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Consenso informato e limiti etici nelle sperimentazioni cliniche |
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Consenso informato e diversità storico culturali
Sempre più spesso il medico e le amministrazioni pubbliche o private che erogano servizi sanitari fanno del consenso informato un vero e proprio totem. Non desidero trattare degli aspetti giuridici del consenso informato. Vorrei invece cercare di ragionare sui limiti intrinseci che sono connaturati a questo atto. Occorre prima di tutto notare che il consenso informato è uno dei tanti aspetti della colonizzazione culturale che l'Italia ha subito ad opera della supremazia economica, politica, militare, linguistica e mediatica del mondo anglosassone. Una civiltà che, pur apparentemente simile alla nostra, presenta differenze rilevanti, non solo negli aspetti più evidenti, ma anche in quelli più reconditi, quali ad esempio il concetto di libertà individuale ed i limiti nei confronti della collettività dei diritti individuali, delle implicazioni dell' habeas corpus. Perchè mai dovremmo importare ed implementare un modello, quale quello del consenso informato, nella nostra dimensione? Forse che la pena di morte o la diversissima sensibilità in tema di compenetrazione tra diritto alla difesa della proprietà e vita umana non sono argomenti che ci dividono dal mondo degli Stati Uniti in modo profondo? Allo stesso modo occorre chiedersi se nella nostra civiltà storico-culturale abbia senso usare, come sempre più stiamo facendo, il consenso informato. L'affermazione che oso fare è che il paziente non possa mai avere un consenso realmente informato e che per di più esso sia inutile e talora di ostacolo al conseguimento dell'effetto terapeutico.
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