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La spesa sanitaria e il medico di famiglia |
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Quando si è voluto dare una sferzata al sistema pubblico non si è però capito (forse qualcuno lo ha capito benissimo) che ogni azienda ha per finalità il profitto. In sanità per ottenere profitto esiste un sistema semplice: moltiplicare le prestazioni che, come visto, tendono all’infinito. In assenza di controlli è possibile, ad esempio, sottoporre a varicectomia chiunque abbia una pur modesta ectasia venosa nel territorio della safena perseguendo il miglior rapporto guadagno/tempo. Elemento propedeutico ai ricoveri è poi la diagnostica: recenti notizie di stampa indicavano, per la regione Lombardia, un incremento di cinquecento milioni (di euro) in un anno, pari al 16-17%: dagli esami specialistici. Per i ricoveri, poi, è legittimo chiedersi quante volte ad un paziente sia stato preferito un altro perché il suo DRG era più lucroso e non per impellenze cliniche. Controllando a campione una percentuale irrisoria delle cartelle cliniche (sia di enti pubblici che privati) sono emersi un numero incredibile di errori – quasi sempre in plateale eccesso - nell’indicazione dei DRG: sarebbe bastato controllare la congruità del DRG di una considerevole percentuale delle cartelle per ottenere un risparmio calcolato (allora) al 7-8% del totale. Tuttora vengono controllati solo il 5% dei DRG, mentre assistiamo alla volontà di controllare per via telematica ogni prescrizione del medico di famiglia: ci si chiede quale effettivo risparmio per il SSN deriverebbe dalla verifica di ogni DRG e di ogni spesa indotta dagli specialisti, per non parlare degli incrementi di volume di lavoro in alcune strutture. Questa dimenticanza fa nascere sospetti: abbattere di un miserabile 1% la spesa ospedaliera nel suo complesso darebbe incredibili vantaggi al SSN. Concludo questa analisi, forzatamente breve, con alcune proposte: è legittimo, e doveroso, evitare gli sprechi. Appare verosimile che (almeno osservando il volume d’affari) gli sprechi siano maggiori dove maggiore è il giro di soldi. Si può quindi indurre un sano risparmio introducendo la responsabilità personale degli accertamenti clinici: terminiamola con l’ipocrisia di “suggerire” al medico di famiglia certi esami, lavandosene precipitosamente le mani. Un controllo si impone poi sulla congruità dei ricoveri (e forse anche sulla durata, apparendo decisamente precipitose talune dimissioni che liberano il letto per il paziente successivo): una volta esistevano almeno i medici di controllo dell’INAM, che svolgevano un’azione per molti versi meritoria.
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