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Consenso informato e limiti etici nelle sperimentazioni cliniche
Inserito il 24 ottobre 2004 alle 22:53:22 da admin. Stampa Articolo | Stampa Articolo in pdf
Consenso informato e placebo nella pratica clinica
Un aspetto particolare è quello del consenso informato e dell'uso del placebo nella comune pratica clinica. Un recente lavoro di Nitzan U. e coll. (1) pubblicato a settembre 2004 sul BMJ ha valutato la pratica di somministrare placebo tra i medici e gli infermieri. Solo ai più sprovveduti sarà apparso strano che Il 60% degli 89 medici e infermieri intervistati avesse dichiarato di aver dato ai propri pazienti un placebo e più di un terzo di averlo prescritto almeno per una volta al mese. La maggior parte dei pazienti non sapeva di prendere un placebo: il 68% degli operatori aveva detto che si trattava di un farmaco vero, il 17% non aveva detto nulla, l’11% aveva detto che si trattava di una cura non specifica, il 4% aveva detto la verità. Indipendentemente dai motivi che avevano spinto gli operatori ad utilizzare placebo è del tutto ovvio che un vero consenso informato avrebbe precluso l'impiego di questo strumento, così diffuso tra i medici. Insomma la medicina è il medico quindi il consenso informato vero è quello di dare al paziente tutte le informazioni affinchè possa esercitare una scelta consapevole sul medico cui affidarsi.
La posizione politically correct di oggi può essere riassunta in questa affermazione che funge da presentazione di un convegno tenutosi a Cesena nel 2002 sulla comunicazione medico-paziente.
E’ necessario abbandonare ogni nostalgia per l’anacronistico paternalismo medico e creare una modalità di relazione tra medico e paziente basata sulla cosiddetta alleanza terapeutica.

Il paziente da semplice destinatario delle decisioni mediche è divenuto protagonista, assieme ovviamente al suo medico, scegliendo egli stesso, in base ai propri stili di vita e convinzioni, la terapia più adatta a sè tra quelle proposte.

Il processo decisionale in medicina, oggi, deve essere frutto della stretta interazione tra competenza tecnico-scientifica, propria del medico, ed aspetti di pertinenza dell’individuo che riguardano le sue libertà personali.

I principi in causa sono quelli della libertà e dignità della persona umana e quindi dei diritti fondamentali dell’individuo.

Per questo il consenso informato non deve essere inteso come mero fatto formale, ma diviene parte integrante dell’atto medico costituendone un aspetto imprescindibile e qualitativamente significativo.


Queste affermazioni sono la quintessenza dell'apoditticità del politicamente corretto. La realtà clinica quotidiana smentisce, ogni giorno, questi meravigliosi statements. L'unica vera libertà possibile in medicina è quella di avere più informazioni possibili per scegliere e la possibilità reale di scegliere il medico. E' a mio avviso assolutamente necessario smantellare l'immenso cumulo di procedure che, quotidianamente, in nome di libertà tanto teoricamente inalienabili, quanto concretamente negate, ci plagiano fino a farci credere che esiste solo quel sistema. Ma quel sistema è proprio quello che ci avvelena la vita, che contribuisce ad imbarbarire le relazioni interpersonali, a rendere il vivere difficile, convulso, costosissimo e spesso insopportabile.

opinione di*

Luca Puccetti


1) Nitzan U, Lichtenberg P Questionnaire survey on use of placebo. BMJ. 2004 Sep 17

* l'opinione dell'autore non necessariamente riflette la posizione di Pillole.org
 
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