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Nanopatologie: le malattie del XXI secolo
Inserito il 09 marzo 2006 alle 00:26:00 da admin. Stampa Articolo | Stampa Articolo in pdf
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Molto più diffuse e, dunque, molto più importanti, sono le sorgenti antropiche, cioè quelle create dall’uomo.

Le alte temperature sono una conquista relativamente recente della tecnologia: motori a scoppio, fonderie, cementifici, inceneritori, centrali elettriche ad oli pesanti o a carbone, ecc. funzionano tutte sviluppando grandi quantità di calore o necessitano di grandi quantità di calore per funzionare, e sono proprio queste sorgenti le maggiori responsabili dell’inquinamento di cui solo da poco ci stiamo tutti accorgendo, se non altro per i blocchi periodici al traffico automobilistico.

Prendiamo come esempio un inceneritore, ma, con le opportune modifiche, ognuna delle altre sorgenti può funzionare altrettanto bene per comprendere il meccanismo. Nell’inceneritore, dunque, s’introducono rifiuti della natura più disparata, li si brucia e dalla combustione originano fumi e ceneri. Tralasciando il problema dello smaltimento delle ceneri, se si prendono in esame i fumi, si vedrà che questi contengono grandissime quantità di polveri inorganiche di dimensioni piccolissime e della più varia composizione chimica. Per la maggior parte, queste polveri saranno formate da leghe metalliche la cui composizione dipende esclusivamente da quanto era occasionalmente presente nel crogiolo al momento della combustione. Poiché i filtri disponibili per i fumi industriali non sono in grado di fermare il particolato fine (vale a dire quello inferiore alle PM10 sempre più alla ribalta della cronaca), è quel materiale sfuggito, preponderante per numero di particelle, che va disperso nell’aria. Purtroppo, però, è proprio quel tipo di particella, quello che nessun filtro industriale può catturare e quello di cui la legge non tiene conto, a causare alla salute i danni di gran lunga più pesanti, e questo perché, come regola generale ormai riconosciuta da tutti gli studiosi (e riportata sui libri), più fine è il particolato, maggiore è la sua capacità di penetrare all’interno dei tessuti dell’organismo. Particelle molto piccole, dell’ordine di grandezza di poche centinaia di nanometri, possono addirittura insinuarsi fin dentro il nucleo delle cellule con conseguenze ancora da studiare.

Gl’inceneritori più moderni ricorrono a temperature sempre più elevate, riducendo con ciò la dimensione del particolato, in questo modo eludendo le capacità dei normali rilevatori d’inquinamento atmosferico, ma di fatto, paradossalmente, immettendo nell’aria materiale molto più dannoso.
 
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