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Nanopatologie: le malattie del XXI secolo
Inserito il 09 marzo 2006 alle 00:26:00 da admin. Stampa Articolo | Stampa Articolo in pdf
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Discorso analogo si può fare per alcuni tipi di filtri antiparticolato usati per i motori Diesel, la cui tecnica consiste proprio nel ridurre le dimensioni delle polveri emesse dagli scarichi fino a renderle non rilevabili dalle normali apparecchiature.

Dunque, il ricorso a temperature sempre più alte pare non essere una scelta particolarmente saggia. Anzi, non ha proprio l’aria di un sistema per evitare che questi rifiuti ci facciano male ma piuttosto un gioco di prestigio per sottrarre alla vista (e, soprattutto, alla sensibilità degli strumenti di uso normale) qualcosa che non ci fa piacere.

Per concludere, ogni giorno arrivano al nostro laboratorio Nanodiagnostics di Modena reperti bioptici provenienti da soggetti ammalati nei cui tessuti, con il nostro metodo di microscopia elettronica, troviamo polveri fini ed ultrafini (le PM10 si classificano come “grossolane” e sono assai meno patogeniche). I militari italiani, e non solo italiani, e i civili coinvolti nelle esplosioni ad alta temperatura delle guerre del Golfo e dei Balcani sono tra i soggetti che incontriamo più frequentemente, ma vediamo anche materiali provenienti da New York e appartenenti a persone che hanno respirato le polveri prodotte dal crollo delle Torri Gemelle l’11 settembre 2001, insieme con persone abitanti in zone influenzate da centrali elettriche ad olio pesante o da fonderie.

Al momento si sta lavorando a livello europeo per dar vita ad un istituto di eco-nanotossicologia che, unendo le forze degli scienziati che del problema abbiano reale competenza, arrivi ad individuare parametri meno incerti per quanto riguarda, ad esempio, tossicità chimica e dimensionale delle polveri, e concentrazioni tollerabili e, soprattutto, arrivi ad individuare sistemi efficaci di prevenzione.

Nel frattempo, il principio di precauzione dovrà essere applicato in ogni caso incerto e il vecchio, troppo spesso dimenticato, buon senso dovrà servire da guida.

Come ho detto all’esordio, l’argomento è molto complesso ed articolato e non può certo essere esaurito in questo breve articolo, non sfiorando nemmeno molti aspetti del problema.

Chi vorrà altre informazioni potrà consultare il sito www.nanodiagnostics.it o scrivere all’indirizzo info@nanodiagnostics.it.

Antonietta M. Gatti, S. Montanari*

Laboratorio dei Biomateriali, Dipartimento di Neuroscienze, Università di Modena e ReggioEmilia

*Nanodiagnostics, Modena

 
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