2) Slippery-linkage bias (vizio di associazione ingannevole) dove le morti dovute a interventi diagnostici o terapeutici che sono promossi dallo screening (esempio perforazione del colon o morte cardiaca) non sono attribuite allo screening. Si veda anche gli effetti della Radioterapia nell’incrementare le morti per altre cause (2). Questo bias tende a favorire il gruppo dello screening. Se si usano le morti per tutte le cause si evitano questi bias, ma occorre un campione di persone enorme. Ad esempio se si assume una potenza dell’80% e un tipo di errore a una taglia del 2,5% avremo che per uno studio che come end point sia la morte per tumore avremo una popolazione di 150.000 mentre uno studio con end point primario tutte le cause di mortalità avremo un campione di 4,1 milioni. L’autore suggerisce che l’effetto netto di questi bias ha favorito gli screening in quanto lo slippery linkage bias è più importante che lo sticky diagnosi bias. In ogni studio di screening il rischio della popolazione screenata di morire della malattia oggetto dello studio è bassa. Anche se lo screening è efficace un enorme numero di persone deve essere valutato e tra queste altre saranno trattate per salvare una vita dal cancro. Così ci può essere un bilanciamento fine tra beneficio e danno dello screening. Questo articolo rafforza i risultati del controverso articolo di Gotzsche e Olsen in cui solo 2 degli otto trials di screening mammografici vennero considerati di sufficiente qualità portando gli autori a dimostrare che non c’era beneficio per gli screening mammografici. Allora una critica che era stata fatta era l’enfasi che i due autori facevano della mortalità per tutte le cause.