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Consenso informato e limiti etici nelle sperimentazioni cliniche |
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La mistificazione del consenso informato
Il paziente ha, come anche ribadito giuridicamente dalla Suprema Corte, un' asimmetria di informazioni sulla sua malattia. Il paziente, anche il più acculturato non ha le conoscenze teoriche ed il necessario distacco clinico del medico curante. La condizione di sentirsi un potenziale o reale malato genera infatti una sorta di ulteriore squilibrio del rapporto in quanto alle diversità pre-esistenti aggiunge la preoccupazione per la propria condizione che può ulteriormente minare la capacità di ragionare e comprendere appieno tutta la portata della situazione clinica e delle varie possibilità diagnostico-terapeutiche che si delineano. Vorrei dire di più, nell'instaurarsi di un vero rapporto fiduciario tra medico e paziente, il consenso informato diviene solo un mero pezzo di carta, talora dannoso. Se il paziente si fida del suo medico, se il medico ha per unico faro la salute del proprio paziente, che in lui ha riposto la fiducia, tutto il resto è una turbativa di questo rapporto. Di più, può essere un elemento di distorsione della stessa libera scelta, se usato in un certo modo.
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