibile con la diagnosi, in presenza di altri reperti caratteristici”. Essi c’erano ECCOME, in più, riflettendo a sepoltura avvenuta, la paziente aveva una figura molto slanciata, dita molte lunghe e sottili, che Cretinetti, abituato a vedere corpi geneticamente selezionati per la raccolta dei pomodori, aveva goffamente attribuito alle origini aristocratiche della diva. In realtà era un HABITUS MARFANOIDE che, associato all’edema a mantellina, avrebbe potuto far pensare in tempo a una causa mediastinica del problema e scongiurare la ROTTURA di aneurisma dell’aorta ascendente .
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