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Cretinetti e il pel di carota
Inserito il 11 febbraio 2006 alle 10:49:00 da G. Ressa. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
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L’ecografia rilevò metastasi epatiche multiple, fu eseguita una coloscopia che mostrò il colon pieno di polipi e in più un cancro.
Cretinetti solo allora capì che la “Roscia” non era solo piena di lentiggini, come molte del suo genere ma, sul viso, c’erano ANCHE le chiazze della sindrome di PEUTZ-JEGHERS, infatti erano presenti (oltre nella regione periorale) anche sul prolabio e sulla mucosa delle guance.
In realtà la paziente copriva quelle “lentiggini”, che detestava, con abbondante uso di cosmetici vari (come specificato nella storia), poi il rossetto rosso fuoco copriva le labbra, ma in bocca c’erano e visibilissime a tutti fuorché a Cretinetti.
Quando la “Roscia” si presentò per l’ultima visita, dimessa e struccata, Cretinetti notò meglio quelle macchie sul viso che però goffamente continuò a classificare come lentiggini.
La fine fu rapida e morì invocando la madre.
L’attempato amante si sparò un colpo di pistola alla tempia lasciando un messaggio “Non è giusto che sia morta prima di me”, questo scritto fu riferito a Cretinetti da un carabiniere della locale stazione, suo paziente.
Il giorno del funerale un lugubre tam tam si sentì nel quartiere, molte persone, saputo per strada l’accaduto, cessarono le proprie occupazioni e si accodarono al fiume di gente che si recava in chiesa, alcuni negozi chiusero le saracinesche.
Il parroco, che aveva conosciuto la madre della paziente, disse, con le parole rotte dalla commozione: “Un crudele destino ha accumunato madre e figlia”; al sentire questo, Cretinetti ebbe un singulto, il prete aveva fatto la diagnosi!
Cretinetti aiutò a portare la bara della giovane, poi seguì, con l’automobile, il corteo funebre fino al camposanto.
Di pomeriggio aprì lo studio ma i colloqui con i pazienti furono molto scarni perché l’attonito medico si esprimeva a monosillabi, non riusciva a perdonarsi il fatto di non aver formulato in tempo la giusta diagnosi in una giovane che ne aveva inequivocabili segni nella zona più visibile: il VOLTO.
Passò alcune notti insonni, lo scrupolo non lo abbandonò più.
Spera che almeno Dio lo abbia perdonato, la “Roscia”, morta a venticinque anni, sicuramente no.



 
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