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LA LEGGE ARRIVA ANCHE IN BORGATA Parte 2
Inserito il 20 settembre 2023 da admin. - professione - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

[Continua la storia di come Collerotto venne colonizzata dagli invasori: gli Avvocati!]

Bellini venne trafelato a portare una notizia al Club del Bar: degli operai stavano lavorando alla targa dello studio legale. “Se ne va?” “Non se ne va?” le chiacchiere si intrecciavano, nel clima fiacco di un’ estate calda e noiosa.

Poi fu finalmente svelata la nuova targa appesa sotto quella di prima: “Studio legale Quacchero”. Ecco la novità: dove nemmeno un avvocato riusciva a sbarcare il lunario, adesso ne arrivava addirittura un altro.

“È per dividere le spese dell’ affitto” dicevano i maligni di classe 1.
“ Ha fregato un collega dicendogli che qui c’è tanto lavoro” aggiungevano i maligni di classe 2.
“Magari è un trucco per mascherare gli incontri clandestini!” dicevano i maligni di classe 3.

Bellini aggiunse all’ edicola un’ ampia tenda che generava una bella zona d’ ombra, cosicché con l’ aggiunta di un paio di sedie gli sfaccendati di borgata potevano, a turno, mettersi di vedetta e impicciarsi degli affari dello studio tra un pisolino, un pettegolezzo, una sbirciatina alle riviste in vendita.

Passò solo qualche giorno allorché si fece vivo un nuovo personaggio che, evidentemente doveva essere il nuovo Avvocato. La targa non aveva permesso di capire che si trattava, in realtà di una Avvocatessa.
Le Canarine tirarono un respiro di sollievo, vedendo cadere il timore di una nuova concorrente: l’ avvocatessa non si presentava al massimo: magrissima, quasi emaciata, vestita in modo casual, addirittura un po’ trasandata, un naso “importante”e un’ espressione seria, quasi depressa.

“Ma ché, fa l’avvocato, questa? - commentava Teobaldo – Ma come si fa a darle retta, in Tribunale?”
“ Non farti confondere dall’ incarto – rispondeva Veronelli – a mia zia hanno regalato una collana d’oro e pietre preziose avvolta solo in un foglio di giornale!”
Tutti si girarono a fissarlo, con un’ aria scettica all’ ennesima potenza.
“ Bé – dovette precisare il Veronelli – Era tempo di guerra e lui faceva il borsaro nero…”
Tutti risero “ Ecco, mò ho capito! - fece Giulio – ecco da chi hai preso, visti i prezzi che fai lì in farmacia. Un preservativo mi costa più della Canarina!”.
“ Non contano le persone belle! – intervenne, deciso, Salvatore – contano le belle persone!”
“Si, va bè, però la persona bella la riconosci già a occhio, ma la bella persona come la riconosci? Ce l’ ha forse scritto sulla carta d’ identità? – Giulio fece una pausa prendendo un’ aria pensierosa – in effetti toccherebbe provarla, e allora sai le fregature!!!”.

Tacque, sprofondato nei suoi pensieri. Capimmo tutti che stava rivangando la storia di Sarah, una bella persona che lui non aveva saputo riconoscere. Tutti tacquero, avevamo infierito già troppo, ai suoi tempi.
Però, pur cercando di analizzare bene il nuovo acquisto di Collerotto, questi dava un po’ da pensare: nell’ espressione apparentemente neutra spiccava uno sguardo acuto e una piega della mandibola che, sotto un’ aria appena sorridente sembrava sottolineare una volontà decisa. Però non si faceva vedere molto, in giro, e non era facile farsi un’ idea precisa.

Naturalmente l’ Avvocatessa Quacchero (che qualcuno ribattezzò subito, per la sua corporatura, Scrocchiazeppi) non tardò a dirigersi verso l’ edicola, apparentemente per comprare un quotidiano ma in realtà per estorcere informazioni sull’ ambiente di borgata.
Ci tenemmo tutti sulle generali, però ci rendemmo conto, ripensandoci più tardi, che, chiacchierando chiacchierando, Scrocchiazeppi aveva spremuto un bel po’ di informazioni.

Poi tornò allo studio e si mise a parlare al telefono. Era nuova del posto e non sapeva ancora che la voce, rimbalzando fuori della finestra, era ben comprensibile da qualcuno che “casualmente” si fosse seduto sul bordo della scala esterna, proprio dove,per caso, si era seduto Colantonio.
Così si riuscì a captare un probabile coniuge (con cui sembrava avere rapporti piuttosto tesi), un figlio, solo che erano informazioni marginali, mancava la profondità.

Il giorno dopo arrivò in studio parecchio in ritardo. Non che avesse importanza, tanto non era venuto nessuno…
Dopo un paio d’ore entrò nel portoncino una figura stranamente familiare; Bellini che stava diventando un’ esperta vedetta riconobbe subito Mandrago per cui lasciò incustodita l’ edicola e corse al bar a spargere la voce: Mandrago si era fatto vivo! Allo studio dell’ Avvocato!
Io non mi mossi dal Bar: si stava freschi, il caffè era buono e Mandrago non avrebbe mancato di fare una visitina. Bastava aspettare lì…

Così fu, solo che, una volta entrato, non gli fu più possibile uscire: inesorabilmente bloccato dalla mole di Bruno, incalzato da tutti gli altri, non gli restò altra scelta che raccontare.
Il racconto fu breve e semplice: Scrocchiazeppi era andata a trovarlo, si era fatta nominare suo avvocato (“Però gliel’ avevo detto che non c’ho soldi per pagare, eh!”) poi aveva parlato con Parrocchi, il quale aveva fatto un paio di telefonate e alla fine avevano chiuso la faccenda. L’ anziana non aveva sporto denuncia e non l’ aveva identificato con certezza (vedi caso, uno dei suoi figli era stato compagno di scuola di Mandrago), l’ accusa era una fesseria, pure il magistrato di turno, dopo essersi fatto grasse risate alla descrizione della refurtiva, era stato d’accordo e tutto si era chiuso così.

“ Cacchio, Sachè, vuoi vedere che questa qui, zitta zitta, è un avvocato vero???”

L’ avvenimento di sparse in borgata, e destò l’ attenzione dei locali, però questi non erano ancora convinti e guardavano con diffidenza questa magrissima avvocatessa. Anche lei era passata al bar ma senza tante scene, aveva preso un gelato, aveva salutato i presenti, si era fermata un attimo (ma solo un attimo) al tavolo del Sachem per scambiare due parole, e se ne era andata.

“Però – avevo detto ad Annabella – ho avuto modo di parlarci e mi ha fatto una buona impressione, sembra in gamba. E non è mica davvero una Scrocchiazeppi: sembra deperita, ma è asciutta e con un pò più di ciccia addosso potrebbe essere davvero una bella ragazza”.
Sguardo minaccioso di Annabella “ Sachè, ricordati con chi stai parlando!”
Faccia ingenua del Sachem: “Perchè? Ho detto forse qualcosa??? “.

In effetti il problema era soprattutto l’ aspetto fisico: i borgatari, provenienti quasi tutti dal centro-sud, amavano le forme abbondanti. Per loro valeva, anche al femminile, il vecchio detto “Omo de panza, omo de sostanza”. Perciò questo scricciolo magro e dimesso, perdipiù con vago accento nordico, destava una istintivo senso di diffidenza e sottovalutazione. Come fai a farti difendere da un uccellino, quando ti serve una tigre?
Il lavoro perciò languiva e i clienti scarseggiavano, anzi erano pressappoco assenti malgrado la pubblicità del caso Mandrago.

Ma il bello della vita è che non ci si annoia mai: quando l’ acqua ristagna viene poi una piena che sorprende tutti: un giorno viene a fermarsi davanti allo studio un’ automobile di lusso guidata da un autista in divisa. Zaccagnini, il nostro tassista di borgata, la guardava con la bava alla bocca.
Dalla portiera posteriore scese una donnona elegante, pitturata e ingioiellata; guardò il gruppo seduto all’ edicola con aria lievemente schifata (anzi, apertamente e platealmente schifata) poi arricciando il labbro superiore in una espressione ancora più schifata che non avrei creduto possibile, si diresse verso il portoncino dello studio.

Ma non ci arrivò.

Il portoncino si spalancò e la Scrocchiazeppi si stagliò sulla soglia.
“ Ciao, Mamma!” - L’ ondata di gelo fece venire i brividi agli spettatori - “Che ci fai da queste parti?”.

Il sorriso gelido della Scrocchiazeppi sembrò scontrarsi per aria con l’ ondata di arrogante sufficienza della donnona. Le due forze si scontrarono come le bolle dei superpoteri nei cartoni animati giapponesi. Rimasero in equilibrio per qualche secondo, poi lo scudo della donnona cominciò ad arretrare e una piccola crepa apparve nel sorriso sprezzante.
Cercò di contrattaccare: “ Sono venuta a vedere! Una professionista come te ridursi a lavorare in un posto come questo! Con questa gente, poi!”.

Ondata di ostilità da parte di ‘questa gente ‘. Mandrago ringhiava.

“Questa gente è la MIA gente. Ed io lavoro per loro, senza bisogno dei tuoi consigli!” Lo sguardo era fermo, il tono più gelido dello zero assoluto.
“Sempre la solita! Sei un disonore! Ti sei sempre sprecata, prima hai sposato quel fannullone approfittatore, poi sei venuta a lavorare nei bassifondi. Sei sempre stata quella ribelle! All’ onore della famiglia non ci pensi mai… “
“Mi spiace che tu sia venuta qui a perdere tempo, Mamma – rispose impassibile l’ interessata - Non sprecarne altro”.

E, restando all’ esterno in cima alla scala, chiuse il portoncino dietro le sue spalle.

La nobildonna sembrò barcollare, aprì e chiuse la bocca, poi indietreggiò verso la macchina. L’ autista aprì la portiera, e lei entrò. La macchina partì mentre la Scrocchiazeppi rimaneva ritta e rigida davanti all’ uscio dello studio.

Mentre noi rimanevamo immobili, ancora basiti per lo scontro titanico a cui avevamo assistito, si fece avanti la Sora Cesira, anziana ex-prostituta di origini napoletane, amante delle piazzate e che non aveva nulla da invidiare, come mole, alla nobildonna appena partita.
“ Azzo, guagliò – gridò alla Scrocchiazeppi, e c’era rispetto, nella voce - sei un’ acqua cheta, ma c’ hai più palle tu che tanta gente coi pantaloni! Parevi ‘na tigre, pure se secca! Adesso sì che te potemo considerà Avvocato! - Si avviò verso lo studio – Mò passo, me servirebbe proprio un parere!”.

“ Ma non è proprio così secca – fece il solito Giulio – C’ha un posteriore che nun è niente male!”
“ Bé, però nulla a vedere con la sora Cesira “ Commentò Teodoro, estatico, in risposta.
“Comunque è stata proprio una tigre” intervenne Mandrago.

Come sappiamo, i soprannomi a Collerotto non vengono scelti, ma si incollano da soli alle persone. E fu così perciò che quel giorno dalle cronache di Collerotto sparì la Scrocchiazeppi e nacque la Tigresecca.

“Noi, quelli del Bar dello Zozzo”
Daniele Zamperini 2020
Matite di Roberta Floreani

Segue e termina con la Parte 3 ("Ma non sempre e' una cosa seria") con un umoristico confronto su casi giudiziari

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